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Il 15 marzo, la Lega Antivivisezione (LAV) , in collaborazione con Animal Defenders International (ADI), ha organizzato, presso la Biblioteca del Senato, il workshop dedicato al progetto di riforma del Ministro Franceschini, contenuto nel Disegno di Legge 2287-bis sul Codice dello Spettacolo, la cui approvazione consentirebbe la graduale dimissione degli animali dai circhi.
Numerosi esperti nazionali ed internazionali sono intervenuti per chiarire ogni dubbio o perplessità sui circhi: «Cosa si nasconde dietro un tendone da circo? Per quali motivi scientifici la vita degli animali è incompatibile con il loro utilizzo nelle attività circensi? Quanti incidenti sono stati provocati dagli animali dei circhi in Europa nell’ultimo ventennio? Quali le conseguenze in termini di pubblica sicurezza? Perché i costi economici e sociali del circo con animali non sono più sostenibili? Cosa sta accadendo nel mondo e quali sono i modelli applicabili e le opportunità da cogliere per fare un passo avanti nella direzione auspicata dai cittadini, sempre più avversi allo sfruttamento degli animali? Perché in Italia è necessaria e urgente una riforma del settore dello spettacolo che preveda la dismissione degli animali dai circhi e la riconversione delle tradizionali attività circensi secondo forme di spettacolo che valorizzino espressioni artistiche davvero “umane”?».
Fino a qualche anno fa, a sostenere la battaglia contro l’uso degli animali nei circhi erano solo gli animalisti che si schieravano contro i circensi per motivi etici, denunciando abusi e maltrattementi verso gli animali. Oggi, al loro fianco si uniscono le voci della scienza e dei veterinari. Steven Harris, Professore onorario, docente alla Scuola di Scienze Biologiche dell’Università di Bristol, tra i relatori del workshop, ha condotto delle ricerche diventate un punto di riferimento internazionale; nel 2016 ha pubblicato “The welfare of wild animals in circuses” che consolida e approfondisce l’esito del suo lavoro: «La vita nei circhi non può garantire agli animali selvatici ed esotici il soddisfacimento dei livelli minimi di benessere. Si tratta di una vita passata in condizioni di prigionia, in cui gli animali vanno incontro a costanti disturbi psico-fisici, senza alcun controllo sui propri bisogni, una vita fatta essenzialmente di esibizioni negli spettacoli, di esposizione al pubblico, di continui viaggi e trasferimenti. La vita degli animali nei circhi non può considerarsi “una buona vita” né “degna di essere vissuta”».
Nel sito della LAV è presente un documento, liberamente tratto dalla pubblicazione del Prof. Harris, che elenca i principali punti di incompatibilità tra animali e spettacoli viaggianti, riportando alcune osservazioni di tipo etologico sul rapporto tra animali e vita circense. A prendere una posizione di distacco dai circhi la Federazione dei Veterinari Europei (FVE), sottoscritta anche dalla Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani (FNOVI), che attraverso oggettive e qualificate argomentazioni scientifiche, ha chiesto di «proibire l’utilizzo dei mammiferi esotici nei circhi in quanto non vi è affatto la possibilità che le loro esigenze fisiologiche, mentali e sociali, possano essere adeguatamente soddisfatte».
A esporre, invece, i rischi per la sicurezza pubblica dei circhi con animali in Europa, Ilaria Di Silvestre, Leader del Programma Animali Esotici di Eurogroup, la quale ha presentato il Rapporto di Eurogroup for Animals che riporta gli incidenti avvenuti tra il 1995 e il 2017, includendo anche l’ultimo episodio di inizio anno: la fuga della tigre scappata dal circo “Svezia” per avventurarsi nelle strade di Monreale. In Europa si contano 308 incidenti in cui sono rimasti coinvolti circa 660 animali e 95 persone. Gli animali detenuti nei circhi rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica a causa «della pericolosità di molte specie, della natura inevitabilmente temporanea e precaria dei loro alloggi e recinzioni, delle modalità di addestramento e dell’elevata vicinanza alle persone durante le esibizioni e le parate lungo le strade delle città».
A sottolineare la difficoltà economico-sociale in cui verte il circo con animali in Italia, inoltre, è la recente indagine svolta dal Centro Studi Investimenti Sociali (Censis). Il pubblico mostra sempre meno interesse verso questa tipologia di spettacoli (dal 2010 al 2015 il numero di spettatori ha subito una riduzione del 5,1% passando da 1.155.182 a 1.096.695) e il settore risulta essere fortemente in crisi, soprattutto, a causa dei costi del personale che «si rivelano insostenibili se paragonati al volume d’affari dichiarato alla SIAE. Sulla base dei dati ufficiali, l’attività circense è in perdita progressiva anno dopo anno, più per problemi strutturali che per esiguità dei fondi statali. Il costo, inoltre, del mantenimento degli animali, oltre che rendere meno flessibile l’attività, aggrava ulteriormente il bilancio passivo del circo italiano».
Il divieto e le restrizioni poste ai circensi da molti paesi europei (18) e diversi paesi del mondo (34) mostrano che la dismissione degli animali nei circhi è possibile e concreta oltre che eticamente doverosa e auspicabile. “Lion Art”, il pluripremiato film-documentario, prodotto da ADI e proiettato in anteprima per l’Italia a fine convegno, racconta la dismissione degli animali dai circhi in Sud America, avvenuta grazie alla collaborazione delle Autorità governative con gli attivisti dell’organizzazione. 25 leoni, detenuti illegalmente dai circhi boliviani, sono i protagonisti della straordinaria operazione di salvataggio raccontata nel film.
«La possibilità di ricollocamento degli animali sequestrati costituisce una imprescindibile chiave di successo per qualsiasi processo di riconversione dei circhi” scrive LAV nel suo sito. L’iniziativa organizzata dalle due associazioni ha ricevuto il plauso del Presidente del Senato Pietro Grasso, il quale ha definito la tutela degli animali «una questione di rilevanza nazionale che richiede l’assunzione di responsabilità da parte di tutta la società. Vi è una sempre maggiore sensibilità dei cittadini nei confronti degli animali, ancor più, quando la loro intera esistenza si svolge in anguste gabbie da cui possono uscire solo per compiere esercizi contrari alla loro natura».
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