Camminare fa bene: ecco perché scegliere i viaggi a piedi
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Andare a piedi per boschi, senza agonismi, è un’arte che aiuta a ritrovare se stessi, a riscoprire i sensi, riequilibrando corpo e psiche. Lasciar andare ansie e preoccupazioni che creano infelicità, riportare tutto al presente, al semplice gesto del camminare e aiutare la mente a fermarsi con il corpo, invece di vagare tra il passato e il futuro, aiuta ad entrare in armonia con se stessi. Così, dopo qualche giorno di disintossicazione, tossine fisiche, stress e ansie si scaricano e cominciano a uscire dai pori della pelle.
Quando si inizia un cammino, nei primi giorni, la mente è ancora legata a quello che abbiamo lasciato, alle questioni domestiche, alla famiglia da cui ci siamo separati, al lavoro. Ma il terzo giorno, se abbiamo lavorato bene, avviene il naturale cambiamento e il fisico entra in allenamento. Così, il camminare torna a essere il gesto naturale di quando eravamo nomadi, la mente ascolta più da vicino il corpo, il presente che lo circonda, quello che succede qui e ora.
Per provare o proseguire nel praticare l’esperienza del cammino, la Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile, nata nel 2010 ogni anno propone circa 140 i viaggi a piedi dalla durata media di una settimana, organizzati per tutti i gusti e tutte le tasche. Si va dal trekking classico a piedi, fino ai cammini che uniscono il cammino alla barca a vela, ad esperienze di meditazione camminata (Deep Walking), ai cammini per le famiglie con i bambini in compagnia degli Asinelli (Compagnia dei Bambini), ai cammini con autori, musicisti e scrittori come Franco Michieli, Wu Ming 2, Enrico Brizzi, Nando Citarella, Davide Sapienza.
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Durante i trekking le guide professioniste della Compagnia dei Cammini puntano alla valorizzazione dell’alimentazione bio e naturale – a base di prodotti locali – e vegetariana e all’attenzione per il territorio nelle sue tipicità. Fondamentale, inoltre, è l’incontro con chi vive nei luoghi in cui si organizzano i cammini, nello spirito di un vero turismo consapevole e a sostegno di territori meravigliosi e, in alcuni casi, dimenticati.
Ridurre il passo del nostro camminare a qualcosa di essenziale: è questo l’insegnamento zen applicato al camminare, seguito dalla Compagnia dei Cammini. Come dice la Scheffer, terapeuta esperta dei fiori di Bach, “a chi cammina non si mettono in moto solo gli astratti pensieri nel cervello, ma anche carne e sangue. Così, le sapienze inconsce depositate negli organi possono mobilizzarsi, montare in alto e riaffiorare nella coscienza”.
A livello fisico tutti i muscoli del nostro corpo, ogni articolazione, il nostro cuore, i polmoni, il sistema vasale, insomma ogni angolo del nostro organismo, dopo qualche ora di cammino inizia a subire una trasformazione. Anche le parti più statiche vengono raggiunte dal movimento e dall’ossigeno. Aumenta il ricambio, e tutte le scorie cominciano a essere allontanate da ogni cellula ed eliminate anche attraverso il sudore. La pelle, sudando, “piange” fuori le tossine e le nostre sofferenze. A livello di sensazioni, poi, aumenta la nostra capacità di percepire attraverso i cinque sensi che, così come i polmoni, si aprono. In questo modo gli stimoli continui che riceviamo durante il cammino arricchiscono il nostro io. A livello psichico l’atto di camminare è un forte riequilibratore. Camminando, infatti, i pensieri negativi ossessivi, che ristagnano nella nostra vita stanziale, scompaiono per magia.
È il movimento stesso del camminare, il vivere nel presente e rispecchiare il presente che pulisce la mente dai nostri malesseri, dalle nostre depressioni, dalle nostre ansie e paure, dalle nostre rabbie. Se ci si abbandona al semplice gesto di vivere nei propri passi, gesto molto simile a una meditazione zen, le ripercussioni sul piano fisico e mentale ci lasceranno stupefatti. Per raggiungere questo livello, tuttavia, dovremo comunque superare delle prove. Come ogni cambiamento, l’inizio del nostro cammino può richiedere una crisi di passaggio. Dolori muscolari, dolori alle ginocchia, ma anche crisi di pianto, paura di non farcela, mal di testa, malumori, piccole depressioni, rabbia… sono tutti sintomi che possono manifestarsi in chi resiste inconsciamente al cambiamento.
Sono paure profonde o semplici assestamenti: l’importante è saperle riconoscere, ascoltarle e assecondarle, senza dar loro troppa importanza. È molto probabile che la prova venga superata e che ci si predisponga per il nuovo stato di camminanti. Ecco allora che il nostro orizzonte si allarga, cominciamo a comunicare più in profondità con le persone che camminano con noi, i pensieri negativi lasciano il posto a pensieri più creativi e il nostro essere esce dal dualismo corpo-mente, per unirsi in un tutt’uno più equilibrato.
Per informazioni: www.cammini. eu
Alcuni viaggi per l’estate 2017:
Una Grande avventura insieme agli asini, per bambini, nel cuore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano
Il glorioso rimpatrio dei Valdesi: Da Salbertrand a Bobbio Pellice
Il Cammino dei Briganti
La Via dei padri sacrati
Cammino, arte e benessere in Trentino
In Abruzzo: tra lupi e pastori
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