Io faccio così #161 – Maestri di Strada, educazione all’avanguardia al servizio degli ultimi
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Il quartiere dell’Idroscalo del Lido di Ostia è una delle zone più problematiche d’Italia da molti punti di vista. Qui nel 1975 fu ucciso Pier Paolo Pasolini. Oggi ci vivono numerose famiglie povere e poverissime e i problemi di criminalità minorile, microcriminalità, penetrazione mafiosa pesano sulle teste dei ragazzi come macigni. Ragazzi e ragazze che spesso scelgono di abbandonare la scuola per seguire altre strade (non per nulla Ostia Lido è una delle zone con maggiore tasso di abbandono scolastico d’Italia).
Proprio qui però operano i Maestri di strada dell’Associazione Manes (la stessa delle elementari nel bosco e dell’asilo del mare) che operano assieme alla scuola pubblica Amendola Guttuso. I due maestri Pietro Caddeo e Lorenzo Taroni ogni giorno si occupano di portare a scuola i ragazzi più difficili ed educarli senza uniformarli, provando a far emergere i loro talenti. Le loro lezioni non sono quasi mai “frontali” ma passano dai laboratori di legno, elettronica, arte, dalle uscite per strada; tutto ciò serve a far scoprire ai ragazzi i loro talenti e dà ai maestri la possibilità di entrare in relazione con loro.
“Non possiamo pensare di prendere dei ragazzi cresciuti in un contesto difficile, alcuni con problematiche psicologiche di vario genere, e metterli seduti ad un banco per otto ore al giorno”, ci spiega il maestro Lorenzo. “Perché semplicemente non ci stanno. Sono altri i modi per trasmettere loro le cose: per esempio attraverso l’esperienza diretta, la sperimentazione.” “Ad esempio – aggiunge Pietro – adesso ci vedete seduti sul dipinto del teorema di Pitagora, mentre l’altro giorno abbiamo inventato una canzoncina per i numeri relativi”.
I maestri utilizzano laboratori e uscite per spiegare le varie materie: con la falegnameria si realizzano forme geometriche, il laboratorio di elettronica è utile per apprendere la fisica e così via. Inoltre utilizzano i principi della pedagogia dei talenti, che mira a far emergere da ciascun individuo i talenti che possiede. “Ad esempio è importante capire – continua Lorenzo – quale intelligenza è più sviluppata nel ragazzo, visiva, musicale, eccetera e utilizzare quella per spiegargli le cose”.
A volte succede anche che i ragazzi non si presentino a scuola per diversi giorni, ma i maestri di strada non si lasciano scoraggiare. Vanno a casa loro, ci parlano, conoscono le famiglie. E alla fine quasi sempre li convincono a tornare. Inoltre, oltre ad occuparsi dei casi segnalati dalla scuola, dai servizi sociali ed altre istituzioni, vanno nelle vie, nelle piazze, nei punti di aggregazione, per trovare i ragazzi, instaurare un rapporto con loro e cercare di sottrarli alla strada, dove hanno ottime probabilità di finire nei giri della malavita.
Infine Maestri di Strada non termina con la fine della scuola. “Maestri di strada non si ferma all’esame da privatisti” ci dice Pietro. “Facciamo una consulenza a tutto campo, li mettiamo in contatto con le istituzioni, alla Asl, ai servizi sociali. Facciamo anche un doposcuola”.
Così facendo contribuiscono giorno dopo giorno a migliorare il contesto in cui vivono. Come ci disse Danilo Casertano, fondatore dell’associazione Manes, qualche anno fa, “Siamo sempre portati a pensare che un brutto quartiere faccia una cattiva scuola. Ma se fosse vero il contrario? Se fosse una cattiva scuola a fare un brutto quartiere?”.
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