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Siete capaci di spegnere il cellulare per ascoltare solo il ritmo della natura e di ridurre tutto il necessario in un semplice zaino? E di raggiungere quel puntino dall’altra parte della valle solo con suole e tacchi e tanta forza di volontà? Se avete risposto si alle prime tre domande, allora potreste essere pronti per affrontare un “cammino”.
Un’esperienza che si differenzia da quello che, comunemente, chiamiamo “trekking” sia perché non si svolge necessariamente in montagna, ma soprattutto perché non è una prova fisica quanto invece un viaggio che ha un’importante parola d’ordine: rallentare. Rallentare per osservare la natura, i fiori, gli insetti e tutto quello che ci circonda. Rallentare per recuperare un ritmo più umano e respirare a pieni polmoni. Rallentare per essere aperti all’incontro con chi fa la strada con noi o con chi incontriamo lungo il cammino. Rallentare per ascoltarsi, per parlare con sé stessi, per riprendere il filo, per fare pulizia interiore. Tutte queste cose avvengono in un solo “cammino” in cui, con uno zaino con dentro la nostra casa, guadagniamo la strada lentamente in un’esperienza simile a quella compiuta dagli antichi viandanti.
Che sia, dunque, in solitaria o in compagnia, se questo tipo di avventura vi incuriosisce, la Compagnia dei Cammini, associazione no profit dedita al turismo responsabile – che, dal 2010, propone viaggi in cammino di vario livello, rivolti ad adulti e bambini – ha stilato le dieci regole del camminante, da cui un vero amante del viaggio lento non può prescindere prima di mettersi in viaggio:
- Per partecipare a un cammino è necessario desiderare liberarsi dalle ansie della quotidianità e lasciarle a casa. Camminare aiuta a liberare la mente dagli stress, facendo emergere la soluzione ai problemi e scaricare l’energia negativa accumulata in mesi di lavoro.
2. Il cammino richiede un buono spirito d’adattamento. Questo permette di apprezzare esperienze che mai avreste pensato possibili, come ad esempio dormire una notte all’aperto, sotto la luna piena e sperimentarvi in situazioni diverse da quelle consuete, riuscendo ad affrontarle e portarle a termine.
3. Valorizzare l’incontro. Perché è l’incontro il vero valore del cammino, l’incontro con la natura fuori e dentro di noi, l’incontro con chi vive in modo semplice che ha tanto da insegnarci, l’incontro con chi vive in luoghi diversi dai nostri, l’incontro con persone speciali che hanno avuto il coraggio di scelte di vita controcorrente.
4. I viaggi a piedi sono utili per imparare a distinguere tra superfluo e necessario. Eliminando il superfluo dallo zaino e dalle menti, tutto sarà più leggero. Si scoprirà quali sono le comodità inutili a cui siamo abituati e di quali possiamo fare a meno, cosa è strettamente necessario nell’igiene quotidiana, che cosa è necessario mangiare e cosa invece è solo un’abitudine.
5. Impariamo a vivere in gruppo. Il cammino è un’esperienza individuale, ma è importante essere aperti a chi ci circonda e affianca la nostra strada. Se abbiamo deciso di compiere un viaggio di gruppo è importante accettarne le dinamiche, mettendo a disposizione le nostre competenze e la voglia di conoscere i nostri compagni di viaggio.
6. Accettare gli imprevisti. Niente è irrimediabile e durante un cammino gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Perdere un sentiero, arrivare col buio, non trovare viveri là dove ci si aspettava, sono imprevisti che spesso hanno qualcosa da insegnarci. Il cammino insegna ad affrontarli e a consolidarsi in situazioni nuove.
7. Non correre! Per scoprire la pace interiore della lentezza consapevole, è importante a camminare con passo lento, guardandosi intorno, perché c’è sempre un fiore nuovo, un insetto, un colore che aspettano di stupirci. Il cammino non è competizione, anzi il ritmo del gruppo si deve adattare al ritmo del più lento.
8. Scopri il silenzio! È bello il viaggio in gruppo perché si conosce gente nuova, si comunicano esperienze e si approfondisce la conoscenza degli altri. Ma non bisogna dimenticare che il cammino è anche un momento per sè, in cui scoprire anche la bellezza del silenzio, dell’ascoltare il proprio passo, il respiro, i suoni della natura. I compagni di cammino me ne saranno grati!
9. Mettere a conoscenza il gruppo delle sensazioni, degli stati d’animo e delle eventuali difficoltà nel corso del viaggio: tenerseli dentro non aiuta il gruppo a capire come si sente l’altro. Informerò la guida se avrò problemi: se può, farà di tutto per risolverli!
10. Non caricherò la guida di troppe aspettative. La guida è a disposizione per risolvere ogni problema, ma non bisogna scaricare su di lei, se la propria scelta non era sufficientemente motivata e ponderata. Mi chiederò piuttosto perché ho partecipato proprio a questo cammino, quali erano le mie aspettative e dove sono venute meno. E forse scoprirò che comunque qualcosa da insegnarmi tutto questo ce l’ha.
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