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Il 22 ottobre, a Rovereto (TN), si terrà presso la sala conferenze della Fondazione Caritro, in Piazza Rosmini, 1, il convegno “Camminando con l’orso. La convivenza possibile e necessaria” organizzato da Federtrek Escursionismo e Ambiente e Lega per l’Abolizione della Caccia – Trentino Alto Adige/Südtirol, di cui Italia Che Cambia è media partner, insieme a Terra Nuova, Biomagazine, La Rivista Trekking&Outdoor e Dolce Vita.
L’obiettivo condiviso di questo incontro, fortemente voluto dalle due associazioni organizzatrici, è informare e educare i fruitori della montagna, “insegnando” loro a muoversi negli ambienti naturali in sicurezza e senza paura, rispettando quelle poche regole di convivenza necessarie per coabitare il territorio, regno incontrastato degli animali selvatici.
Le due associazioni, allo stesso tempo, sperano di coinvolgere e spingere le istituzioni locali a produrre maggior materiale informativo contenente norme comportamentali e consigli utili per aiutare chi dovesse imbattersi in un orso, episodio raro ma possibile. Per proteggere e salvaguardare le specie a rischio sono stati redatti e adottati articolati Piani d’Azione sia per l’Orso bruno marsicano (PATOM), che per quello dell’Arco Alpino (PACOBACE), ma la convivenza tra uomo e orso non ha ancora raggiunto, purtroppo, un equilibrio, anche a causa della controversa attuazione dei piani stessi, che, spesso, sono divenuti motivo di scontro politico e sociale.
I bisogni degli orsi, come di tutti gli animali selvatici, inevitabilmente, finiscono per entrare in conflitto con le necessità e gli interessi percepiti dagli uomini. L’esistenza dell’orso su un territorio è un evento emozionante per molti, ma per l’animale stesso può trasformarsi in serio pericolo, in quanto la sua presenza, spesso, si rivela “scomoda” per altri, alimentando attriti che scatenano la sua spietata caccia. Le popolazioni e le amministrazioni locali vogliono davvero che le nostre montagne siano ancora abitate da questi animali? I fatti di cronaca degli ultimi due anni fanno sorgere qualche dubbio.
Episodi di avvelenamento, l’ultimo, quello dell’orso ritrovato morto il 21 marzo scorso, in Val di Non, l’uccisione di Daniza rea di aver difeso i propri cuccioli come farebbe una mamma di qualsiasi specie, la caccia all’orsa KJ2 braccata per quasi un anno e della quale si sono perse misteriosamente le tracce, continuano a infiammare gli animi e a preoccupare – non poco – l’opinione pubblica.
Gli orsi hanno bisogno del nostro aiuto. Cosa possiamo fare e quali atteggiamenti possiamo adottare per assicurargli la sopravvivenza? A queste e a molte altre domande risponderanno tecnici e rappresentanti di associazione a tutela dell’orso presenti al convegno: Roberto Marchesini, Etologo, fondatore della Scuola Internazionale Uomo-Animale (SIUA), Davide Celli, Presidente dell’Ass. Legio Ursa, Daniele Valfré, dell’Ass. Salviamo l’Orso, Alessandra Di Lucca, avvocato di fiducia delle sezioni OIPA di Trento e Bolzano, Luisa Tamanini, vicesindaco del Comune di Garniga Terme (TN), Francesco Mongioì, Comitato per l’Orso Trentino AltoAdige/Südtirol e Caterina Rosa Marino, Ass. LAC – Trentino AltoAdige/Südtirol. A chi ha bisogno di argomentazioni di carattere utilitaristico e scientifico, si può dire che uno dei motivi importanti per cui sostenere i plantigradi è che sono considerati specie ombrello, in altre parole la loro conservazione comporta indirettamente quella di molte altre specie dell’ampio ecosistema che abitano.
Credo, invece, che se proviamo a scavare nei nostri valori remoti o ci lasciamo semplicemente guidare dall’innata e dimenticata empatia, la scelta di agire, per la salvezza delle altre specie, sarà guidata da motivazioni che vanno oltre il semplice principio del tornaconto della nostra specie.
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