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Una maniera efficace per descrivere il processo di Transizione è quella di immaginarlo come un percorso che coinvolge Testa, Cuore e Mani. Nella pillola precedente Cristiano Bottone, cofondatore di Transition Italia, ci ha parlato della Testa. Adesso parliamo del Cuore. Questa fase fa molto riferimento alla psicologia ed in particolare alla psicologia delle dipendenze e a discipline relativamente nuove come l’ecopsicologia.
L’esperimento della Transizione di basa sulla massima libertà e sulla massima responsabilità di chiunque voglia farne parte: a nessuno viene imposta la conoscenza dello scenario, ma chi vuole deve comprendere le cose per quello che sono, anche nella loro gravità. Solo così si può decidere cosa fare della propria vita e del proprio futuro. Ciò implica quasi sempre una sofferenza, una sorta di lutto: ci vuole tempo per gestire questa fase e sono necessarie empatia, facilitazione, lavoro di gruppo e relazioni. Si sta insomma molto attenti a prevedere spazi in cui il dolore possa essere elaborato.
È interessante notare però che, una volta affrontata la paura, il vero motore della Transizione diventa la scoperta di quanto possa essere produttivo, entusiasmante e rilassante riorganizzare le relazioni tra esseri umani secondo schemi più naturali di quelli che utilizziamo normalmente. Una volta conquistata questa diversa dimensione è davvero difficile voler tornare indietro. Non è la paura delle crisi ma tutte le opportunità che ad un certo punto si cominciano ad intravedere oltre le crisi che fanno sì che la transizione si diffonda.
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