Cos'è la moneta?
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Cari lettori, oggi parleremo di un argomento familiare a noi tutti, ma che porta con sé un certo alone di mistero: la moneta. Essa è innanzitutto un prodotto culturale, una vera e propria tecnologia che utilizziamo da migliaia di anni per regolare gli scambi di beni e servizi tra noi scimmie nude. Questo prodotto culturale può manifestarsi nel tempo e nello spazio sotto le più disparate spoglie: può essere un oggetto di metallo, un foglio di carta, una conchiglia del pacifico orientale o un semplice numero su un foglio excel. Ma a che serve?
Innanzitutto è un mezzo di scambio, e qui siamo tutti d’accordo, tu dai 4 mele a me e io do 2 euro a te. Ma perché ti ho dato 2 euro e non 4 o 10 o mille? il primo motivo è che mille euro non ce li ho neanche sul conto in banca, il secondo motivo invece ci porta alla seconda proprietà della moneta: essa è misura di valore, ci permette infatti di assegnare ad ogni bene o servizio, oggetto di scambio, un preciso valore quantitativo.
Questa proprietà genera dei vantaggi indiscutibili, infatti, se la moneta non fosse misura di valore, il nostro fruttivendolo potrebbe dirci che per 4 mele lui vorrebbe in cambio quella carta moneta verde o quella viola, perché gli piacciono di più di quelle tonde e di metallo (mica scemo); sarebbe nostro dovere, in tal caso, ricordare al fruttivendolo che le monete hanno dei numeri stampati sopra, che ne determinano il valore.
Bisogna però fare attenzione a questo concetto di ‘’misura di valore’’, al giorno d’oggi purtroppo tendiamo a quantificare e misurare cose che fino a pochi anni fa erano completamente escluse dal mondo del denaro; la nostra cara Unione Europea ad esempio ha voluto dare un prezzo alle emissioni di Co2 nell’atmosfera: per farla breve una azienda oggi può comprare il diritto ad inquinare tot. metri cubi di atmosfera, lo so è folle, ci sarà il tempo per parlarne tra qualche settimana. Nel frattempo vediamo di tornare alla nostra moneta.
Essa ha una terza proprietà, come ci ricorda zio Paperone, il denaro è riserva di valore: anche qui penso che siamo tutti d’accordo, è molto più semplice conservare la ricchezza accumulata sotto forma di denaro, magari sotto il materasso o su di un conto in banca invece di acquistare tonnellate di grano da immagazzinare da qualche parte. Fin qui spero vi sentiate soddisfatti: abbiamo affrontato concetti semplici legati alla nostra quotidianità.
Eppure sappiate che su ognuno dei concetti affrontati fino ad ora ci sono fior fior di intellettuali che discutono da secoli. Nel poco tempo a disposizione noi non possiamo che occuparci della punta dell’iceberg di argomenti molto articolati, ognuno però è libero di afferrare libri ed enciclopedie per approfondire. Detto ciò passiamo ad una questione spinosa.
Perché e quando è nata la moneta? Anni e anni di discussione accademica hanno creato un’enorme confusione sul tema. Rispondendo a questa domanda, il 99% degli economisti vi dirà che la moneta è nata in tempi remoti per sostituire il baratto, ebbene questa è una bufala di grande successo inventata di sana pianta alla fine dell’ottocento da un osannato economista austriaco, di nome Carl Menger. Storici e etnologi hanno dedicato anni e anni alla ricerca di pratiche di baratto, dal Congo alla Papua Nuova Guinea, dai Sumeri ai Maya, ma non ne hanno trovate. Infatti le società premoderne prediligevano altri metodi per scambiarsi le risorse: i metodi del dono reciproco e della redistribuzione.
Il concetto di baratto è molto più vicino a quello di scambio monetario, esso implica una valutazione quantitativa del valore dei beni (4 mele per 6 uova) estranea alle civiltà tradizionali. Non a caso, quasi tutti gli esempi di ampia diffusione del baratto, si ritrovano in società che conoscono e praticano lo scambio monetario, ma che vivono una fase di crisi economica. Basti citare il caso dell’Ucraina: nel 1998, in seguito ad una profonda recessione, cittadini abituati a utilizzare il denaro, in sua assenza, continuarono a servirsi di valutazioni quantitative nello scambio dei beni, praticando il baratto.
Ma allora dove è nata la moneta? Due scienziati sociali, David Graeber e Geoffrey Ingham, hanno provato a fare chiarezza sull’argomento; ecco la loro ipotesi: molto probabilmente la moneta nacque in Mesopotamia nei grandi templi della mezzaluna fertile tra il Tigri e l’Eufrate. Migliaia e migliaia di anni fa, i sacerdoti, custodi di quei templi, erano i “manager” della produzione agricola: davano in prestito i terreni ai contadini ed in cambio ottenevano annualmente una quota del raccolto. Le derrate così ottenute venivano accumulate nei templi e poi redistribuite ai sudditi; già all’epoca c’erano persone che non lavoravano nei campi ma che lavoravano per i sovrani-sacerdoti svolgendo altre mansioni come costruire canali per l’irrigazione, edificare templi e abitazioni, forgiare armi. Questi lavoratori venivano pagati in grano, attingendo alle sopracitate scorte presenti nei templi.
A questo punto sorge spontanea la domanda: “e che c’entra la moneta?” Ecco spiegato: i sacerdoti registravano con delle incisioni su legno quanto grano ogni singolo contadino dovesse versare nei loro “magazzini”, questi segni sui bastoncini di legno altro non erano che la prima forma di moneta contabile; nient’altro che il calcolo degli interessi da pagare per il prestito dei terreni. Inoltre, per distinguere i versamenti in grano da quelli in avena, quelli in frutta da quelli in legumi, utilizzavano dei piccoli manufatti di argilla, poi sostituiti da pietre preziose come ad esempio l’argento. Già avete capito? Sì, sono proprio queste pietre preziose ad essersi col tempo trasformate in moneta corrente.
Il primo utilizzo in questo senso, pare si sia manifestato per il pagamento delle multe: un idraulico babilonese indisciplinato, che magari aveva parcheggiato il carro in seconda fila, veniva multato privandolo delle 3 monete di argilla (equivalenti a 15 kg di avena), che gli spettavano per il lavoro svolto nel costruire canali. E non è un caso che sia proprio la multa la prima occasione di “scambio monetario”; andando ancora più indietro nel tempo, alla preistoria, scopriamo che le prime quantificazioni oggettive di una “somma dovuta” a qualcuno, di un debito da pagare, si siano manifestate proprio per risolvere una controversia tra due persone. In tali situazioni, critiche per ogni società, nel concordare una risposta adeguata ad un atto violento, si riteneva opportuno venir meno alla reciprocità non quantificabile, che caratterizzava il resto della vita comunitaria, per trovare invece una precisa sanzione da imputare al colpevole: occhio per occhio, dente per dente.
A questo punto potrei parlarvi di come viene creata ai giorni nostri la moneta, ma per oggi basta così, non vorrei mettere troppa carne a cuocere, anche per rispetto ai vegani. Ricapitolando, oggi abbiamo scoperto che la moneta ha un’origine antichissima, che affonda le sue radici nelle prime forme di indebitamento, nella risoluzione dei conflitti, nei rapporti di potere e proprietà. Alla prossima!
Anche questa volta vi lascio un paio di suggerimenti per fare la parte degli intellettuali sotto l’ombrellone:
A proposito della nascita del denaro due libri impegnativi ed interessanti:
– “Debito. I primi 5000 anni” di David Graeber
– “La natura della moneta” di Geoffrey Ingham
A proposito di scambi monetari e dei valori che portano con sé, un libro che con un linguaggio semplice ed accessibile, delinea gli strumenti per pensare al denaro in termini più umani, coinvolgenti e responsabilizzanti:
– “Il valore dei soldi” di Ugo Biggeri
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