Seguici su:
Il Castello dei Conti Guidi, Palazzo Giorgi, l’Ospedale Medievale, l’Abbazia di San Fedele, sono alcuni dei luoghi di questo percorso d’arte.
Poppi Deposito d’Arte 2016 è l’edizione #numerouno, il secondo appuntamento dopo l’edizione zero dello scorso anno, di un incontro internazionale di artisti dedicato alla ricerca artistica e insieme alla promozione culturale del territorio del Casentino.
Il tema di quest’anno, filo conduttore di una esposizione “diffusa” dove le opere dialogheranno con le vestigia del passato, è l’Antropocene, l’era in cui viviamo
La Treccani riporta: “Antropocène s. m. – Termine divulgato dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen, per definire l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre, inteso come l’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche in cui si svolge ed evolve la vita, è fortemente condizionato a scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana. L’era in cui viviamo (oggi definita Olocene e iniziata circa 12.000 anni fa) in cui la natura non è certo più selvaggia e incontaminata, ma è piegata dall’uomo alle sue esigenze, con cambiamenti visibili persino dallo spazio.
“Il 2016 potrebbe essere l’anno in cui la comunità scientifica deciderà che l’età contemporanea è l’epoca dell’Antropocene, poco importa se l’inizio sarà collocato nel 1765, quando Watt avviò la prima macchina a vapore, oppure nel 1945, con lo scoppio della prima bomba atomica su Hiroshima. Quello che è chiaro a tutti è che viviamo in un mondo che sta cambiando velocemente, molto più in fretta di un tempo, e in cui i cambiamenti sono conseguenze dell’opera umana. Potremmo anche definirla l’era dell’Eterogenesi dei fini, in cui l’uomo per perseguire il progresso sta preparando la distruzione del proprio habitat, proprio ricercando una vita migliore, i cui risultati però ci offrono un futuro prossimo, ormai presente, peggiore. Al di là degli aspetti negativi, quella in cui viviamo è certo l’epoca dell’uomo, dei suoi manufatti, del suo segno indelebile sul mondo in cui viviamo. Così dell’Era dell’Antropocene fanno anche parte l’ecologia, la ricerca scientifica, la tecnologia, i miglioramenti nella nostra vita quotidiana, la possibilità di viaggiare in territori sempre più lontani, i progressi tecnici e tecnologici. Che connessione ha tutto questo con l’arte, con gli artisti e con gli operatori? Prima ancora della Land Art, prima del Pop, prima delle immagini di edifici industriali in funzione o abbandonati, di oggetti di consumo, di icone del quotidiano, l’arte ha ritratto la natura e l’ambiente sociale sempre e comunque. L’arte contemporanea ha oggi, tra tanti ruoli, quello di illuminare angoli oscuri, di consegnarci una prospettiva diversa, inconsueta, inaspettata sul mondo. Se vogliamo l’Arte Contemporanea è una dei più evidenti figli dell’Antropocene. L’Arte ritrae, ricrea, celebra l’uomo, anche quando lo critica, ponendolo al centro del mondo: anzi, più critica le storture che ci accompagnano nella quotidianità e che mettono in pericolo il futuro nostro e dei nostri figli, più evidenzia e sottolinea la preminenza dell’uomo sul mondo. Apocalittici o integrati, gli artisti vivono il mondo contemporaneo e lo svelano a tutti noi. La creazione contemporanea non può esimersi dal confronto con l’uomo e con la sua influenza sul pianeta: in un periodo dominato dall’istantaneità, dal tutto e subito, dalla tattica molto più che dalla strategia, ciò significa dedicarsi all’idea, al progetto, agli orizzonti di senso in cui si colloca la creazione artistica. Poppi 2016 offre ai partecipanti un luogo perfetto per ragionare su tutto questo, in un ambiente certo toccato e modificato dall’uomo, ma ancora con spazi di “pensiero lungo” e con tempi che sembra provengano dal passato: il tempo di fermarsi, di rilassarsi, di riflettere. Perchè Antropocene è per noi anche arte contemporanea, è creatività, è sforzo di vivere il mondo lontano dalle ansie e dalle velocità imposte.”
Questa è la spiegazione sul tema che racconta il progetto ideato da Natalia Carrus , con la direzione artistica di Alessandro Stillo, allestimento e grafica di Marcella Roseo e realizzato dall’Associazione Culturale Bazar Project.
Nei tre giorni dell’evento Poppi ospiterà artisti e opere, critici e riflessioni, associazioni e enti territoriali, per “far dialogare le vestigia medioevali e le opere contemporanee con grande rispetto e delicatezza, depositando i manufatti contemporanei tra le pietre del passato senza sovrapporsi alla loro storia”.
Partecipano anche i centri di terapia occupazionale Tangran e Pesciolino Rosso, gestiti rispettivamente a Rassina e Pratovecchio a cura dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino, e che spesso dedicano parte delle loro giornate alle attività artistiche realizzando lavori e mostre di notevole successo e richiamo.
Ecco il programma dell’evento:
Venerdì 16 settembre ore 19 apertura; alle 19.30 Performance degli artisti al Castello di Poppi. Dalle 20.30 “Antropo/cena” all’Ospedale Medioevale.
Sabato 17 settembre alle 16 Simposio al Castello di Poppi, alle19 Performance musicale al Castello di Poppi. Fino al 16 ottobre Esposizione delle opere al Castello.
Partecipano i seguenti artisti: Frederic Arditi, Maura Banfo, Antonio Bardino, Mario Bettazzi, Flavia Bigi, Marité Bortoletto – Silvia Martini – Micaela Spinazzé, Lord Anthony Cahn, Marco Calò, Natalia Carrus, Annalisa Cattani, Arno Clemente-Jacques, Andrea d’Amore, Rä Di Martino, Stefania Fersini, Paolo Grassino, Jerome Gruet, Silvia Iorio, Hilario Isola, Jago, Carlo Lanini, Paolo Leonardo, Andrea Massaioli, Elena Milani, Ernesto Morales, Marco Parente, Daniele Ratti, Fabrice Robin, Piergiorgio Robino e Andrea Sanna – Nucleo, Luigina Sestini, Tatiana Stadnichenko, Carlo Trucchi, Sacha Turchi, Marko Velk, progetti Oltre conFine e ManifestArti, Pesciolino Rosso & Tangram. Inoltre: Luca Baldassari, Marzia Capannolo, Serena Marinelli, Giangavino Pazzola, Annalisa Puleo, Marco Tulli.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento