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Si è aperta ieri a Marrakech la 22esima edizione della conferenza annuale sul clima prevista dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È la prima da quando a Parigi lo scorso anno si è raggiunto l’accordo che punta a contenere l’innalzamento delle temperature globali ben al di sotto dei 2° e il più possibile vicino a 1,5° di incremento.
Da oggi e fino al 18 novembre sul tavolo dei colloqui ci saranno, nel dettaglio, proprio gli obiettivi stabiliti a Parigi, dove i Paesi hanno preso impegni per abbattere le emissioni di gas a effetto serra. I negoziati in Marocco dovranno quindi servire ad assicurare l’impegno concreto e tempi certi, ma anche a garantire un piano per l’erogazione di 100 miliardi di dollari l’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a far fronte ai cambiamenti climatici.
Ad oggi, 100 Paesi tra cui l’Italia hanno ratificato l’Accordo di Parigi, con il superamento delle soglie che ne hanno consentito l’entrata in vigore determinando, di conseguenza, che la prima sessione delle Parti aderenti all’Accordo di Parigi (CMA1) si tenga già nel corso della COP22. Già a Marrakech, dunque, si affronteranno la definizione di regole ed aspetti procedurali, nonché i primi scogli dell’Accordo. La prima settimana sarà dedicata ai tavoli tecnici, mentre nella seconda, da martedì 15 la palla passerà alla politica, con l’arrivo dei Ministri.
“Accelerare le azioni in difesa del clima per trasformare in azioni concrete i contenuti dell’Accordo di Parigi”. È questa l’esortazione di Greenpeace ai governi riuniti per la Cop22, anche se secondo l’United nations environment programme (Unep) il Pianeta si troverebbe a fronteggiare un aumento medio di temperatura doppio rispetto agli obiettivi stabiliti a Parigi, anche in caso tutti i Paesi dovessero confermare il proprio contributo in termini di riduzione delle emissioni.
“Questa differenza tra obiettivi e azioni è un problema che va risolto subito, con tagli delle emissioni più cospicui e veloci per ogni Paese, come evidenziato anche dall’Unep- afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia- occorre dunque che i governi si impegnino per presentare un piano biennale per una diminuzione delle emissioni più rapida e aumentare il supporto a quei Paesi già oggi gravemente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici”.
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