Da rifiuto a risorsa della valle: così rinasce una filiera corta della lana
Seguici su:
“Bollait”, ovvero “gente della lana” nell’antico dialetto della Valle dei Mocheni, vallata in provincia di Trento. Il progetto nasce su iniziativa di un gruppo di donne locali con la passione per la lana che decidono di mettersi insieme e formare un comitato di scopo. Il loro obiettivo è quello di recuperare la grande quantità di lana prodotta in questa zona (circa 3-4 mila chilogrammi all’anno) e per lo più buttata.
Gran parte della produzioni locali – in molte parti del mondo – sono state infatti soppiantate dalla lana proveniente da Australia e Nuova Zelanda, quindi i pastori si trovano nella difficile situazione di dover pagare sia per la tosatura della pecora sia per lo smaltimento della lana che, essendo classificata come rifiuto speciale, comporta costi piuttosto elevati.
“Ci si stringeva il cuore a vedere tutta quella lana sprecata – racconta Vea Carpi, una delle fondatrici del progetto – così abbiamo deciso di prendere spunto dalla vicina Val d’Ultimo che da anni sperimenta una filiera corta della lana”. L’idea viene proposta al comune di Palù – un paese che guarda la Valle da 1400 metri di altezza – e piace subito al sindaco che diventa parte del Comitato nel ruolo di presidente.
Partito nel 2016, il progetto ha raccolto durante l’anno appena trascorso circa 1000 chili di lana, suscitando l’entusiasmo dei pastori locali. Dalla lavorazione, realizzata con impianti specifici nella città di Biella, sono state ricavate tre tipologie di tessuto: il fiocco (cioè la lana semplicemente lavata e asciugata), la falda per feltro e il filato. Da questi sono stati creati piumini e cuscini, prodotti rivenduti al dettaglio negli agriturismi gestiti dalle componenti del comitato.
Obiettivo del progetto è raggiungere l’autonomia assoluta attraverso la filiera corta, senza l’aiuto del Comune. I presupposti sono più che incoraggianti, visto che nel primo anno le spese sono state coperte e gli abitanti della zona hanno dimostrato un interesse tale che nessuna delle fondatrici si aspettava in questa misura.
“Lavorando a Bollait abbiamo scoperto che gli abitanti del luogo hanno delle capacità incredibili nella lavorazione della lana – spiega Vea – per questo crediamo sia indispensabile riscoprire queste conoscenze e inserirle nel circuito turistico della zona perché diventino un ulteriore motivo di attrattiva in questi luoghi meravigliosi”.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento
Sponsored
Rete Italiana di Economia Solidale, Centro volontariato internazionale, Forum beni comuni FVG, Associazione per la Decrescita Scenari e concetti per una transizione possibile |