“Daje Marche”, la ricetta per ripartire dopo il terremoto!
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Sono passati solo pochi giorni dal terribile sisma che ha sconquassato il centro Italia, la terra ancora trema al ritmo di qualche centinaio di scosse al giorno, ma la risposta delle persone non si è fatta attendere. Laddove il terremoto ha colpito forte sono nate bellissime iniziative di ricostruzione e riscatto, di solidarietà e collaborazione. Vi abbiamo già raccontato l’esperienza di Amatrice 2.0, questa volta vi parliamo di Daje Marche, un progetto nato a Tolentino – il centro più grande fra quelli colpiti dal sisma – per aiutare i commercianti della zona e dare forza alla comunità.
In cosa consiste? Costruire in tempi record una piattaforma di e-commerce per permettere a tutte le attività commerciali che hanno subito danni ai negozi o che si trovano in zone molto colpite (dunque poco frequentate) di vendere i propri prodotti online. E, indirettamente, creare una rete fra i commercianti della zona, i volontari, e i creativi digitali.
Abbiamo intervistato Paolo Isabettini, giovane architetto tolentinate e gestore del fablab e coworking locale, nonché ideatore di Daje Marche.
Come è nata l’idea?
L’idea è nata giovedì 3 novembre, a quattro giorni dalla scossa più forte, durante un’assemblea con il sindaco e tutte le attività produttive di Tolentino. È lì che è emersa una preoccupazione comune: tutti i commercianti erano preoccupati perché avevano i magazzini pieni (in molti avevano già fatto gli ordini per il periodo natalizio) ma non sapevano a chi avrebbero venduto i propri prodotti. Il centro di Tolentino, la “zona rossa” attualmente è deserta. Nessuno in giro per le strade, in molti hanno lsciato la propria abitazione inagibile, di turisti neanche l’ombra.
Tu che facevi a quell’assemblea? Sei un commerciante?
In un certo senso. Ho una mia società, Creaticity, con cui fra l’altro ho aperto il fablab Tolentino. Ero quindi presente all’incontro e di fronte a quell’ansia crescente ho provato a vedere il tutto dal punto di vista dell’innovazione. Come possiamo mettere tutto a sistema e far si che le cose riprendano? Mi è venuta in mente l’idea dell’e-commerce, visto che il commercio fisico è fermo e visto che in molti in Italia vorrebbero dare una mano anche economicamente alla zona acquistando i prodotti marchigiani abilitare il commercio a distanza mi è parsa una buona idea. Questo da un lato crea un introito per i commercianti e gli permette di non andare falliti, dall’altro li connette a dei creativi digitali (programmatori, grafici, social media manager) creando innovazione anche nel loro modello economico. Come l’ha chiamato qualcuno, vogliamo creare un “Amazon de noantri”.
In pratica che hai fatto?
Ho lanciato un appello dal mio profilo Facebook in cui davo un appuntamento in un bar molto conosciuto a tutti i programmatori, grafici e creativi che fossero interessati a costruire questa piattaforma. La risposta è stata incredibile. Nel giro di poche ore il mio post è stato condiviso oltre 500 volte. All’appuntamento si sono presentati in 100! Subito dopo l’incontro abbiamo aperto la pagina Facebook che già conta oltre 8000 mi piace. Sulla pagina ci sono due form di partecipazione: il primo come volontario per far parte macchina organizzativa, il secondo come venditore/commerciante.
Quindi c’è stata da subito una grande risposta…
Sì! Siamo ormai arrivati a 150 volontari suddivisi in vari team: ci sono i grafici, i programmatori, i fotografi, i copywriter, gli esperti di comunicazione e marketing, i traduttori e quelli che si occupano di logistica. C’è bisogno, oltre della piattaforma fisica, di un percorso di accompagnamento perché i commercianti che finiranno nell’e-commerce non spesso non l’hanno mai fatto finora. Ognuno avrà un responsabile marketing personalizzato.
Che forma giuridica avrà #dajemarche?
Probabilmente sarà un’associazione, che forse diventerà un’onlus (ma lì i tempi sono più lunghi). Tutto ovviamente senza scopo di lucro. Forse abbiamo anche già una sede, che volutamente si trova in zona rossa, perché un altro messaggio che vogliamo mandare è di non abbandonare il centro storico.
Sui tempi cosa sai dirci?
L’obiettivo è quello di riuscire a vendere per Natale, dunque avere la piattaforma online con i primi 100 prodotti fra una settimana (quindi entro metà novembre, ndr).
Il terremoto porta con sé anche un pericolo di abbandono e disgregazione sociale. Questa iniziativa agisce anche in quel senso?
Certamente! È importante continuare ad operare sul territorio, non fuggire, restare. La “scusa” è quella di rimettere in moto l’economia ma se vogliamo il fine principale è quello di fare associazionismo, ricreare una comunità, come prima e anche meglio di prima. Partendo dal virtuale ma tornando a stare assieme, incontrarsi fisicamente, collaborare.
Sei rimasto sorpreso da questa risposta in termini di solidarietà e aiuto reciproco?
Lavoro con la sharing economy, gestisco un coworking per cui in un certo senso me lo aspettavo. È un segno dei tempi: sono convinto che le persone oggi siano molto più aperte a questo genere di esperienze collaborative rispetto a qualche anno fa. C’è stata una svolta epocale, che forse ha coinciso con la crisi. Ciononostante sono stato sorpreso dalla quantità di persone che hanno condiviso l’iniziativa e che vi hanno aderito. Sapevo che questa cosa poteva attirare ma è stato comunque sorprendente e bellissimo.
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