#Visione 2040 – Ambiente: uscire dalla cultura antropocentrica, verso il consumo di suolo zero
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Quando parliamo di ambiente, di terra, di ecosistemi, stiamo parlando dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e con cui ci laviamo, innaffiamo i terreni, del cibo che mangiamo. La retorica che vede l’ambientalista come colui che si preoccupa di salvare gli orsi polari, o il pappagallo della foresta amazzonica ha segnato il suo tempo. Non è in corso nessuna battaglia per salvare la natura, piuttosto l’obiettivo è garantire a noi esseri umani la possibilità di continuare a vivere in condizioni buone su questo pianeta.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Vista da questa prospettiva la situazione ambientale in Italia e nel mondo non è delle più rassicuranti.
Come prima riflessione possiamo affermare che molti degli squilibri e degli scompensi che l’uomo ha causato all’interno degli ecosistemi nascono da una filosofia antropocentrica che vede l’uomo come una figura che sta al di sopra o al di fuori dei cicli naturali.
A causa della storia urbanistica italiana le città sono cresciute privilegiando l’automobile ai mezzi pubblici e la crescita del settore delle costruzioni alla tutela dell’ambiente e della qualità spaziale. Oggi ci troviamo di fronte a città in forti difficoltà in termini di qualità dell’aria, di consumi energetici, di gestione dei rifiuti, ma anche e soprattutto di gestione dell’ambiente urbano e delle risorse pubbliche per migliorarlo. Il consumo di combustibili fossili (soprattutto petrolio e gas naturale) è elevatissimo. Molta energia finisce inoltre sprecata per via della mancata efficientazione degli edifici: le perdite di calore attraverso i tetti, le pareti e le aperture sono enormi, rispetto alle possibilità di contenimento reali.
Per quanto riguarda l’alimentazione, anche in Italia si rileva un consumo di carne troppo elevato.
Un concetto come quello di rifiuto, inesistente in natura, è diventato per l’uomo contemporaneo uno dei più grossi problemi da risolvere. Nel nostro Paese solo il 30% dei rifiuti viene raccolto e avviato al riciclo, infrangendo le prime tre R e allontanandoci dagli obiettivi fissati a livello comunitario. In Italia le discariche costituiscono ancora la via principale per smaltire i rifiuti, modalità che alimenta affari illeciti e impedisce lo sviluppo di un ciclo virtuoso fondato su riciclaggio e prevenzione oltre ad essere una pericolosa fonte di inquinamento.
Il consumo di suolo (soil sealing) in Italia ha avuto accelerazioni molto significative, portando il nostro paese a percentuali di occupazione del suolo superiori al tasso medio europeo. Secondo Ispra nel 2015 vengono cementificati 7mq al secondo, 50/60 ettari al giorno. Nel 2015 il 7% della superficie italiana (pari a circa 21 mila chilometri quadrati) è cementificato, asfaltato, impermeabilizzato per la costruzione di edifici e di infrastrutture e non risulta più disponibile per l’agricoltura o per la crescita dell’erba e degli alberi. Negli anni ’50 era il 2,7%, nel 1998 il 5,8%. Si tratta di un percentuale addirittura quasi doppia rispetto alla media europea.
L’Italia è il primo produttore di cemento e il primo cementificatore d’Europa. Il fenomeno dell’abusivismo edilizio dal 1948 ad oggi ha ferito il territorio con 4,5 milioni di abusi edilizi (75 mila l’anno, 207 al giorno), favoriti da sciagurati condoni edilizi che hanno fatto incassare allo Stato l’equivalente di 15 miliardi di euro d’oggi per poi doverne spenderne 45 in oneri d’urbanizzazione.
Il mar Mediterraneo è un mare ricco di biodiversità, ma al tempo stesso fragile. Una prima problematica è rappresentata dalla pesca eccessiva: circa 1.500 tonnellate l’anno (trend in calo), con una gestione decisamente scadente: circa l’80% delle specie ittiche di interesse commerciale non ha una valutazione adeguata della sua popolazione e dove tale valutazione esiste risulta che il 60% della delle popolazioni è pescata al di là dei limiti di sicurezza.
Un altro gravissimo fattore di rischio per il Mediterraneo è rappresentato dall’estrazione e il trasporto del petrolio. In ogni momento circolano sul Mediterraneo circa 2000 navi, 300 delle quali sono petroliere o trasportano idrocarburi. Questo traffico è alla base dell’elevato numero di incidenti che secondo l’UNEP hanno causato lo sversamento di 55.000 tonnellate di idrocarburi nel Mediterraneo negli ultimi 15 anni.
In generale l’inquinamento da attività industriali, agricole e dagli insediamenti abitati è uno dei principali problemi. L’isolamento del mediterraneo amplifica questi fenomeni e alle fonti di inquinamento lungo le coste si aggiungono quelle dell’entroterra che comunque scaricano nei fiumi che si versano nel mediterraneo. Anche il turismo ha avuto un ruolo notevole nel degrado delle zone costiere, per via di uno sviluppo urbano rapido e incontrollato e la stagionalità dei flussi turistici che produce picchi di produzione di rifiuti; inoltre il turismo si concentra in zone di interesse paesaggistico causando una seria minaccia per l’habitat delle specie a rischio (es. foca monaca e tartarughe marine).
COSA POSSO FARE IO?
CITTADINE E CITTADINI – E’ importante privilegiare lo spostamento con i mezzi pubblici o con la bicicletta, rispetto all’auto privata, quando è possibile. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, una buona pratica possibile è rendere il più possibile efficienti le proprie abitazioni.
Per quanto riguarda il consumo di suolo, votare programmi politici in cui c’è riscontro sullo stop al consumo di suolo. E poi fare pressione ai politici, chiedere riscontro ai sindaci. In generale, cercare di far circolare il più possibile le informazioni: la rete oggi consente la circolarità delle buone pratiche, delle utopie concrete, delle azioni dei comuni virtuosi.
PROFESSIONISTA/IMPRENDITORE – Fare l’imprenditore oggi significa lavorare con grande generosità sociale e reinvestire una parte di quello che si accumula non solo nell’impresa personale (o men che mai in finanza) ma nel territorio. Dunque un imprenditore potrebbe investire nella riqualificazione e nel recupero dei centri storici e non in nuove costruzioni in aree agricole, così come consociarsi con altre imprese e sperimentare modelli di blue economy e economia circolare.
POLITICHE E POLITICI – Per quanto riguarda l’ambito politico, una buona azione iniziale sarebbe la pianificazione di orti e coltivazioni urbani, più in generale istituire “laboratori urbani” dove venga garantita l’informazione e la partecipazione della cittadinanza e che consentano di gestire le strategie di trasformazione. Fondamentale è non far prevalere l’interesse di partito sul bene comune, approvando piani regolatori a crescita zero. Introdurre inoltre campagne di sensibilizzazione nelle aree affette da variazioni del ciclo idrologico (eventi estremi di precipitazione, siccità, variabilità degli afflussi, ecc.) e disseminare informazioni sull’esistenza di buone pratiche in campo agricolo e industriale.
GLI ESEMPI
Sono numerose le Associazioni e le organizzazioni che da anni, in Italia, si occupano di divulgare la cultura del vivere secondo natura, di riunire i comuni virtuosi nell’ambito delle buone pratiche e nella salvaguardia del Paesaggio.
L’associazione AnimaTerrae si prefigge di divulgare la cultura del vivere secondo natura, creando il minor impatto possibile, autoproducendo e riciclando materiali, impegnandosi nel continuo studio e approfondimento di stili di vita alternativi e socialmente accettabili, attuabili anche in piccolo, in campagna come nelle proprie abitazioni in città, per affrontare piccole-grandi questioni, dall’aspetto ludico per grandi e piccoli, al giardinaggio, alla cosmesi, al mangiar sano.
La rete dell’Associazione Comuni Virtuosi riunisce le amministrazioni locali che in Italia portano avanti politiche virtuose nei campi della gestione dei rifiuti, dell’efficienza energetica della sostenibilità ambientale.
Il Forum Nazionale “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” è un aggregato di associazioni e cittadini di tutta Italia (sul modello del Forum per l’acqua pubblica), che, mantenendo le peculiarità di ciascun soggetto, intende perseguire un unico obiettivo: salvare il paesaggio e il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio.
Grazie a…
I partecipanti del Tavolo Ambiente: Guido Della Casa – Ecologia Profonda | Domenico Finiguerra – Salviamo il Paesaggio | Serena Maso – Greenpeace | Paolo Pileri – Politecnico di Milano e Progetto VENTO | Chiara Pirovano – WWF.
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