Seguici su:
Nell’ottobre del 2016 vi avevamo già parlato di Civiltà Solare, il libro di Gianluca Ruggieri e Fabio Manforti che sfata definitivamente i luoghi comuni legati alle energie rinnovabili e, dati alla mano, dimostra che nel confronto tra energie fossili e rinnovabili è in atto una silenziosa ma inarrestabile inversione di tendenza anche dal punto di vista dei costi di produzione, tale da rendere l’energia da fonti rinnovabili sempre più concorrenziale rispetto a quella proveniente da fonti fossili e senza l’utilizzo di alcuna sovvenzione.
Abbiamo incontrato Gianluca, consigliere di È nostra, nel dicembre 2016 in occasione del Festival di Scirarindi, dove ha presentato il suo volume insieme al nostro Daniel Tarozzi. Durante l’intervista che trovate qui sotto, sono emersi due particolari che fanno presagire uno scenario paradossale e che forse danno valore al famoso detto “quando soffia il vento del cambiamento, c’è chi costruisce muri e chi mulini al vento”.
A causa delle probabili scelte in campo energetico della nuova amministrazione Trump, gli Stati Uniti rischiano infatti un salto nel passato nella direzione del carbone proprio nel momento in cui la Cina, principale responsabile mondiale delle emissioni di anidride carbonica a causa del carbone, sembra intraprendere una graduale ma decisa inversione di tendenza verso le energie rinnovabili.
“Nell’approccio di Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti, soprattutto in riferimento alla campagna elettorale siamo di fronte ad un caso nel quale si applicano degli occhiali un po’ datati alla realtà – spiega Ruggeri. “Questa sua insistenza per il rilancio dell’industria del carbone è comprensibile nel momento in cui vai a cercare voti per chi era una volta dipendente o lavoratore in questo tipo di industria, ma oggi noi ci troviamo nella situazione per cui negli Stati Uniti, che sono il maggior produttore di petrolio e di gas, la somma degli impiegati in questi due settori è inferiore alla somma degli impiegati nel settore fotovoltaico. È chiaramente un universo molto differente dalla realtà di dieci anni fa, dove le proporzioni erano radicalmente opposte.
È in questo contesto che si inserisce il paradosso della Cina, che rischia di essere all’avanguardia nello sviluppo di certe tecnologie. Quella stessa Cina che per dieci anni ha costruito due centrali a carbone a settimana, oggi è arrivata ad un picco delle sue emissioni e sembra aver impostato nell’ultimo piano quinquennale un’ulteriore riduzioni delle stesse; ci troviamo dunque nella situazione paradossale nella quale forse nei prossimi anni sarà la Cina il motore della transizione verso le energie rinnovabili, in attesa di capire le scelte dei paesi europei in tal senso.”
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento