23 Mag 2017

Hikikomori, adolescenti nella spirale dell'isolamento

Scritto da: Alessandra Profilio

Adolescenti e giovani adulti in fuga dal mondo, isolati e rinchiusi nella loro camera, anche per anni. Quello che inizialmente era considerato un disagio sociale limitato al Giappone, si sta rivelando un fenomeno esteso a tutti i Paesi sviluppati, Italia compresa. Ne abbiamo parlato con Marco Crepaldi, fondatore di Hikikomori Italia.

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“Isolarsi”, “stare in disparte”. È questo il significato letterale del termine “Hikikomori”, utilizzato per riferirsi ad adolescenti e giovani adulti che decidono di ritirarsi per lunghi periodi dalla vita sociale, rinchiudendosi nella propria camera, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. In Giappone questo fenomeno ha assunto proporzioni gigantesche, ma sono diversi i casi riscontrati in tantissimi paesi sviluppati del mondo, compresa l’Italia.

 

Ne abbiamo parlato con Marco Crepaldi, giovane professionista laureato in Psicologia Sociale e specializzatosi nel campo della comunicazione digitale, fondatore di “Hikikomori Italia”. “Mi sono imbattuto nel fenomeno degli hikikomori durante i miei studi universitari – ci spiega – e dopo aver scritto una tesi sull’argomento, ho deciso di continuare ad approfondire il tema”.

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Chi riguarda questo fenomeno?

Riguarda soprattutto maschi tra i 15 e i 29 anni, ma ci sono hikikomori di tutte le età (anche con più di 50 anni, soprattutto in Giappone dove il fenomeno è esploso ormai da tempo). Anche le donne sembrano essere più di quelle che si credeva in origine. Inizialmente, infatti, si riteneva fossero solamente il 10%, ma osservando la distribuzione di genere nella chat di Hikikomori Italia posso ipotizzare che siano molte di più (intorno al 30%). Spesso gli hikikomori sono primogeniti o figli unici di famiglie benestanti, ma i dati raccolti in Italia sono ancora troppo pochi per giungere a conclusioni definitive.

 

Come nasce?

 Il fenomeno nasce in concomitanza con l’arricchimento e lo sviluppo frenetico delle moderne società capitalistiche, dove la competizione e la necessità di apparire portano a un crescente livello di pressione sociale, tale per cui alcuni ragazzi non riescono a tenere il passo.

 

Gli hikikomori sono quasi sempre ragazzi svegli e intelligenti, ma anche molto introversi, sensibili e fragili caratterialmente. Decidono consciamente o inconsciamente di non fare più parte di questa “corsa” alla realizzazione sociale. Semplicemente se ne tirano fuori.

 

È un fenomeno che riguarda prevalentemente il Giappone? Se sì, perché?

Il fenomeno in Giappone ha assunto proporzioni gigantesche, che finora sembrano non avere eguali in altre nazioni del mondo. Gli ultimi dati ufficiali pubblicati dal Governo giapponese parlano di 541 mila casi accertati, ma sono state escluse dal sondaggio alcune fasce di popolazione, per cui si tratta di una stima a ribasso.Le cause vanno ricercate nella cultura giapponese, ovvero nei ruoli genitoriali, nella competizione scolastica e lavorativa, ma anche nella logica collettivistica tipica dei paesi orientali.

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Ci sono alcuni soggetti maggiormente a rischio?

Oltre all’identikit di massima tracciato nella seconda domanda, ci sono due periodi della vita nei quali il rischio di diventare un hikikomori è maggiore:

  • nei primi anni di scuole medie o superiori, quando ci si confronta con i pari in modo più adulto e quindi possono emergere fragilità relazionali;
    – al termine delle scuole superiori, al momento di iniziare un percorso universitario o lavorativo. Questo perché il diploma viene spesso vissuto come un qualcosa di obbligatorio, che bisogna raggiungere a tutti i costi. Dopodiché, invece, è necessario intraprendere una strada per la quale si è intrinsecamente motivati. Nel caso di un hikikomori questa motivazione può venire meno.

 

Quali sono i segnali che possono indicare ai genitori che il figlio/la figlia si trova in questo stato?

Il rifiuto di andare a scuola è uno dei primi campanelli d’allarme dell’hikikomori. Quando un ragazzo comincia ad accumulare un numero di assenze superiore all’ordinario, allora è importante indagarne subito le cause. Spesso dietro al rifiuto scolastico vi è una difficoltà a relazionarsi con i compagni di classe oppure l’aver subito atti di bullismo.

 

Un altro segnale da cogliere è quando il ragazzo comincia a rifiutare gli inviti dei coetanei preferendo passare molte ore al pc. In questo senso è fondamentale approfondire quella che è la vita virtuale del giovane, ovvero se utilizza internet in modo “sociale” oppure se lo utilizza per attività solitarie.

 

Cosa possono fare le famiglie e la società per prevenirlo?

Interessarsi molto di più alla vita virtuale del figlio, cercando di imparare il suo linguaggio, senza giudicarlo per un qualcosa che fondamentalmente non si riesce a comprendere. Non bisogna sminuire o banalizzare ciò che per lui è importante (come, per esempio, può essere un gioco online). Oggi il modo di vivere è cambiato. È normale passere molte ore a contatto con le nuove tecnologie senza che ciò costituisca necessariamente un comportamento patologico.

L’unico modo per prevenire l’hikikomori è intervenire prima che l’isolamento si sia cronicizzato. La solitudine genera inevitabilmente altra solitudine in una spirale che, più diventa profonda, e più sarà difficile uscirne.

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Come “si guarisce”?

L’hikikomori non è una malattia, quindi non si può parlare di “guarigione” in senso medico. L’hikikomori è un impulso all’isolamento che può essere contrastato e per farlo bisogna, innanzitutto, comprenderne le motivazioni sottostanti.

 

È fondamentale che il ragazzo trovi una figura terza che lo aiuti nell’introspezione delle cause che lo hanno portato alla scelta dell’isolamento. Deve essere lui a decidere di uscire dall’auto-reclusione, nessuno può farlo al suo posto. Non si può costringere, non ci sono scorciatoie. Dev’essere una scelta consapevole e ponderata. Importante che il ragazzo abbia dei coetanei con i quali confrontarsi e mantenga delle attività sociali “sane”, che siano fonte di piacere e che siano vissute come spontanee.

 

Essendo io specializzato in psicologia sociale non posso dare dei consigli più tecnici. Uno psicologo clinico che ha a che fare quotidianamente con ragazzi isolati può essere sicuramente più competente di me in questo senso.

 

Che cos’è “Hikikomori Italia”?

“Hikikomori Italia” è la prima community italiana sul fenomeno degli Hikikomori (isolamento sociale volontario). Nasce nel 2013 con l’obiettivo di colmare un gap informativo esistente in Italia e ambisce a diventare un punto di riferimento a livello nazionale.

 

Attualmente la community mette a disposizione diversi strumenti gratuiti per i suoi membri, come ad esempio una chat dedicata ai ragazzi hikikomori, un gruppo Facebook pensato per i genitori che vogliono condividere la propria esperienza e offrire sostegno reciproco, un Forum  dove poter raccontare la propria storia di reclusione senza filtri.

Infine, anche una pagina Facebook  per tutti coloro che vogliono rimanere aggiornati sull’argomento, sapere come evolve il fenomeno nel nostro paese e nel mondo. Comprendere davvero i motivi di questa crisi sociale.

 

(Continua…)

 

 

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