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La Rete delle oltre 1.000 organizzazioni che compongono il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, difendiamo i Territori ha avviato l’attività di elaborazione di una propria Proposta di Legge per l'”Arresto del consumo di suolo in Italia”.
L’intento è quello di portare a compimento un percorso iniziato nell’ottobre del 2011 all’atto della costituzione del Forum stesso e interrotto successivamente in attesa del completamento dell’azione normativa del Parlamento in materia di consumo del suolo agricolo, avviata nel 2012 dal Consiglio dei Ministri del Governo Monti allora in carica, su proposta del ministro Catania, e attualmente giunta in discussione al Senato, dopo molteplici revisioni che il Forum giudica un utile primo passo, ma insufficiente per intervenire con efficacia su quella che deve, invece, essere considerata una assoluta emergenza cui porre rimedio.
Nei giorni scorsi, per questo motivo è stato composto un apposito Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare, che conta al momento 70 persone: architetti, urbanisti, docenti universitari, ricercatori, pedologi, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, giornalisti/divulgatori, psicanalisti, tecnici di primarie associazioni nazionali, sindacalisti, paesaggisti, biologi ecc.
Tra essi, alcuni dei principali esperti nazionali in materia quali Anna Marson, Luca Mercalli, Paolo Pileri, Fabio Terribile, Michele Munafò, Paola Bonora, Paolo Berdini, Luisa Calimani, Giorgio Ferraresi, Tiziano Tempesta, il Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, il segretario nazionale della Fillea/Cgil Salvatore Lo Balbo, il primo Sindaco a “crescita zero urbanistica” Domenico Finiguerra, tecnici di primarie associazioni nazionali.
Il Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico, coordinato da Alessandro Mortarino e Federico Sandrone, si è dato sei settimane di tempo per definire un testo condiviso da tutti i suoi componenti, da sottoporre successivamente all’analisi e all’approvazione delle migliaia di aderenti – individuali e associazioni – al Forum, in modo da poter consentire la sua “validazione” da un gruppo di giuristi tra la fine dell’anno corrente e i primi giorni del 2017.
L’avvio dei lavori è stato accompagnato da una prima bozza di testo normativo, che verrà ora “emendato” da tutti gli esperti e progressivamente arricchito per offrire alle forze politiche, sociali e economiche e a tutto il Parlamento uno strumento in grado di orientare concretamente il comparto edile verso la grande sfida del recupero e riuso di quell’enorme stock di abitazioni vuote, sfitte, non utilizzate esistente nel nostro Paese: circa 7 milioni di opportunità di lavoro che attendono solo un segnale forte di cambiamento.
In Italia il consumo di suolo viaggia alla velocità di 4 metri quadrati al secondo, circa 35 ettari al giorno. Come ha reso noto l’Ispra sulla base di uno studio condotto in Abruzzo e Veneto, la maggior parte del territorio perso è di buona qualità, quello con la maggiore potenzialità produttiva. Inoltre, la copertura artificiale non deteriora solo il terreno direttamente coinvolto ma produce impatti notevoli anche su quello circostante. Un danno che costa all’Italia una cifra che si avvicina al miliardo di euro all’anno: è di 800 milioni il prezzo che gli italiani potrebbero pagare, dal 2016 in poi, per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo degli ultimi tre anni.
“Quando consumiamo suolo – dice Michele Munafò, responsabile del rapporto Ispra – perdiamo la capacità del terreno di produrre alimenti, di filtrare l’acqua, di mitigare gli eventi alluvionali o l’erosione, l’acqua si inquina di più, l’aria peggiora e aumentano le temperature in città. Possiamo quantificare la perdita dei servizi ecosistemici sia dal punto di vista biofisico che economico sui costi di sostituzione, su quanto cioè dovremmo spendere per mantenere lo stesso livello di benessere”.
“Il danno calcolato – continua – sottostima il valore complessivo della perdita di suolo, visto che considera solo una parte dei cambiamenti avvenuti e una parte dei servizi ecosistemici che il suolo ci offre. Alcuni di questi sono difficili da valutare e quantificare: se perdiamo paesaggio, ad esempio, andrebbe calcolato anche quanto perde il turismo”.
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