Forum di Davos: ripensare il capitalismo!
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Più di 2500 leader mondiali si troveranno a Davos (Svizzera) questa settimana per l’assemblea generale del Forum Economico Mondiale. Il co-fondatore della Rete Globale per i Beni Comuni Diego Isabel La Moneda chiede a Klaus Schwab, capo del Forum di Davos, di includere i movimenti dell’economia solidale nella sua agenda. La Moneda ha mandato un messaggio a Schwab chiedendo che i movimenti che si occupano di economia solidale vengano coinvolti nei lavori del Forum. Il messaggio è chiaro: “Cambiamo l’economia per cambiare il mondo!”.
Nella sua lettera La Moneda, che è anche direttore del NESI Forum che si terrà dal 19 al 22 aprile a Malaga (Spagna), sottolinea la necessità di “mettere in discussione l’obiettivo principale dell’attuale modello economico basato sullo sviluppo, sulla crescita e sulla competitività”. Il meeting ha richiamato più di 2500 leader mondiali a Davos questa settimana. Quest’anno il tema è Una leadership reattiva e responsabile. L’incontro si concentrerà su quattro aree tematiche: rafforzare le collaborazioni a livello globale, rilanciare la crescita economica, ripensare il capitalismo e preparare il terreno per la quarta rivoluzione industriale, ovvero la rivoluzione digitale, che sta trasformando il nostro modello di vita e di lavoro.
In risposta a questo, Diego Isabel La Moneda spiega che le vecchie pratiche economiche, politiche e sociali non sono in grado di risolvere le principali sfide che il mondo sta affrontando e invia ai leader economici e politici che si trovano a Davos il suo suggerimento: “È arrivato il momento di ripensare il denaro, il sistema bancario e la finanza intera. È il momento di convertire il sistema in termini di beni comuni. È il momento di ridistribuire la ricchezza e prendere in considerazione nuovi modelli di gestione locali e democratici. È il momento di smettere di parlare di competitività e cominciare a promuovere la collaborazione. È il momento di porre fine a un modello economico che fagocita le risorse e adottarne uno che le rigenera”.
Il direttore del NESI Forum esorta a considerare tutti i movimenti della nuova economia “che stanno cambiando il mondo in meglio”, come il Movimento Cooperativo e quello per l’Economia Sociale e Solidale, il modello collaborativo e l’Economia del Bene Comune, così come i modelli sostenibili e circolari. Ma anche il movimento della Transizione, Slow Food, Fair Trade, Banking on Values e le B-Corporations. “Sono già stati testati e hanno dimostrato di poter funzionare”, assicura. Il messaggio termina con alcune domande rivolte direttamente a Schwab e con un invito: “Lei sarà abbastanza coraggioso da presentare queste proposte a Davos e da dare ascolto a queste nuove voci? In questo caso – conclude Diego Isabel La Moneda – avrà il mio supporto e, sicuramente, quello della popolazione mondiale”.
ALCUNI DATI
– Secondo la Rete Europea contro la Povertà, i dati più recenti (2014) mostrano che il 24,4% della popolazione europea – circa 122,3 milioni di persone – è a rischio di povertà o esclusione sociale. A livello mondiale, sono 705 milioni le persone che vivono in una condizione di povertà estrema (dati della Banca Mondiale, 2015).
– La FAO stima che circa 795 milioni di persone, ovvero un abitante su nove della Terra, hanno sofferto di denutrizione cronica fra il 2014 e il 2016. Al tempo stesso, l’1% della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza.
– Più di 60 milioni di persone hanno dovuto abbandonare la propria casa e migrare in un paese straniero.
– La popolazione mondiale è passata da 1 miliardo nel 1800 al 7,3 miliardi nel 2016. Con questo ritmo di crescita, nel 2050 saremo 10 miliardi.
– L’ONU avvisa che se l’emissione di gas serra continuerà ad aumentare, la temperatura della parte inferiore dell’atmosfera terrestre aumenterà di più di 4° entro il 2100.
– La presenza delle donne nella forza lavoro retribuita rimane molto bassa secondo le previsioni attuali. L’ILO stima che a livello globale lo stipendio medio di una donna è pari al 77% di quello di un uomo.
– Secondo l’High Pay Centre, i top manager percepiscono un salario 183 volte superiore a quello del dipendente medio in Gran Bretagna.
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