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Il 9 e 10 luglio si è tenuta a Viggiano la quarta assemblea nazionale del Coordinamento No Triv. Il luogo scelto per incontrarsi dopo il referendum del 17 aprile non è casuale, sia perché rappresenta il cuore della Basilicata “petrolizzata”, sia perché proprio in questa regione è nato il coordinamento No Triv. Un luogo simbolico dunque, per fare il punto su quanto realizzato fino ad oggi, per valorizzarlo e progettare il futuro.
Durante la prima giornata di lavori ci si è confrontati sui risultati ottenuti perché, nonostante il mancato raggiungimento del quorum al referendum, gli attivisti sono consapevoli di aver fatto tanto e anche di più.
Carmela La Padula è una della rappresentanti del Coordinamento No Triv, “abbiamo sdoganato il tema delle risorse energetiche nel nostro paese” – spiega – “perché il cambiamento di cui ci facciamo promotori non è legato soltanto al tema delle trivelle. Quello di cui parliamo è una vera e propria riconversione energetica dell’Italia e del mondo”.
Non c’è delusione o sconforto nella voce di Carmela, anzi le sue forze sono tutte concentrate sui prossimi obiettivi. Proprio parlando dell’impegno dei No Triv sui progetti futuri, veniamo al tema centrale della seconda giornata di lavori: il referendum costituzionale per cui ancora si deve stabilire una data di voto.
“Per una questione di coerenza non potevamo che schierarci per il NO”, dichiara Carmela. Con l’abolizione dell’articolo V assisteremmo infatti ad un totale accentramento del potere da parte dello Stato e un conseguente indebolimento delle regioni. Ma è stato proprio grazie all’intervento delle regioni e alla voce dei territori che è stato possibile ottenere il referendum contro le trivelle, portando all’attenzione del dibattito nazionale il tema delle energie rinnovabili. Depotenziare le regioni significherebbe mettere a tacere i territori, annullare gli sforzi fatti fino ad oggi e svalorizzare gli importanti risultati ottenuti (è bene ricordare infatti che due dei quesiti referendari No-Triv approvati dalla Corte Cassazione sono stati recepiti dalla Legge di Stabilità).
Tra gli interventi della seconda giornata, ci sono anche tanti esempi e proposte di modelli energetici alternativi. Daniela Patrucco è vicepresidente e responsabile comunicazione di Retenergie, una cooperativa che realizza impianti collettivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. “Consideriamo l’energia un Bene Comune”, chiarisce, “e in quanto tale non possiamo ammettere che, per ottenerla, si faccia speculazione”. Questo non significa azzerare i guadagni, perché la Retenergie ha un bilancio perfettamente sostenibile: con 1006 soci sono stati realizzati nove progetti con un investimento di 1.541.710 euro.
Si tratta di un modello d’impresa innovativo che riduce lo sfruttamento intensivo delle risorse e punta alla creazione di una filiera di produzione e consumo sostenibile. Realtà di questo tipo stanno ottenendo un grande successo a livello internazionale e sono pienamente affermate in paesi come Spagna e Regno Unito.
Daniela Patrucco fornisce un esempio concreto dell’importanza delle istituzioni locali per la salvaguardia del territorio e del patrimonio energetico locale, riportando la vicenda di Saline Joniche dove nel 2012 il Governo aveva tentato di costruire una centrale a carbone ma proprio l’intervento della Regione Calabria ha impedito la realizzazione di un ennesimo scempio.
Dunque il prossimo obiettivo sarà sensibilizzare l’opinione pubblica proprio su questo punto, spiegando il passaggio naturale dal Sì per il referendum anti-trivelle al No alla riforma del titolo V. Si tratta di costruire un ponte tra queste due tappe fondamentali della storia del nostro paese, ed è infatti proprio questo – il ponte – il simbolo della nuova Campagna No Triv.
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