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Un viaggio a piedi dalla Sicilia al Piemonte accompagnato da un asino risalendo luoghi, villaggi e comunità. Nicola racconterà, passo dopo passo, la sua insolita e affascinante avventura sulle pagine di un blog che vi presenteremo tra qualche settimana. Intanto in questa intervista ci racconta la nascita e gli obiettivi del suo progetto “Non fare l’asino”.
Da dove nasce l’idea di questo progetto?
Dalla Sicilia al Piemonte accompagnato da un asino: è da appena un mesetto che il progetto, grazie anche ad aiuti esterni, si è stabilizzato nell’attuale, “definitivo”. Sicuramente, tuttavia, gli aggiustamenti della rotta in corso d’opera non finiscono qua. Diciamo che quello esposto al pubblico che vorrà seguirmi è la forma finale e più elaborata di un percorso di ideazione durato mesi. Fu al terminare del 2015 che, fresco di maturità, decisi di prendermi un anno sabbatico per mettere ordine nella mia testa e trovare una via da seguire. Non l’autostrada della vita, bensì un sentiero, piacevole da percorrere, che mi portasse semplicemente da un posto all’altro, da un periodo a un altro. Durante quest’anno mi cimentai in svariate attività (dalla musica al lavoro della terra), ma al giungere dell’estate l’illuminazione tanto attesa non era ancora giunta. Poi, quasi rassegnato all’idea non così infelice di iscrivermi semplicemente all’università, incominciò a maturare in me la voglia di viaggiare per scoprire il mio paese, vista la buona riuscita delle mie escursioni di quel periodo per diverse regioni d’Italia. La soddisfazione dell’usare solo le proprie forze per raggiungere luoghi, per spostarsi battendo sentieri che gli antichi prima di noi solcarono, vivendo ogni passo fino alla meta, fu una delle motivazioni che mi spinsero a decidere di vivere l’Italia in un modo a me totalmente estraneo. Ho incominciato a informarmi scoprendo l’incredibile rete di persone che già da tempo viveva in questo modo e che agiva nel suo piccolo per cambiare le cose, e, grazie anche all’esperienza del wwoofing, ho letto di un’Italia rurale e nascosta che mi ha affascinato.
“Non fare l’asino”: perché hai deciso di dare questo nome al tuo progetto?
“Non fare l’asino” è un invito a non comportarsi in maniera sottomessa e rassegnata, come se si avessero i paraocchi. L’asino nel credo comune viene associato alla testardaggine, caparbietà e stupidità, aggettivi che non gli si addicono affatto. Egli sceglie. Sceglie di non muoversi, a costo di essere bastonato e considerato stupido per questo. Basti pensare alla famosa poesia di Victor Hugo “Il rospo”. L’asino potrebbe correre, ma sceglie di camminare. Mi è sembrato il giusto punto di vista, lento e semplificato. Quindi in contrapposizione a quanto appena detto, “Non fare l’asino” è al tempo stesso un invito a immedesimarsi in questo animale e guardare attraverso i suoi occhi la realtà che ci circonda. O meglio il punto di vista che cercherò di darvi, sia nel film che nel blog, sarà per forza di cose l’unione del mio e di quello dell’asino. L’asino mi riporterà indietro a un modo di viaggiare ormai quasi dimenticato; più ancora del semplice fatto di andare a piedi, con l’asino che mi aiuterà a trasportare l’attrezzatura, rivivrò le difficoltà e la fatica del muoversi, come punto di partenza per una riflessione sull’odierna semplicità di ogni azione. In un periodo in cui si tende, me compreso, a dare per scontato molte cose vorrei provare in prima persona a mettere in discussione il mio modo di pensare il viaggio, per poi rivedere, come hanno fatto le persone che incontrerò, ogni cosa che governa la nostra vita quotidiana. Per fare ciò l’asino mi è sembrato il compagno perfetto.
Conosci già il tuo itinerario? Che tipo di realtà visiterai?
Ci sto lavorando, purtroppo l’asino mi vincolerà moltissimo e quindi prima di tutto mi sto informando sulle sue esigenze che plasmeranno il percorso. Dico purtroppo perché dovrò limitare un tratto distintivo del muoversi a piedi, cioè l’estrema libertà di improvvisazione data dal non essere vincolato a nulla. Certamente ci saranno gli imprevisti e molte cose non andranno come avrò programmato e spero vivamente che succeda, ma per l’asino è importante comunque una ferrea organizzazione alla quale non sono abituato. L’itinerario nascerà dall’unione di più fattori, come quasi tutto in questo progetto, che saranno: le offerte di ospitalità che già mi sono arrivate in gran numero e che spero aumentino nelle prossime settimane, una cosa che mi ha dato una grande fiducia; le realtà nuove o in via di sviluppo che non sono state ancora mappate da “L’Italia che cambia” o che potrebbero risultare interessanti e/o interessate al progetto, e dove riuscirò farò interviste per documentare e dare visibilità a queste neonate comunità. Infine molte tappe verranno fatte per necessità, viste le esigenze di mangiare e riposare mie e dell’asino, il che sicuramente sarà una grande fonte di spunti interessanti.
Come pensi che farai a compiere questo viaggio senza soldi?
Come ho già accennato e come mi è stato raccontato dai moltissimi uomini e dalle donne che hanno già intrapreso imprese simili, le persone non fanno altro che stupire in positivo, o meglio chi lo fa in negativo non stupisce più di tanto. Abituato a incontrare centinaia di persone ogni giorno ed entrando in contatto con poche di loro, da buon cittadino non mi aspettavo una risposta simile, ma ho capito, anche dalle poche esperienze in prima persona, che si riesce sempre a trovare un posto dove dormire e qualcosa da mangiare, specialmente tra persone che condividono il tuo pensiero. Sembra un po’ ingenua e idealizzata come visione e forse lo è, di certo ho bisogno di pensare in positivo, sennò rischierei di venire sommerso dai motivi per non partire. Sicuramente ci saranno momenti in cui per poter continuare dovrò fare dei compromessi, ma sono ben disposto a lavorare in cambio di vitto e alloggio anzi mi piacerebbe instaurare un rapporto di scambio, provare a tornare al baratto in qualche modo. Comunque in casi estremi o quando lo richiederà l’asino ricorrerò anche ai miei risparmi. L’idea è di provare a essere il più indipendente possibile, dai mezzi come dai soldi.
Cosa vorresti “portare a casa” da questa esperienza?
Beh, un film finito e che abbia un suo posto nel mondo del cinema o del documentario, non voglio avere successo o farci i soldi (cosa veramente difficile, se non impossibile, specialmente per un “signor nessuno” come me), semplicemente vorrei provare a raccontare in questo modo il mio viaggio. Le immagini penso siano il mio modo di comunicare, come per altri le parole, ma posso scoprirlo solo provandoci. Tolto il film, penso di desiderare lo stesso di qualunque altro viaggiatore, cioè conoscere persone con cui stringere dei legami oppure no, vivere appieno ogni esperienza e imparare anche da ciascuna, bella o brutta che sia. Insomma riuscire a mettere da parte per un po’ tutto quanto e lasciarmi guidare dall’istinto. Prendermi il tempo di andare piano ed essere estremamente lento senza paura di arrivare in ritardo, di sbattere la faccia nella realtà facendo errori che sono già stati fatti magari, ma capirli come un bambino che finchè non si brucia non capisce che il fuoco è caldo. Per essere più prosaico, rallentare di colpo e abbandonare un ritmo di vita, non necessariamente negativo o perlomeno non per tutti, al quale, però, siamo abituati fin da piccoli e al di fuori del quale non sappiamo come sia vivere.
Da questo viaggio nascerà anche un film/documentario. In che modo si può contribuire a finanziarlo?
Si appunto, ho intenzione di girare una specie di film collettivo lungo la strada. Ho caricato il progetto su Produzioni dal Basso, un sito di crowdfunding, dove l’ho esposto a grandi linee, e dove sto cercando di racimolare un po’ di fondi per la lavorazione del film. Effettivamente non è facile descrivere un film senza sceneggiatura, un filo conduttore c’è e a breve farò uscire un cortometraggio di introduzione, ma come l’itinerario verrà stravolto da ciò che mi accadrà in cammino, così una sceneggiatura sarebbe stata inutile poiché l’avrei cambiata in continuazione, quindi mi accontento di un’idea e un filo rosso da seguire, per il resto sarà l’esperienza di vita a dettarmi il film.
In che modo i nostri lettori possono partecipare a questo viaggio (offrendo ospitalità, segnalandoti realtà da visitare, etc.?)
Come ho già detto la cosa che più mi fa felice e quando qualcuno vuole prendere parte al progetto, chi camminando con me per un pezzo, chi ospitandomi, chi collaborando alla realizzazione del film. Io spero di realizzare un progetto in cui ci si possano riconoscere molte persone, non sto per intraprendere un viaggio da solo o almeno spero che non succeda. Tutti i consigli, le dritte, gli aiuti, le segnalazioni… sono ben accetti.
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