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“Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile”.
Leggo questa frase sul pannello d’accesso alla Reggia in modo distratto, colpa della smaniosa voglia di entrare alla mostra. Non vedo l’ora di osservare da vicino le opere di uno dei fotografi più famosi al mondo: Steve McCurry.
Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea ed è un punto di riferimento per molti, soprattutto giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo. In ogni suo scatto è racchiuso un complesso universo di esperienze ed emozioni e molte delle sue immagini sono conosciute in tutto il mondo.
Con oltre 270 foto di grande formato, questa rassegna, allestita nell’imponente Citroneria delle Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria, è la più ampia e completa tra le mostre che sono state dedicate al grande fotografo americano. Vi sono esposte le fotografie più famose, scattate nel corso della sua carriera più che trentennale, ma anche alcuni lavori più recenti e altre foto non ancora pubblicate nei suoi numerosi libri.
Il percorso di visita si apre con una sezione inedita di foto in bianco e nero, scattate da Steve McCurry tra il 1979 e il 1980 nel suo primo reportage in Afganisthan, dove era entrato insieme ai mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica.
In quel paese è tornato numerose volte e da quel paese proveniva la ragazza che ha fotografato nel campo profughi pakistano di Peshawar, diventata ormai una icona assoluta della fotografia mondiale, ma anche un simbolo della speranza di pace che sembra impossibile in un mondo agitato da guerre ed esodi di massa.
Il progetto espositivo curato da Biba Giacchetti propone un lungo viaggio nel mondo di McCurry, dall’Afghanistan all’India, dal Sudest asiatico all’Africa, da Cuba agli Stati Uniti, dal Brasile all’Italia, attraverso il suo vasto e affascinante repertorio di immagini, in cui la presenza umana è sempre protagonista, anche se solo evocata. Nel sorprendente allestimento di Peter Bottazzi questa umanità ci viene incontro con i suoi sguardi in una sorta di girotondo dove si mescolano età, culture, etnie, che McCurry ha saputo cogliere con straordinaria intensità.
Intensità dei luoghi e centralità delle persone contraddistinguono anche i 40 suggestivi scatti, esposti nella parte centrale della mostra e realizzati da McCurry in Africa, America Latina e Asia nell’ambito di ¡Tierra!, il principale progetto di sostenibilità realizzato da Lavazza e da lui sposato con grande passione, condividendone i valori e documentando con il proprio stile inconfondibile i volti delle comunità coinvolte.
L’obiettivo di Steve ha saputo raccogliere immagini di grande poesia, nei luoghi del mondo dove la vita è più difficile, ma anche nelle città italiane, da Venezia a Cinecittà. Ma ha saputo documentare anche le atrocità della violenza e della guerra, di cui, purtroppo, l’umanità sa rendersi protagonista, dalle Torri gemelle alla guerra del Golfo, dal conflitto in Afghanistan al Giappone dopo lo tsunami, dai bambini soldato al dolore degli ospedali (1).
Ripenso alla frase letta all’ingresso della mostra, e mi accorgo di come in un solo pomeriggio mi senta un po’ come se avessi viaggiato con Steve, abbia conosciuto persone, sentito odori e profumi da tutto il mondo, grazie alla magia dei suoi scatti.
- Dalla cartellonistica della mostra “Il mondo di Steve McCurry”
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