21 Ott 2016

Amatrice 2.0, resilienza e collaborazione per la rinascita dopo il terremoto

Scritto da: Veronica Tarozzi

Sostenere le comunità locali attraverso i metodi delle Transition Town e della permacultura per favorire una rinascita ecologica e solidale delle zone colpite dal terremoto. È questo l'obiettivo del progetto Amatrice 2.0, nato il giorno stesso del sisma con l'intenzione di supportare la popolazione anche dopo la fase di emergenza, cercando di far sviluppare la capacità di resilienza e di collaborazione.

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È ancora fresco il ricordo delle drammatiche immagini del terremoto che il 24 agosto scorso ha devastato decine di comuni del centro Italia, uccidendo quasi 300 persone. Amatrice 2.0 è un progetto che crede in una rinascita ecologica e solidale del comune laziale tra i più danneggiati dal sisma (e pensare che giusto un anno fa, Amatrice era entrata nel club dei Borghi più belli d’Italia!) e dei comuni limitrofi. Abbiamo intervistato Roberto Salustri, che tramite Reseda Onlus coordina il progetto con la collaborazione del movimento delle Transition Towns (TT) e dell’Istituto Italiano di Permacultura (IIP).

Amatrice dopo il terremoto del 24 agosto 2016

Amatrice dopo il terremoto del 24 agosto 2016

Cos’è Reseda e qual è il suo scopo?

Reseda è una cooperativa equo-solidale, nata nel ’99 con lo scopo di creare progetti tesi a dimostrare che è possibile favorire un’economia ecologica e allo stesso tempo rapporti di solidarietà e d’uguaglianza sociale. Siamo già intervenuti a seguito del terremoto de L’Aquila ed abbiamo portato avanti vari progetti in Africa e a Cuba.

Quando è nato il progetto Amatrice 2.0 e perché?

Amatrice 2.0  è nato il giorno stesso del terremoto, trovandoci già in loco subito dopo per offrire soccorso alle persone che erano ancora intrappolate sotto le macerie; durante quest’esperienza abbiamo deciso di portare avanti questo progetto per aiutare la popolazione anche dopo la fase d’emergenza.

Dopodiché sia la rete di Transition Italia, sia L’Istituto Italiano di Permacultura ci hanno offerto la loro collaborazione e così insieme a loro stiamo organizzando gli aiuti alla popolazione.
In particolare con il movimento delle TT ci occupiamo del supporto alla popolazione locale cercando di far sviluppare la capacità di resilienza e di collaborazione, mentre con l’IIP offriamo il supporto tecnico per il design in permacultura delle aziende agricole montane e per i paesi
colpiti dal sisma.

Cerchiamo di fare in modo che la ricostruzione venga impostata subito sull’ecologia e sulla solidarietà, desideriamo che le comunità diventino resilienti e riescano quindi ad affrontare questo dramma più facilmente. Diversamente si assisterebbe facilmente allo svuotamento di questi territori, cosa che già in realtà sta succedendo: molte persone sono già andate via, ma molte vogliono tornare e così, se trovano un progetto di questo tipo, magari tornano anche più volentieri.

Facciamo in modo di attivare delle reti locali di auto-aiuto e di far collaborare gli abitanti tra loro, in modo che quando ce ne dobbiamo andare (essendo volontari, durante la settimana lavoriamo e spesso andiamo ad Amatrice solo nei fine settimana) possano comunque contare l’uno sull’altro. È quella che noi abbiamo chiamato la “rete di sicurezza”, così che anche senza il nostro aiuto le cose possano andare avanti.

Roberto Salustri tra le macerie di Amatrice

Roberto Salustri tra le macerie di Amatrice

Ci sono lacune a livello di aiuti governativi?

Purtroppo sì: gli aiuti governativi non raggiungono il 100% della popolazione.
Lo vediamo quotidianamente quando andiamo che ci sono zone più o meno seguite. Per esempio questo weekend siamo andati a trovare delle signore anziane che praticano un’agricoltura di sussistenza e vivono in montagna e le abbiamo trovate in una situazione drammatica in cui non avevano più cibo o lo stavano finendo e soprattutto non avevano nessuno a cui rivolgersi, essendo rimaste completamente isolate. Abbiamo dato loro cibo e mangime per gli animali. Siamo riusciti a trovarle semplicemente parlando con le persone dei paraggi.

Ci sono pure molti casi in cui le persone potrebbero farcela da sole, però poi i meccanismi governativi non permettono loro di usare la sinergia adeguata. Per esempio molte associazioni hanno messo a disposizione delle casette, dei moduli abitativi temporanei, ma i Vigili Urbani bloccano queste iniziative dicendo che è “abusivismo edilizio”, cosa assurda perché si tratta di piccoli container che si prendono e si portano via. Da quello che abbiamo saputo la Protezione Civile nazionale porterà dei moduli abitativi che sono costati un patrimonio (circa 1.700 € al mq, praticamente quanto una casa ricostruita) e non permettono invece agli abitanti di trovare soluzioni alternative e soprattutto in tempi più rapidi. Usano fondi pubblici per comprare tutto nuovo, piuttosto che utilizzare soluzioni che costerebbero una frazione, sia in termini di costi che in termini di tempo per ottenerle.

Un altro problema è l’eccessiva burocrazia e come dicono anche gli abitanti del posto: mancano persone che si prendano la responsabilità di dire sì a qualche iniziativa locale (mi ricordo invece per esempio che a L’Aquila il sindaco diede un permesso speciale per 3 anni per chi volesse usufruire di soluzioni abitative come quelle delle associazioni di cui parlavo prima). Il problema è che non è proprio prevista una sinergia tra la popolazione civile/le associazioni e la Protezione Civile. Le leggi non sono fatte per poter usufruire di queste sinergie.

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Poca sinergia tra Stato e cittadinanza attiva quindi, ma si va avanti lo stesso, giusto?

Assolutamente sì, pensa ad esempio che, sempre dei volontari hanno creato un sito internet dove vengono caricate tutte le informazioni necessarie per coordinare al meglio le azioni di aiuto e le operazioni che portano avanti le associazioni. Se hai delle segnalazioni da fare, vuoi leggere gli aggiornamenti, venire a conoscenza di determinati alloggi, puoi consultare il sito. Li abbiamo subito contattati perché appunto il sito che hanno creato ti permette di avere le mappe, di sapere chi ha bisogno di cosa, o chi vorrebbe offrire qualcosa; insomma un’iniziativa estremamente utile che è nata anch’essa dal basso.

A dispetto della mancata sinergia tra Stato e cittadinanza attiva, tra noi volontari si è instaurata una bella collaborazione. Ad esempio con le Brigate della Solidarietà che incontriamo spesso perché come noi, stanno sul territorio e parlano con la gente ed è spesso proprio quella la cosa più importante. Molti progetti nostri nascono così, spontaneamente, andando in giro per il territorio e facendo due chiacchiere con le persone. In questo modo riusciamo a far incontrare i fabbisogni con le persone che vogliono fare o dare qualcosa. Quindi ad esempio lo scorso fine settimana è nato il progetto della “patata bio solidale” incontrando dei contadini che producono patate biologiche, che ci hanno raccontato che avendo perso tutti i turisti non hanno più a chi venderle.

Sono piccole realtà, non è che vendono nei supermercati, magari hanno solo 10 quintali di patate che prima vendevano direttamente alle persone che visitavano quei luoghi, ora non andandoci più nessuno non hanno più mercato. Allora ci siamo proposti di fare in questo modo quando andiamo a fare le missioni: compriamo le patate e le portiamo a valle, quando le vendiamo tutte ne prendiamo altre e andiamo avanti così. Abbiamo dei volontari che si sono offerti di portarle ai Castelli Romani, a Roma etc., c’è chi addirittura le ha portate a Cuneo. Abbiamo sparso la voce sulle patate dei contadini di Amatrice ed abbiamo visto che molte persone sono pronte ad aiutarli comprandole: visto che il ricavato serve appunto per sostenerli, la gente le acquista volentieri. Non sono patate certificate biologiche, ma si tratta di patate che vengono coltivate con metodi naturali e senza l’uso di alcuna sostanza chimica (come l’esperienza di Genuino Clandestino).

Inoltre gli aiuti da parte delle associazioni non governative e della cittadinanza arrivano per fortuna da ogni parte, ad es. arriverà in questi giorni grano dalla Sicilia e dal Piemonte, dall’ Istituto Italiano di Permacultura stanno arrivando cereali, donazioni e quant’altro; poi sono arrivati volontari da tutta Italia: Livorno, Milano, Bolsena, Napoli, dalla Sicilia.

Certo che se ci fosse un po’ più di sinergia tra i volontari e, ad esempio, la Protezione Civile sono sicuro che avremmo meno difficoltà ad aiutare. Per esempio adesso dovremo portare tanto fieno nei territori montani e avremmo bisogno di un posto dove poterlo stipare temporaneamente, aspettando che i contadini lo vengano a prendere; un problema logistico che speriamo di poter risolvere con le nostre forze o magari insieme ai Comuni.

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Come possiamo aiutarvi?

Servirebbe davvero l’aiuto di tutti. Lo scorso weekend, ad esempio, abbiamo raccolto e pulito delle patate, che è una cosa che possono fare tutti; ma anche parlare con le persone lo possono fare tutti, anche perché noi, prima di entrare in azione, spieghiamo ai volontari come ci si muove, poi prima vengono con noi e vedono come ci muoviamo ed in seguito possono anche aiutare da soli.

Ma molti riescono a darci una mano anche senza venire sul posto organizzando raccolte-fondi, parlando del progetto alle persone anche grazie ai social network; quindi comunque c’è una modalità di lavoro che non è per forza quella del volontario che viene lì sul posto ed anche di chi non è specializzato, anche se naturalmente e fortunatamente ci sono anche loro: infermieri, agronomi, psicologi, etc. Ma in questi casi di calamità naturali c’è talmente tanto da fare che qualsiasi persona può aiutare e il suo aiuto sarà sempre utile a qualcuno, l’importante è non lasciare la popolazione da sola. Noi cerchiamo di fare prevalentemente questo e loro sanno che su di noi possono contare.

Per ulteriori aggiornamenti sulle azioni intraprese in seno al progetto Amatrice 2.0 potete visitare la pagina facebook: https://www.facebook.com/reseda.onlus/

Per partecipare: https://amatriceduepuntozero.wordpress.com/partecipare/

Per donazioni: https://amatriceduepuntozero.wordpress.com/donazioni/

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