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L’assemblea dei sindaci della provincia di Frosinone ha votato a favore, con 33 voti a favore e 16 contrari, alla risoluzione del contratto di gestione del servizio idrico integrato con la multiutility romana Acea, convenzione che era in vigore dal 2003. Tra i sindaci che hanno votato a favore della risoluzione ci sono anche quelli dei centri più importanti come Frosinone, Cassino, Alatri, Ceccano e Sora, che da mesi avevano assunto una posizione di aperto contrasto sulla gestione della società idrica.
Una gestione pesantemente contestata da anni anche dagli abitanti della provincia, che negli ultimi periodi si erano trovati spesso a fare i conti con aumenti di tariffe spesso insostenibili e che hanno creato una situazione di morosità tra le più alte d’Italia. Un voto che spezza l’egemonia della società romana nella gestione degli acquedotti e dell’acqua nel frusinate. Nell’assemblea si è discusso anche degli incrementi tariffari previsti per il triennio 2016-2019, e si è deciso per conguagli meno pesanti rispetto a quelli previsti da Acea con ventisette voti a favore, dodici contrari e quindici astenuti tra i sindaci presenti all’assemblea.
Un voto che ha spaccato anche il Partito Democratico che era per il mantenimento della convenzione: l’indirizzo politico del Pd provinciale era quello di votare contro la risoluzione ma alla fine, proprio il voto dei sindaci Pd dissidenti ha permesso di ribaltare il risultato del voto.
Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha spiegato la vicenda che ha portato alla decisione finale: “fino al 2013, i sindaci avevano omesso di approvare il piano tariffario e quello degli investimenti che il gestore avrebbe dovuto portare avanti, per adeguare la rete idrica ed il sistema fognante, evitando la dispersione di quasi due terzi delle risorse presenti nelle tubature.
Dal 2014 in poi, però, è stato proprio il gestore a non adempiere, ritualmente e tempestivamente, i propri obblighi contrattuali, evitando di versare nelle casse della collettività oltre 21 milioni di euro e compilando bilanci senza le doverose specificazioni sui costi effettivamente sostenuti. Senza contare che, nel capoluogo, sono ancora migliaia le abitazioni che non possono disporre dell’allaccio al collettore pubblico fognante, con evidenti ripercussioni sotto il punto di vista ambientale, a causa dei mancati investimenti del gestore sul depuratore di via Pratillo.
Contemporaneamente, Acea ha provveduto ai distacchi delle utenze ritenute morose, senza ascoltare ragioni e invocando il rispetto di un contratto che, se esiste, deve essere applicato in modo reciproco e non a proprio uso e consumo”.
Ora il percorso ha un iter ben preciso: la revoca del contratto ad Acea prevede un iter transitorio di un anno, nel quale i comuni potranno scegliere tra un sistema di gestione completamente pubblico oppure di bandire una nuova gara per selezionare un nuovo operatore. Un percorso che comunque incontrerà delle difficoltà formali: i sindaci dei comuni interessati si attendono ora i probabili ricorsi da parte di Acea. Il messaggio è comunque chiaro: “recepisco la volontà sovrana della Conferenza dei Sindaci” sostiene il Presidente della provincia di Frosinone Antonio Pompeo. “Mi auguro che la decisione presa sia quella giusta e spero che non si riapra una interminabile stagione di contenziosi. Inizia oggi una fase nuova con dei connotati difficilmente identificabili al momento”.
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