12 Apr 2017

Io faccio così #163 – Montessori in pratica: una scuola basata sulla libertà di scelta

Scritto da: Roberto Vietti

L'Associazione Montessori in Pratica è un gruppo di insegnanti, educatrici, psicologhe e genitori legate dal metodo Montessori e dall’interesse per l’infanzia. L'Associazione ha fondato e gestisce la scuola primaria montessoriana e parentale di Almese dove abbiamo incontrato Francesca D'Achille, maestra e responsabile della scuola, che ci ha raccontato il significato di questa esperienza di scuola sia montessoriana che parentale. 

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Torino - Ad Almese, in Val di Susa, si gode di una vista mozzafiato. Incontro Francesca in una delle sedi di MontessorinPratica, un’associazione nata 7 anni fa. Nel mentre i genitori vengono a recuperare i propri figli, anche se mi sorprende vedere tanti bambini che, nonostante siano le cinque del pomeriggio e fossero lì dalla prima mattina, sembra proprio non vogliano uscire dalla stanza.

Francesca, dopo averci accolto, ci racconta la sua esperienza. “Ero rientrata dall’estero da poco, avevo fatto partire una scuola Montessori ad Assisi. Siccome ero l’unica maestra montessori in tutta la scuola, mi era capitato di aver bisogno di aiuto”. I bambini erano tanti e i materiali montessori vengono per lo più preparati manualmente dalla maestra. E non parliamo di fotocopie: c’è da tagliare, incollare, colorare, costruire.

Così iniziò a pensare ad una collaborazione con altre maestre di un’altra scuola Montessori d’Italia, in modo da realizzare uno scambio di materiali ma anche di informazioni ed esperienze. “E loro mi dissero che assolutamente non era possibile, dicendomi che i materiali sono di chi li fa”. Trovò un muro difronte a sé.

Casualmente conobbe altre colleghe, tra le quali la presidente dell’associazione “MontessorinPratica Prisca Melucco”. Cercò così di creare un dialogo tra le diverse scuole Montessori in Italia. Inoltre precisa che “stiamo parlando di sette anni fa, non c’erano ancora le tante scuole familiari che ci sono adesso”. Questa fu l’idea iniziale che portò alla creazione dell’associazione “Montessori in pratica”, che si occupa anche di dare assistenza tecnica alle nuove scuole che vogliono partire e di formare nuovi insegnanti, “inoltre gestiamo uno spazio come questo (quello di Almese, ndr) anche a Roma”.

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Il progetto educativo di Almese iniziò cinque anni fa, “abbastanza per caso”, ammette Francesca. Da un annuncio su subito.it siamo giunti ora a 45 bambini gestiti e formati dalla scuola. “Per i primi anni ho fatto sempre tutto io, adesso siamo in sei/sette insegnanti, la scuola sta diventando grande”. Fin da subito si è adottato il metodo Montessori, scegliendo il trilinguismo, impostando le materie classiche con l’italiano. Facciamo però un passo indietro. Che cos’è il metodo Montessori?

Il metodo Montessori
“Si basa principalmente sulla libertà di scelta”. La libertà di scelta non vuol dire che i bambini fanno quello che vogliono, ma vuol dire che l’ambiente è preparato e strutturato in modo che loro possano, all’interno di una serie di regole, scegliere cosa fare. “Se io ho venti bambini, avrò un bambino che fa geografia, due che fanno storia e tre che fanno matematica contemporaneamente”. Per fare questo è necessario avere un ambiente preparato e strutturato, in modo che si riesca a convivere con questa realtà. “E’ una realtà non sempre semplice da gestire, – continua così Francesca – ci sono tante regole e tanti stimoli; la maestra deve conoscere bene i suoi bambini”.

Un’altra caratteristica del metodo Montessori è l’osservazione. All’inizio dell’anno gli insegnanti occupano tanto tempo, giocando, al cercare di conoscere i bambini al meglio, in modo da accompagnarli nel loro percorso di crescita. “Hai bisogno della libertà, – aggiunge Francesca – e quindi hai la fiducia”. Così si riesce a creare un ambiente sereno, dove ci sono tante regole ma non c’è la maestra che urla. “Ogni bambino ha un percorso individuale e io parlo direttamente a lui”.

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Tutto ciò che è concetto astratto, che è del mondo della scuola, viene trasportato nel mondo concreto. “I nostri materiali sono tutti materiali manipolativi, attraverso i quali si spiega un concetto”. L’imparare a memoria viene successivamente, solo dopo averlo appreso anche manualmente. Infatti i materiali montessori sono prima di tutto esplorativi, in modo che il bambino abbia delle esperienze.

Il metodo Montessori è stato creato da Maria Montessori, verso la fine dell’Ottocento. Aveva iniziato a lavorare con bambini che erano tenuti in una sorta di manicomio. “A volte i bambini orfani venivano tenuti lì se non si sapeva dove metterli”. Lei iniziò semplicemente ad osservarli, ed osservandoli iniziò a vedere il loro interesse per oggetti della vita quotidiana, “come poteva essere un cucchiaio, una forchetta, una ciotola, una brocca”.

E a partire da quelle osservazioni iniziò a lavorare molto individualmente con questi bambini e con questi oggetti, scoprendone la loro capacità creativa. Da lì iniziò a creare dei materiali sempre più elaborati, “fino a quando portò questi bambini ad un esame di Stato – da quello che si capisce nella storia – e loro lo superarono. Fu una cosa incredibile. Questi bambini considerati matti, avevano superato l’esame”. La riflessione che fece fu: ma se con questi bambini siamo riusciti a fare tutto questo, immaginiamo con i bambini normodotati? E così iniziarono ad aprire delle Case dei bambini – equivalenti alla scuola dell’infanzia – nel quartiere San Lorenzo di Roma, che era un quartiere molto povero. Iniziarono a vedere dei risultati grandiosi: “i bambini iniziavano a scrivere solamente mossi dal loro interesse, proprio perché non c’era l’obbligo”.

Ci sono ancora alcune scuole storiche fondate negli anni venti e trenta in Italia. Il metodo è conosciuto in Italia, ma anche e soprattutto all’estero. Aveva viaggiato negli Stati Uniti, in India e in Olanda. “Sono paesi dove ci sono tante montessori”. Fu richiamata da Mussolini per organizzare dei corsi per i maestri. “Poi venne mandata via dall’Italia, e non si capisce bene il perché. Immagino che una scuola in cui viene data la libertà di pensiero forse non andasse così d’accordo con una dittatura”. Si è poi ritirata in Olanda, dove più o meno la metà delle scuole pubbliche sono con il metodo Montessori.

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Le scuole genitoriali
Tornando all’esperienza di Francesca, le chiediamo di affrontare il tema delle scuola genitoriali. “E’ solo nove anni che sono rientrata in Italia, ed è da sette anni che seguo le scuole genitoriali. Ne sono nate tante. Stanno anche ritornando sezioni nella scuola pubblica a metodo Montessori, che erano quasi del tutto scomparse”.

A livello legale, “un articolo della Costituzione italiana dice che tutti i genitori hanno l’obbligo di fornire l’istruzione ai propri bambini, ma non c’è l’obbligo di frequenza scolastica”. Questo vuol dire che chiunque, in Italia, come genitore “potrebbe decidere di tenere a casa il proprio bimbo e di fare lui personalmente lezione o di cercare un tutor.” C’è questa possibilità. Alla fine lo Stato Italiano ti dice che alla fine dell’anno “dovresti fare un esame. Dico dovresti perché questi decreti non sono chiarissimi. Noi, come scuola, abbiamo deciso di fare l’esame tutti gli anni. E lo facciamo presso la scuola di Viù”, con la quale si è instaurato un’ottima relazione. Le insegnanti si confrontano quotidianamente, c’è uno scambio costante di informazioni e materiali.

È una scelta libera del genitore, non vengono chieste motivazioni da parte dello Stato. “Partendo da questa idea hanno iniziato a nascere le scuole genitoriali: un gruppo di genitori gestisce le lezioni, a casa, in gruppetti o con altri insegnanti”.

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Francesca ci dice la sua impressione, e cioè che “in queste scuole c’è molta più libertà”. Se si vuole organizzare una passeggiata, “non ho necessità di chiamare i genitori, non ho bisogno di chiedere il permesso”. E non è detto che una scuola parentale debba per forza utilizzare il metodo Montessori, steineriano, liberitario o altro, potrebbe anche utilizzare il metodo tradizionale.

“Ho sentito in giro molti commenti negativi sul metodo Montessori. Derivano dalla mancanza di conoscenza. Alcune maestre pensano sia un metodo utilizzato per ragazzi con problemi”. E allora non ci resta che invitarvi ad approfondire queste tematiche con Francesca e l’associazione “Montessori in pratica”.

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