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Giovedì 27 aprile 2017, alle ore 15:00, presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Animal Law, l’associazione fondata da avvocati e altri professionisti per contribuire allo sviluppo del diritto animale in Italia, presenterà la campagna “Animali nel codice civile: verso una nuova definizione legale?”. Ne parliamo con il Presidente Alessandro Ricciuti, avvocato esperto in tutela legale degli animali.
Direi di presentare prima di tutto l’associazione. Da chi è composta, perché è nata, quali sono i vostri obiettivi.
Animal Law è un’associazione non-profit fondata da un gruppo di avvocati insieme a una consulente esperta in bioetica veterinaria, con lo scopo di promuovere il diritto animale, un ambito interdisciplinare purtroppo non ancora riconosciuto nelle facoltà universitarie, che si occupa di raccogliere e analizzare in chiave unitaria le questioni che riguardano gli animali in tutti i campi della ricerca giuridica. In particolare, ci siamo resi conto che vi è un deficit culturale enorme anche tra gli operatori del diritto, per questo vogliamo innanzitutto diffondere una cultura favorevole all’applicazione delle leggi esistenti e parallelamente lavorare affinché il legislatore recepisca lo sviluppo sociale e scientifico in materia, producendo leggi più eque al passo con i tempi.
Per questo, organizziamo iniziative informative e divulgative, corsi di formazione e progetti educativi nelle scuole. Il risultato pratico di tutte queste attività è contribuire all’avanzamento della tutela legale degli animali. L’associazione è nata meno di un anno fa a Bari ma nel frattempo ha aperto una sede a Milano, ha organizzato iniziative in cinque regioni e conta già diversi soci, tra cui anche medici veterinari e altri professionisti. Abbiamo una rivista online che si chiama Diritti Animali.
Come vengono definiti e qualificati gli animali dal punto di vista giuridico?
Secondo il codice civile, gli animali sono semplici oggetti, per l’esattezza beni mobili al pari di un quadro o una sedia. Nel codice penale, il legislatore prevede dei reati che vedono gli animali come vittime ma si guarda bene dal farlo intendere, non a caso la rubrica normativa è “delitti contro il sentimento per gli animali”, come se per cautela non ci si fosse voluti spingere più in là. Il dibattito sul riconoscimento di veri e propri diritti agli animali per il momento ha interessato più che altro i filosofi, mentre gli studiosi del diritto hanno finora mostrato una certa ritrosia, forse per non scompaginare l’equilibrio rassicurante del sistema, che però risale all’epoca romana; da allora non è mai stata messa in discussione la natura degli animali come res (cose), che non è più adeguata ai tempi attuali.
“Animali nel codice civile: verso una nuova definizione legale” è il titolo del convegno. Quali sono gli obiettivi dell’incontro? Chi interverrà e quali tematiche verranno affrontate?
Vorremmo inserire nel codice civile la definizione di animali come «esseri senzienti dotati di intrinseca sensibilità», precisando che possono essere soggetti alle norme sui beni mobili ma soltanto “in quanto applicabili”. Per questa ragione abbiamo organizzato il 27 aprile un importante convegno presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, nel quale presenteremo la nostra campagna. L’iniziativa ha un elevato profilo scientifico, tanto che saranno presenti ben quattro docenti dell’Ateneo barese, in aggiunta al Magnifico Rettore.
Vi sarà anche un delegato della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) e un rappresentante dell’amministrazione comunale, che ha anche concesso il Patrocinio. Si tratta di una iniziativa pubblica dedicata all’intera cittadinanza, durante la quale intendiamo sviluppare riflessioni intorno alla nostra proposta. Crediamo che l’occasione rappresenti un utile approfondimento in particolare per magistrati, avvocati, medici veterinari e volontari di associazioni per la tutela degli animali ma anche per forze dell’ordine, educatori, insegnanti, giornalisti. Con l’occasione, inviteremo i presenti a sottoscrivere una lettera aperta destinata al Parlamento, chiedendo di colmare questa lacuna.
Cosa cambierebbe se gli animali venissero riconosciuti e inseriti nel codice civile come esseri senzienti?
Da un punto di vista simbolico cambierebbe tantissimo perché gli animali godrebbero di ben’altra considerazione nel sistema giuridico. Finalmente sarebbero riconosciuti come soggetti e non più come oggetti. Si tratta di una battaglia ideale che però ha anche notevoli ripercussioni pratiche. Pensiamo, per esempio, a casi apparentemente semplici come l’affidamento del cane in caso di separazione o divorzio e ai casi di risarcimento del danno da morte dell’animale. Giudici e avvocati, oggi, hanno notevoli difficoltà, perché le norme previste per i beni mobili non sono facilmente applicabili agli animali e non ci sono “appigli” normativi per svincolarsi e trovare strade più al passo con i tempi.
Inoltre, una simile definizione normativa aprirebbe la strada al riconoscimento delle esigenze degli animali ben oltre i margini delle attuali normative sul benessere animale. Partendo da queste fondamenta, si potrebbe davvero dare la stura a importanti novità e raggiungere traguardi normativi insperati.
Questa tematica è stata già affrontata in altre nazioni e stati?
Già il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, come modificato nel 2007 dal Trattato di Lisbona, prevede all’art. 13 che gli animali sono “esseri senzienti”. In Francia e in Germania sono state inserite nel codice civile delle norme che precisano che gli animali non sono cose ma esseri senzienti. Fuori dall’Unione Europea, anche il codice civile elvetico prevede una norma simile. Il riconoscimento degli animali quali esseri senzienti è motivo di discussione in diversi paesi. La Nuova Zelanda, infatti, con un emendamento, ha riconosciuto giuridicamente gli animali come esseri senzienti. La nuova legge stabilisce che essi sono in grado di percepire e provare sensazioni, essendo dotati di sensi e sensibilità.
Dopo il lancio della campagna a Bari, prevedete altre tappe?
Il nostro obiettivo è portare il format in altre città nella seconda metà dell’anno, partendo da Roma e Milano. Si tratta di un work in progress, quindi non ci sbilanciamo.
Quali altri strumenti, oltre al convegno, verranno utilizzati per supportare il progetto?
Di seguito potremmo aprire una petizione popolare in supporto, prima però vogliamo raccogliere un congruo numero di adesioni da parte di professionisti, intellettuali e altre personalità di spicco. Siamo ragionevolmente certi che riusciremo a portare in Parlamento una quantità importante di firme, perché è un tema molto sentito, sul quale stiamo avendo ottimi riscontri.
Animal Law sta lavorando su altri progetti?
Una delle prossime tematiche che affronteremo è l’inadeguatezza delle pene per i reati a danno degli animali. Abbiamo lanciato una piattaforma di studio sul tema e ci stiamo confrontando attivamente con altri professionisti che hanno già apportato importanti contributi, ad esempio studiando il link tra violenza su animali e devianze sociali e prodotto studi anche importanti su questi argomenti.
Al momento però preferiamo portare avanti questo progetto internamente e concentrarci pubblicamente solo sulla prima campagna, per non disperdere energie.
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