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Un rivoluzionario studio ha confermato quello che in molte sapevamo da tempo per averlo sperimentato sulla nostra pelle: l’uso di contraccettivi ormonali può favorire la depressione.
La conferma viene dagli scienziati dell’Università di Copenhagen che hanno seguito per 13 anni oltre un milione di danesi fra i 15 e i 34 anni. Si tratta del più grande studio del genere, in un campo, quello degli effetti dei contraccettivi ormonali sulla salute mentale femminile, che ha visto scarsissima ricerca negli ultimi 40 anni, nonostante l’allarme rivolto al Congresso americano nel 1970 (qui un articolo in italiano, che non ho avuto modo di verificare nei dettagli). I risultati sono preoccupanti, e confermano le impressioni del 1970.
Il rischio di depressione sale del 23% con gli ormoni a ciclo combinato e del 34% con la pillola progestinica. Nelle adolescenti il rischio sale dell’80% e del 160% rispettivamente. Impianti, cerotti e anelli vaginali aumentano il rischio in percentuali ancora maggiori (1).
I contraccettivi ormonali vengono prescritti in molti casi: dal puro scopo contraccettivo, acne, mestruazioni irregolari o particolarmente dolorose. Ne si fa largo uso nello sport e nell’esercito, soprattutto dei LARCs (contraccezione reversibile ad azione prolungata) per sopprimere temporaneamente le mestruazioni, una scelta che si è rivelata efficace anche per una giornalista del New York Times, la quale esorta le donne ad informarsi sulla possibilità di sbarazzarsi interamente del ciclo quando fa più comodo, salvo poi recuperarlo quando conveniente.
Sono ormai quasi 10 anni che sento parlare di LARCs. La prima volta mi sono stati proposti dal mio ginecologo in Irlanda. Si trattava di un’iniezione o di un impianto sottopelle, e avrei “smesso di avere le mestruazioni. Il tuo corpo penserà di essere sempre un po’ incinta”. Per un attimo pensavo scherzasse e mi fece pensare alle punture dei gatti. Ho rifiutato e ho continuato a usare Nuvaring, senza per altro conoscerne il meccanismo e illudendomi che fosse diverso. Molte università e associazioni mediche americane spingono da anni per l’adozione massiccia dei LARCs, ma lo studio danese mostra chiaramente che questa non è assolutamente la soluzione, specialmente nel caso delle adolescenti, ma non solo.
I soldi e le energie potrebbero essere spesi meglio, sia in caso di dolore ed irregolarità, sia in caso di necessità puramente contraccetive. Se il problema sono mestruazioni particolarmente dolorose, o sbalzi d’umore invalidanti, il rimedio non è sbarazzarsi del ciclo ingannando il corpo, perché esso non ne è la causa (salvo patologie specifiche, si intende). Il ciclo mestruale è materia affascinante, ma purtroppo manca una comprensione diffusa e una vera intimità con esso. Il ciclo è cartina al tornasole di squilibri preesistenti, non causa. Andando a ingannare questo meccanismo innato, naturale e preziosissimo per la nostra salute, ci apriamo potenzialmente a malattie e scompensi, sia mentali che fisici. Storpiando il ciclo dentro a un moto lineare (sopprimendo dunque la naturale ciclicità dei nostri ormoni) non facciamo che danneggiare noi stesse, perché ci priviamo della possibilità di essere libere, ovvero di vivere una vita piena come natura ci ha creato; di individuare che cosa, realmente, stia inquinando i nostri sforzi; che cosa ci faccia bene veramente, e di come metterlo in pratica.
Il dolore è stato una parte importante del mio ciclo mestruale, come la mia ignoranza, fino a qualche anno fa. Viaggiando molto in tutto il mondo, dovendo affrontare riunioni con ministri e funzionari dopo voli di 20 ore, non mi muovevo mai senza antidolorifici. Il dolore era intenso nonostante l’uso dell’anello, e non potevo assolutamente lavorare o vivere senza una dose regolare di pastiglie per 36-48 ore. Da giovane andava pure peggio, dunque mi consolavo.
Poi un giorno la mia nuova ginecologa tedesca mi disse che anche Nuvaring faceva pensare al mio corpo di essere sempre un po’ incinta. Quanto mi sentii fessa! Ma invece di arrabbiarmi con me stessa, mi presi a compassione. Decisi seduta stante che chiuso con gli ormoni, giusto per provare l’ebrezza di non essere sempre “un po’ incinta” e soprattutto perché la dottoressa mi aveva passato un volantino intrigante su Sensiplan, un metodo sintotermico basato su 30 anni di ricerca dell’Università di Heidelberg, totalmente naturale e con un indice di Pearl (l’efficacia, in parole povere) simile a quelli dei contraccettivi ormonali. A tutte le donne che hanno bisogno di un metodo contraccettivo sicuro e rinvigorente per l’autostima, consiglio di informarsi sui cosiddetti metodi basati sulla consapevolezza dei giorni (non) fertili – FAB – di cui Sensiplan è probabilmente il più sicuro, ricercato e completo. In fin dei conti, siamo fertili al massimo 6 giorni al mese. Pagine informative serie in italiano non esistono, che io sappia, e vi rimando a questa (Google Translate pensaci tu, amen).
Feci il corso e mi si aprì un mondo fatto di dieta, digitopressione, respirazione, letture, esercizi vari e cambiamenti alla mia routine, e oggi, già da tre anni, il ciclo non è più doloroso né problematico. Ma non finisce qui! Attraverso una conoscenza del ciclo, i suoi ritmi, i suoi perché, tanto fisiologici quanto culturali, e le sue analogie, ho scoperto una fonte di forza e calma che non pensavo di possedere.
Ne ha giovato tutta la mia vita, personale e professionale, la mia salute, e pure la prima parte del ciclo, quella associata con la forza e la ragione. La seconda parte del ciclo, quella solitamente vissuta come la più problematica, incontrollabile e pericolosa, è diventata la fase ideale per identificare ed eliminare pesi morti, vicoli ciechi, o individui che portano rogne. Può essere inoltre tremendamente produttiva, oltre che ristorativa. So quando le mie immunità sono basse e quando posso permettermi di lavorare un po di più. Mi ammalo meno, e sono più serena. Produco di più e riposo di più. Magia? Fatto sta, il ciclo si è rivelato una risorsa a cui mai rinuncerei.
Se volete saperne di più o se avete segnalazioni da fare, scrivetemi a info.medulla.consult@gmail.com
1. Interessante anche lo studio della Organizzazione Mondiale della Sanità sulla pillola ormonale maschile, che evidenzia: la pillola maschile ha un impatto negativo sul benessere emotivo degli uomini.
Sul Guardian del 28 ottobre (Gran Bretagna), è uscito un altro articolo sui contraccettivi ormonali maschili, nel quale il Prof. Anderson ammette che: “(A)spettarsi che non vi siano effetti collaterali (depressione e mancanza di libido, N.d.R.) è irrealistico. Gli uomini moderni devono comportarsi da uomini se vogliono un contraccettivo efficace” (nell’originale: “modern men need to man up”, che significa più o meno, “che devono tirare fuori le palle”. Ogni commento è superfluo).
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