1 Lug 2016

Dall'Italia una Speranza per i bambini e le famiglie vittime dei conflitti

Scritto da: Veronica Tarozzi

Intervenire in zone dilaniate dai conflitti, per aiutare le famiglie e in particolare i bambini. Nata dall'iniziativa di una persona che sentiva il profondo bisogno di dare il proprio contributo materiale e morale ai milioni di profughi della guerra siriana, l'associazione Speranza – Hope for children è da due anni in prima linea tra Siria e Turchia e nella rotta balcanica.

Salva nei preferiti

Non molto tempo fa sono stata invitata dal coordinatore della Casa per La Pace di Milano a partecipare ad una serata di beneficenza all’Opera San Francesco a favore dei profughi siriani.
È stata una serata che mi ha davvero riempita di speranza, grazie alla conoscenza di Gaetano Turrini, Presidente dell’associazione Speranza – Hope for children  che realizzava l’evento e di alcuni altri volontari.

13501626_573030626210545_847558888169841136_n

 

Ciò che più mi ha colpito, oltre al racconto di ciò che queste persone hanno vissuto, nei teatri di guerra e nei luoghi attigui, sulla propria pelle e che hanno visto con i propri occhi, è la loro capacità di affrontare questioni dolorose e laceranti e che appaiono di difficile soluzione come quelle che riguardano i profughi di guerra, con buonsenso e semplicità e con la genuina volontà di portare speranza, laddove la speranza sembra essere un ricordo lontano.

Ma soprattutto la conferma del fatto che l’impegno e la passione di anche solo una singola persona, spesso sono in grado di muovere montagne.

 

Ecco la prima parte dell’intervista a Gaetano Turrini.

 

Come e perché è nata la vostra associazione?

È nata perché alcuni di noi hanno avuto modo di apprendere cosa avveniva 3 anni fa in Siria, nel silenzio dei media occidentali, durante una guerra cominciata nel 2011 che aveva creato già centinaia di migliaia di morti. Una guerra che bombardava le città, le famiglie e i bambini, senza nessuna pietà. Quindi ci siamo chiesti cosa si potesse fare oltre il classico aiuto umanitario, per poter realmente essere di supporto ad una popolazione in ginocchio.

 

Oggi stiamo vivendo la più grave crisi umanitaria, dopo la seconda guerra mondiale: siamo in presenza di un elevatissimo numero di guerre regionali e molto spesso c’è una grande responsabilità del mondo occidentale, vuoi anche solo per la fornitura di armi. Parliamo di Afghanistan, Iraq e soprattutto Siria. Abbiamo deciso di concentrare la nostra attività umanitaria sui bambini e sulle famiglie, vittime innocenti delle guerre.

 

Collaborando già con varie associazioni, ci siamo resi conto del fatto che il numero dei rifugiati di cui il mondo occidentale è al corrente è molto inferiore rispetto alla realtà dei fatti, poiché ogni nazione tiene conto quasi esclusivamente di ciò che avviene sul proprio territorio, senza considerare il quadro generale della situazione, dove in realtà ci sono 10 milioni di sfollati dalle proprie case in Siria e 5 milioni di siriani che si trovano nei paesi vicini, di cui 3 milioni in Turchia (e solo il 10% è nei campi organizzati dall’ONU) e oltre 1 milione in Libano, su una popolazione libanese di 4 milioni di abitanti.

Clinica pediatrica a Bab Al Salam

Clinica pediatrica a Bab Al Salam


Ci siamo così proposti di creare una nuova associazione e onlus che potesse operare su progetti continuativi. Tenendo conto che in Siria, quando abbiamo incominciato le nostre operazioni e oggi ancora di più, le scuole e gli ospedali sono obiettivi militari (di tutte le parti belligeranti) e sono ormai state bombardate oltre 3000 scuole e quasi tutti gli ospedali, abbiamo deciso di operare, oltre che con aiuti alimentari, soprattutto con strutture sanitarie e scolastiche.

 

Demolire scuole e ospedali vuol dire far scappare la gente, quindi siccome è in corso una guerra per il controllo del territorio, ognuno cerca di distruggere l’avversario con qualsiasi mezzo a disposizione, senza alcuna esclusione di colpi. In questo momento in Siria ci sono 14 aviazioni militari di vari paesi che bombardano e varie coalizioni: quella americana, quella del governo di Assad, il Canada, e tante altre. La situazione è davvero pesante.

 

Quali sono i vostri progetti attivi e dove operate?
In Siria abbiamo allestito 2 cliniche pediatriche, una delle quali si trova all’interno del campo profughi di Bab Al Salam di cui non si parla più. Là dentro ci sono più di 70.000 persone bloccate, scappate dalla battaglia di Aleppo. Dall’altra parte a 4 km c’è la Turchia e il confine è minato e se qualcuno tenta di passare dall’altra parte viene fucilato a vista dai cecchini militari turchi o viene ucciso dalle mine. C’è anche un muro e un fossato. Da 2 anni, attraverso la clinica pediatrica abbiamo organizzato i nostri aiuti in Siria e Bab Al Salam è diventato anche il centro delle attività dei nostri aiuti umanitari.

 

Poi abbiamo una clinica, unica allo stato attuale, che cura la Leishmaniosi, una malattia che in Europa colpisce i cani, mentre laggiù a causa della guerra e delle conseguenti pessime condizioni di vita, prevalentemente i bambini. È una malattia che si prende da un Pappatacio (insetto simile ad una zanzara, ndr) e si diffonde sulla pelle, con lesioni cutanee, simili alla lebbra. Qui paghiamo lo stipendio ad un altro medico, un infermiere e un impiegato amministrativo. Anche questi 2 progetti sanitari continuativi, sono totalmente a carico nostro.

 

Poi con l’aiuto di altre associazioni sosteniamo 5 scuole a Nord di Aleppo, che si trovano nei sotterranei, nei bunker, con 650 alunni. I bambini (e le loro famiglie) sono desiderosi di tornare a vivere una vita normale e non vedono l’ora di frequentare le lezioni, al contrario di quanto succede negli altri paesi. Riteniamo il progetto scuola fondamentale per fare in modo che bambini seguiti ed istruiti possano un domani sottrarsi a ciò che a volte può sembrare l’unica risposta alla disperazione e all’oppressione: la guerriglia armata, o il terrorismo.

 

Il panificio di Speranza - Hope for Children in Siria

Il panificio di Speranza – Hope for Children in Siria


 

Un’altra nostra idea è quella di un panificio con cui diamo da mangiare ad un centinaio di orfani tutti i mesi. Il pane è fondamentale, ma lo è in maniera particolare in Siria: è come la pasta da noi e quindi ha un ruolo molto importante. Tenete conto che in base alle ultime stime sono oltre 300.000 gli orfani siriani.

 

In Turchia invece insieme ad altre associazioni, anche italiane, operiamo per il sostegno di famiglie dove ci sono bambini e genitori disabili a causa della guerra. Ma abbiamo numerosi altri progetti continuativi (per una lista completa guardate nella sezione “i nostri progetti” all’interno del sito.

 

Continua…

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
L’equipaggio terrestre di ResQ in Calabria, per salvare vite in mare e in terra
L’equipaggio terrestre di ResQ in Calabria, per salvare vite in mare e in terra

Inclusione è cultura: Karalettura, la biblioteca che a Cagliari costruisce ponti
Inclusione è cultura: Karalettura, la biblioteca che a Cagliari costruisce ponti

Action Women, la sartoria sociale dove l’integrazione si intreccia con l’empowerment
Action Women, la sartoria sociale dove l’integrazione si intreccia con l’empowerment

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Cosa dice il nuovo codice della strada e che ricadute avrà sulla mobilità sostenibile – #1024

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

|

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

|

La Robbia, il laboratorio sardo di tintura naturale che cuce tradizione e sostenibilità, dalla terra al tessuto

|

Nuove case: come devono essere per stare al passo con un mondo che cambia?

|

CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

string(9) "nazionale"