29 Ago 2016

Salvare una piccola ape: un’azione dovuta a tutte le specie

Scritto da: Tamara Mastroiaco

Prendersi cura di un animale in difficoltà è un nostro improrogabile dovere. Soccorrere un’ape è un gesto di amore e gratitudine verso questa straordinaria specie amica dell’uomo che, a causa della nostra visione antropocentrica, sta scomparendo dalla terra.

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Le continue storie di violenza su animali ci intrappolano in stati d’animo negativi, rafforzando la nostra sensazione di impotenza di fronte a tanta ingiustificata violenza. Fortunatamente, ogni tanto, spunta fuori un racconto delicato e inaspettato che, come un rimedio della nonna, si prende cura di noi con semplicità, regalandoci una dolce pausa. La storia di DontSugarcoatit, un utente di Imgur, servizio di hosting immagini, è una di queste: “Ieri, ho salvato un’ape che stava morendo annegata. Ho aspettato che le sue ali si asciugassero prima di darle un po’ di acqua e zucchero. Poi allegramente è volata via. Mi piacciono tantissimo le api!”.

 

Foto di Geoffrey Williams

Foto di Geoffrey Williams


Il suo gesto, incredibilmente gentile, ha salvato la vita a un altro essere vivente, ingiustamente “odiato” da tantissime persone. Quasi tutti i bambini e gli adulti, quando hanno un incontro ravvicinato con questo animaletto alato, per la paura di essere punti, cominciano a correre, gridare, agitando in aria le mani per scacciarlo. In realtà, se restiamo fermi, scopriamo che le api fanno un giretto intorno a noi per poi proseguire la loro danza verso fiori migliori. L’immobilità ci permette anche di osservarle meglio e meditare sulla loro pericolosità: tra le due specie, non è l’ape quella nociva, ma l’uomo, con i suoi comportamenti sconsiderati e il suo pensiero antropocentrico. Se proprio non riusciamo semplicemente ad apprezzare questo straordinario e affascinante insetto, dalla vita sociale complessa, per quello che è, una specie diversa dalla nostra, con gli stessi diritti di abitare questa terra, cerchiamo almeno di guardarlo come un prezioso alleato che garantisce anche la nostra sopravvivenza, essendo l’ape considerata dagli scienziati e ricercatori l’insetto più utile alla specie umana.

 

 

Le attività svolte da queste instancabili lavoratrici, a differenza di quelle messe in atto dall’uomo, non depauperano l’ambiente ma lo arricchiscono, favorendo l’impollinazione di numerose piante. Le api hanno un ruolo fondamentale nel nostro sistema alimentare globale. La loro presenza garantisce la conservazione della gran parte della biodiversità vegetale; senza di esse, potremmo dire addio a tutte le specie di colture impollinate. Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api. E’ noto quanto siano preziose, sappiamo che stanno scomparendo con il rischio di perdere il loro vivace ronzio che rallegra il silenzio di campi e giardini, eppure, nonostante tutto, gli uomini non fanno nulla per garantire la vita a questi animali.

 

Negli ultimi dieci anni, la popolazione delle api è scesa drasticamente, stiamo assistendo, giorno per giorno, a un’ecatombe senza ritorno. L’origine della quasi scomparsa delle api in molte parti del mondo va imputata interamente all’uomo. Le cause naturali, quali acariosi o virus, hanno un peso nel sistema, ma i principali killer sono i pesticidi e gli insetticidi usati in agricoltura, che contribuiscono in modo incisivo alla Sindrome dello spopolamento degli alveari.

 

Foto di Sara Simpkins

Foto di Sara Simpkins


 

Uno studio pubblicato su PlosOne  e condotto dall’Università di Nottingham ha dimostrato che l’insetticida imidacloprid, un neonicotinoide, sarebbe in grado di provocare alterazioni del DNA delle api, riducendo la loro vita. La prova schiacciante è che laddove l’utilizzo è stato sospeso in via preventiva, la mortalità delle impollinatrici è nettamente calata. Un’altra ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B,  guidata dall’Università di Berna, mostra come i pesticidi largamente usati nelle colture, non uccidono direttamente i fuchi ma influiscono sulla loro capacità riproduttiva, riducendone la fertilità o uccidendoli prima che essi raggiungano la maturità sessuale per accoppiarsi.

 

Da un altro studio pubblicato su Nature Communication, seguito dalla Purdue University è emerso che tutte le piante da cui le api raccolgono il polline sono contaminate da pesticidi, anche se non trattate direttamente. La ricerca ha esteso la denuncia: le fonti di avvelenamento per le api non arrivano solo dai pesticidi usati nell’agricoltura intensiva, ma anche da quelli usati in giardino, negli orti o nei piccoli appezzamenti, come, per esempio, i piretroidi.

 

 

Non c’è più tempo per aspettare che le autorità competenti e i governi facciano il loro dovere, vietando l’uso dei pesticidi e insetticidi dannosi per gli animali, l’ambiente e la salute umana. Tutti abbiamo il dovere di salvare questi straordinari animali. Cominciamo allora la rivoluzione dal basso, partendo proprio dalle nostre case, dalle nostre azioni quotidiane. Costruiamo loro rifugi, seminiamo i loro fiori preferiti  per fornirgli il polline necessario per nutrirsi. Partecipiamo a tutte le campagne e petizioni, coinvolgendo amici, parenti e conoscenti, e, soprattutto, documentiamoci, snobbando tutti i prodotti forniti dalle multinazionali che antepongono i propri interessi, alle vite umane, animali e vegetali.

 

 

 

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