23 Feb 2017

Piemex, quando le imprese locali risollevano l’economia reale

Scritto da: Roberto Vietti

Un circuito di credito commerciale tra aziende piemontesi che le aiuta a risolvere tanti problemi quotidiani: mancanza di liquidità, difficoltà di accesso al credito, ricerca di nuovi clienti, recuperare i propri crediti. Dal Sardex in Sardegna al Piemex in Piemonte, e così via in tante altre regioni italiane. Uno strumento innovativo che muove l'economia del territorio, crea fiducia e legami tra le imprese locali.

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Da economista quale sono (stato), quando scoprii l’esistenza del Sardex  e così del Piemex, rimasi meravigliato. Da sempre, infatti, mi chiedevo: quale potrebbe essere uno strumento capace di connettere in modo concreto le imprese del territorio? Avendo come effetto processi tra le aziende più collaborativi e di comunità, anziché incentivarne la competizione e la globalizzazione a tutti i costi? Evidentemente, in Piemex, ho trovato lo strumento che cercavo.

 

 

È stato così un piacere incontrare e conoscere Eva ed Enrica, nel loro ufficio torinese. Non vedevo l’ora di osservare da vicino la loro realtà e farmi raccontare la loro esperienza. È Enrica ad introdurmelo. “Piemex è uno strumento innovativo che muove l’economia del nostro territorio. Aiuta, in parte, a risolvere le problematiche delle imprese: mancanza di liquidità, difficoltà di accesso al credito, trovare nuovi clienti affidabili, riuscire a recuperare i propri crediti”. Non solo. Infatti serve anche a “dare un po’ di fiducia e speranza agli imprenditori di oggi”.

 

Piemex è un mercato aggiuntivo, che si somma a quello tradizionale. All’interno di questo circuito, le imprese riescono a trovare nuovi clienti affidabili, e nuovi fornitori di fiducia. “Di fiducia – aggiunge Eva – perché è la base su cui si fonda il nostro circuito”. In effetti, quel che accade nel circuito, è che le imprese si fanno credito reciproco tra loro. Perché servono strumenti come questo? “Servono perché l’Euro, in questo momento, non viene utilizzato come mezzo di scambio. E’ diventato un bene-rifugio. Il circuito, invece, può aiutare le aziende a risolvere le loro problematiche”.

 

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Come funziona, quindi, il Piemex? “In maniera estremamente semplice. Se io produco un bene – aggiunge Enrica – che serve a una seconda impresa, e questa seconda impresa produce un bene che serve ad una terza impresa, e questa terza impresa a sua volta soddisfa quelle che sono le mie necessità, riusciamo a scambiarci queste cose tra di noi senza utilizzare l’euro. Semplicemente mettiamo a disposizione quello che sappiamo fare, che è essenzialmente è la nostra ricchezza. Perché la ricchezza reale – aggiunge – è quello che sappiamo fare, il lavoro che sappiamo fare”.
Ci viene così spontaneo chiedere come nasce Piemex nel territorio piemontese, ed è Eva a spiegarcelo. Tutto iniziò quando un gruppo di piemontesi provenienti da settori eterogenei, subito dopo uno degli ultimi tsunami dell’economia nel 2007, si trovò insieme per riflettere su quel che furono le conseguenze per molte imprese del territorio. 

 

“Abbiamo visto morire tantissime aziende, di giorno in giorno. L’obiettivo era quindi quello di studiare, approfondire, le problematiche economiche. Volevamo trovare dei piccoli correttivi che potessero dare una mano, in quel momento, alle imprese del territorio”. E’ così che nella ricerca entrarono in contatto con quattro ragazzi in Sardegna che avevamo messo a punto il Sardex, un circuito ed un modello di credito reciproco tra aziende. “Abbiamo studiato il loro modello e con loro abbiamo deciso di portarlo qua in Piemonte”.

 

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In Piemonte si chiama Piemex ed è nato poco più di un anno fa. Ad oggi ci sono già diverse imprese nel circuito, nonostante la giovane età del progetto. “Possiamo dire di avere all’interno di Piemex uno spaccato del mercato, in termini di settori merceologici”. Quindi è già possibile, all’interno di Piemex, scambiare beni e sevizi di vario tipo utilizzando questo strumento innovativo.

 

“Questo – aggiunge Enrica – è il primo strumento di mutuo credito tra imprese piemontesi, ed esiste in altre dieci regioni. Piemex non è solo Piemonte, ma è anche Liguria. Entro il 2017 dovrebbero essere coperte tutte le regioni italiane”.Inoltre, il ritmo di crescita del Piemex è in linea con quello che fu del Sardex. “Il territorio piemontese – aggiungono ambedue – sta rispondendo bene”.

 

Vi sono già all’interno del circuito casi e aneddoti interessanti, come ad esempio ristrutturazioni di attività avvenute grazie al mutuo credito del Piemex. Nel mese di maggio è stato festeggiato il primo milione di euro transato. “Speriamo – dice Enrica – di festeggiare presto il secondo”.

 

All’interno del Piemonte si muovono i CTA, i Community Trade Advisor. Enrica, riflettendoci, afferma che essi “sono i nostri costruttori di comunità”. Son coloro che si muovono nel territorio, avvicinano le imprese, spiegano che cos’è lo strumento Piemex e vanno dalle aziende per capire se sono adatte ad entrare all’interno della nostra realtà. “Sono figure importantissime, sono il nostro biglietto da visita”.

 

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Qual è la maggiore soddisfazione per chi lavora nel circuito? Quando gliel’ho chiesto a Eva, le si sono illuminati gli occhi. Ancor prima di aprir bocca mi aveva dato risposta con l’espressione del suo viso. “Era il sogno di tutta una vita quello di poter fare un lavoro dove, alla fine della giornata, sai di aver fatto qualcosa di utile per qualcuno”. E così continua Enrica. “Sai che stai facendo una cosa bella per il territorio, perché stai muovendo seriamente l’economia. Il bello di questo lavoro è sicuramente quello che la sera ti guardi davanti lo specchio e ti riconosci”.
La difficoltà principale, invece, è quella di far capire lo strumento alle imprese ed al territorio.

 

“Non tutti gli interlocutori sono predisposti, non so neanche se è una nostra difficoltà nel spiegarlo o loro nel recepirlo. E’ una difficoltà che solo il tempo potrà attenuare”, per Eva.

Inoltre, aggiunge Enrica che “Piemex non è per tutti, è per quelle imprese che sono adatte ad entrare all’interno del circuito: devono avere potenziale inespresso, devono essere vogliosi di cambiare alcuni dei loro fornitori, devono capire la necessità di muoversi nel locale, dando spazio alle forniture locali”. Il circuito cresce in base alle necessità delle imprese che vi sono all’interno.

 

Non ci resta che chiedere alle ideatrici e responsabili del Piemex, che cos’è per loro l’Italia Che Cambia. Loro che ne sono uno tra gli esempi più concreti ed attuali. Per Eva l’Italia Che Cambia è composta da “una popolazione più consapevole, più informata, più attenta e più volenterosa nel voler essere utile al proprio territorio e alle persone che gli stanno intorno”. Nella stessa direzione è la visione di Enrica, per la quale è “Un’Italia che ha voglia di conoscere, approfondire gli argomenti e ha voglia di sceglierli”. E allora non ci resta che informarci e conoscere a fondo la realtà del Piemex, circuito di imprese del territorio. Non potremo che rimanerne affascinati.

 

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