29 Maggio 2017 | Tempo lettura: 3 minuti

Da Amatrice al Cile: le fratture del terremoto uniscono due mondi lontani

Réplicas è un’opera multimediale realizzata dai due artisti cileni Estefanía Muñoz e Francisco Belarmino che indaga la frattura, umana e materiale, conseguente al terremoto di Amatrice, mettendola in relazione con il sisma in Cile. Un’opera che è divenuta una mostra, che inaugura il 30 maggio a Roma presso lo spazio Fondamenta-Inside Art.

Autore: Paolo Cignini
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Da Amatrice al Cile: le fratture del terremoto uniscono due mondi lontani

Un lavoro che ha origine da una frattura, una ferita che unisce mondi lontani accomunati dal concetto di replica, un ponte che unisce eventi simili e reazioni distinte.

 

Inaugura martedì 30 maggio a Roma, presso lo spazio Fondamenta-Inside Art in via Fraccaroli, la mostra “Réplicas” dei due artisti cileni Estefanía Muñoz e Francisco Belarmino, a cura di Fabiana Di Majo. Un’indagine sul terremoto tra Cile e Italia nata da una residenza artistica nel nostro Paese dei due artisti, organizzata e coordinata da Chiara Mambro per Sinopsis Australis, un programma di gestione culturale indipendente fondato nel 2011 e che dalla sua nascita si occupa di residenze d’arte, logistica espositiva, comunicazione e organizzazione di eventi allo scopo di creare un ponte culturale tra Italia e Cile.

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L’esposizione è composta da due installazioni video e una audio con due luoghi interconnessi: la cittadina italiana di Amatrice, distrutta nel 2016 da un terremoto di magnitudo 6.5 della scala Richter e visitata direttamente dai due artisti nel maggio 2017 tramite la residenza di Sinopsis Australis, e la città cilena di Illapel, città natale dei due artisti cileni e anch’essa investita da un terremoto di magnitudo 8.8 della stessa scala. Pur trattandosi di una delle scosse più forti mai registrate negli ultimi anni, il Cile è un territorio fortemente sismico dove l’abitudine al fenomeno è maggiore che in Italia, sia a livello umano che di materiali edili.

 

Su questo verte il lavoro della Muñoz e di Belarmino: l’evento terremoto viene concepito come una replica, che pur creando fratture diverse e mantenendo la sua unicità, finisce per unire in un sentire comune popoli di culture e luoghi molto differenti. Attraverso i suoni e i video del lavoro di Estefanía e Francisco, si puó osservare come le distanze si uniscano, ingrandendosi e accorciandosi allo stesso tempo non solo nella comune sensazione della perdita, della desolazione e della rassegnazione, ma altresì in termini di operazioni analitiche, retoriche ed interpretative. La prima video-installazione, “Un’idea di quello che era e di ciò che è”, mette in scena architetture danneggiate dal terremoto.

 

Per realizzare questo, gli abitanti delle città di Illapel e Amatrice sono stati intervistati dagli artisti, ai quali hanno disegnato le planimetrie delle loro abitazioni distrutte; successivamente, grazie ad un lavoro di rendering, gli artisti hanno ricostruito virtualmente le case perse dagli abitanti a partire proprio da queste planimetrie.

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Nella seconda video-installazione, “Fessure dell’eterno ritorno”, vengono mostrate alcune crepe fotografate nelle due città e unite poi in post-produzione, che finiscono così per trasformarsi in un’unica crepa, una replica della replica che unisce tutte le vittime degli avvenimenti e consegna agli spettatori uno spazio di riflessione e contemplazione della profondità, della continuità e della densità delle ripercussioni di un evento. Nell’opera audio “Racconti Interrotti”, da una replica di una maceria di Amatrice realizzata in gesso si alzano delle voci registrate di donne e uomini italiani e cileni che si alternano come in una conversazione.

 

Una narrazione preziosa e dettagliata di come l’arte accomuni esperienze traumatiche geograficamente distanti, che sarà visibile allo spazio Fondamenta fino all’8 giugno e che conclude le residenze artistiche di Sinopsis Australis per questo 2017, con l’apertura a breve dei nuovi bandi per la stagione 2018.