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Dopo un mese circa dalla presentazione ufficiale del progetto BEA (Bologna Edu Action), che allora non aveva ancora il nome, a Dynamo velostazione di Bologna ci troviamo di nuovo in città ma in un accogliente centro sociale con spazi all’aperto di fronte al parco del Cavaticcio. Una bella giornata, mite e con l’aria frizzante di primavera.
Abbiamo invitato all’incontro principalmente le persone che sono entrate in contatto con il progetto e stanno valutando se parteciparvi attivamente. BEA sarà un innovativo spazio educativo per adolescenti che si sono “persi per strada” durante il loro percorso scolastico tradizionale e sono in cerca di nuove motivazioni nell’apprendimento. BEA punta, attraverso metodologie poco frontali e molto esperienziali, ad aiutarli a scoprire le loro passioni e alla realizzazione personale oltre che professionale. Un rapporto giornaliero che si costruisce in modo nuovo tra ragazzi/e e insegnanti.
Ispirandoci all’esperienza e al metodo di Artademia di Milano stiamo sviluppando il progetto dal basso e abbiamo bisogno di sinergie e contributi il più vario possibile. Dal mese di maggio il team iniziale di tre persone è raddoppiato e ora partecipano Simona Rossi, Sonia Persichini e Giuliana Giardino. Molte delle nostre connessioni si sono manifestate grazie all’apporto di Italia che cambia e della rete degli agenti del cambiamento.
Per questo incontro abbiamo avuto il supporto di Pierre Houben, un formatore sociocratico. La Sociocrazia ci aiuta ad implementare nell’organizzazione strumenti decisionali più orizzontali e trasparenti, ed è anche divertente.
Come per altri appuntamenti abbiamo cercato di portare tra le persone lo spirito di BEA: poche cose teoriche e noiose e molto coinvolgimento pratico e attivo. All’inizio abbiamo fatto il gioco del gomitolo di lana per conoscerci e osservare la “rete” che si crea tra di noi condividendo competenze e interessi che si intrecciano. È stato poi dato spazio ad una breve presentazione del progetto e alle domande di chiarimento. I partecipanti, una quindicina, sono curiosi, entusiasti e con comprensibili dubbi.
Su tutti la questione della sostenibilità economica. Gli studenti pagano una retta? Gli insegnanti vengono regolarmente stipendiati? C’è già lo spazio per ospitare la classe e quanto costa? Si tratta di questioni pratiche alle quali stiamo lavorando. Sì, le famiglie pagheranno una retta ma stiamo cercando finanziamenti pubblici e privati affinché la retta sia bassa e l’accesso possa essere permesso anche ai meno abbienti. Desideriamo poi dare il giusto compenso alle persone che ci lavoreranno.
Il progetto ha una finalità sociale importante ma non si vuole sfruttare nessuno per questo.
Per il momento solo il team sta prestando il proprio lavoro volontariamente e investendo economicamente nell’ottica di una costruzione per il futuro.
Dopo un altro piccolo esercizio di comunicazione a coppie siamo passati all’esposizione delle aree di lavoro (vedi foto 2) che ci servono per trovare le risorse necessarie alla realizzazione: area coordinamento, organizzazione, fundraising, didattica, comunicazione, amministrazione. Le aree sono state illustrate su un grande cartellone preparato ad arte da Costanza con cerchi in stile sociocratico. Chi vuole, in base alle proprie competenze, può scegliere l’area in cui si sente più adatto a contribuire costruttivamente.
L’incontro si è concluso prima di cena, ma molti sono rimasti poi a chiacchierare e a scambiare idee o amenità. Noi ci sentiamo soddisfatti, un altro piccolo grande passo è stato fatto. Nel frattempo BEA si è costituita come associazione.
Costanza Nadalini, Daniele Quattrocchi e Valeria La Pietra
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