6 Mar 2017

La Via degli Dei: un viaggio a piedi per ritrovare noi stessi

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Elisabetta, giovane veterinaria bolognese, ci racconta la sua esperienza lungo la Via degli Dei, il cammino che attraversando l'appennino collega Bologna e Firenze, che ha percorso insieme al gruppo di Destinazione Umana. Un momento di stacco, di comunità, di immersione nella natura che ha cambiato la sua vita.

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Firenze - «In un periodo di lavoro intenso e di continui impegni avevo la voglia e il bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti e immergermi nella natura per rilassarmi mentalmente e ritrovare un me stessa». Così è iniziata la piccola, grande avventura di Elisabetta lungo la Via degli Dei.

dei1La Via degli Dei collega Bologna a Firenze ed è uno dei cammini più suggestivi di tutta Italia, anche se ancora poco noto. Elisabetta è una giovane bolognese che ha risposto alla chiamata di Destinazione Umana, che lo scorso settembre ha organizzato un viaggio di cinque giorni aperto a tutti, anche ai meno allenati, che ha fatto tappa nelle località meno note, per scoprire anche gli angoli più nascosti di questo affascinante percorso.

 

L’obiettivo? Non tanto quello di proporre un trekking professionale, quanto piuttosto la volontà di mettere insieme un gruppo di persone con un sentire comune, creare una piccola comunità per un’immersione nella natura. «L’unica esperienza simile – dice Elisabetta spiegando perché ha deciso di partecipare – l’avevo vissuta durante un viaggio in solitaria compiuto dieci anni fa a Lampedusa, un’isola meravigliosa e molto selvaggia. Mi ero voluta prendere qualche mese di riflessione per capire cosa volevo fare della mia vita: al mio ritorno, decisi di rischiare tutto e seguire i miei sogni e oggi faccio il lavoro più bello del mondo, la veterinaria!».

 

Un’altra delle particolarità della proposta di Destinazione Umana è che si tratta di un’esperienza alla portata di tutti, anche dei meno “atletici”, che rispecchia più uno stile vita che una pratica sportiva: tempi lenti, non c’è competizione, nessuno resta indietro. «Non sono una persona allenata – racconta a questo proposito Elisabetta – e non frequento palestre, anche se mi piace molto camminare. Adoro fare passeggiate al mare, in montagna, in collina o anche gironzolare per Bologna! Cerco di non usare l’automobile nei giorni in cui sono libera».

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Uno dei momenti più emozionanti è l’arrivo a Firenze, dopo quattro giorni intensi, faticosi e soddisfacenti di cammino: «Un’emozione fortissima, eravamo molto provati fisicamente ma ci sentivamo invincibili! È indescrivibile la nostra euforia per avercela fatta, felici come bambini e fierissimi della nostra impresa!».

 

Emozioni forti, amplificate dalle aspettative e dalle piccole paure che hanno preceduto il viaggio e che, come racconta Elisabetta, attanagliavano tutti i partecipanti: «Ognuno di noi è partito da solo, non sapeva cosa aspettarsi. Eravamo tutti intimoriti dall’idea di condividere il viaggio e anche la camera – quindi momenti intimi – con persone che non conoscevamo. In realtà ci siamo aperti moltissimo gli uni con gli altri, ci siamo fatti forza a vicenda per non mollare, abbiamo condiviso le poche cose che avevamo nello zaino e ci siamo trovati benissimo insieme!».

 

Un’altra emozione fortissima è quella che si prova a essere interamente immersi nella Natura, quasi in balia di essa, senza il supporto della tecnologia, che tanto ci conforta nella vita di tutti i giorni. «Volete sapere qual è stata la mia reazione al ritorno della tecnologia, appena messo piede a Firenze? In quattro giorni di full immersion nella natura tutti i miei sensi si erano modificati: l’odore dei fiori e delle piante, la sensazione di fame, il gusto delle more appena staccate dai rovi…». Ma anche saper riconoscere il canto degli uccelli e il verso degli animali, capire l’importanza dell’acqua, aver sete e non doverla sprecare perché non si sa per quanto non si incontreranno altre fontane!

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«Il ritorno alla “civiltà” è stato un vero e proprio trauma: rumori assordanti, puzza di smog, persone frettolose concentrate ciascuna sulle sue cose e indifferente a tutto quello che succede intorno, tutti attaccati al cellulare camminando nelle strade come zombie. Le luci, la musica, i vestiti e il cibo nelle vetrine… ero nauseata!». È stato in quel momento che Elisabetta ha deciso che da quel momento avrebbe fatto il possibile per attenuare la frenesia della sua routine: «Una volta tornata a casa bisogna ridimensionarsi e riappropriarsi della propria vita. La felicità si trova nelle piccole cose».

 

Prima di salutarla, le chiediamo cosa direbbe a una persona per convincerla a provare questa esperienza. «Paesaggi spettacolari, compagni di viaggio che faranno per sempre parte della tua vita, la soddisfazione di riuscire in un’impresa che pareva impossibile. Non è solo un viaggio, è un’esperienza unica che ti da la spinta per realizzare grandi cambiamenti anche nella tua vita! Ogni traguardo si può raggiungere, anche se sembra impossibile!».

 

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