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In un martedì pomeriggio come un altro sono con L., giovane tredicenne brillante e intuitivo, estremamente intelligente e simpatico. Nella sua cameretta piena di poster di Youtuber dei quali ignoravo completamente esistenza e identità, alla scrivania siamo pronti per una bella sessione di studio. Si sa che la terza media è faticosa e i compiti sono sempre di più. Tira fuori il diario, guarda con cura ciò che lo attende e mi dice che dobbiamo fare una ricerca sull’Irlanda. Il mio pensiero corre inevitabilmente al suo libro di geografia; ma L. mi guarda e dice “è il momento di usare il computer”. Si illumina nel comunicarmelo; questo dettaglio, a cui io non ho pensato, sembra rendere il compito se non divertente, meno pesante. In effetti la consegna della professoressa è proprio di svolgere una ricerca su internet.
Meraviglioso – penso io – sarà senz’altro divertente, e in fondo il mio piccolo L. mi insegna spesso cose del web che io ancora non so. Penso anche a quanto sia interessante che la sua insegnante che (udite, udite) era anche la mia, voglia che i propri studenti e le proprie studentesse usino internet per apprendere; e perché non dovrebbe? La facilità di accesso e la quantità di informazioni reperibili sul web è infinita, le possibili scoperte innumerevoli.
Davanti al computer L. inizia la sua ricerca: digita “Irlanda” su Google e, come accade il 90% delle volte, la prima pagina è quella di Wikipedia. Da lì L. prende tutte le informazioni che gli servono, legge molto velocemente le parole che gli sembrano più interessanti, dà una scorsa alle frasi, salta dati e numeri, e copia/incolla il resto. Fine della ricerca sull’Irlanda, il compito è fatto. Gli faccio notare che difficilmente avrà imparato qualcosa sull’Irlanda, che forse sarebbe il caso di leggere almeno ciò che ha messo sul suo Documento word; gli racconto anche che wikipedia non è necessariamente una fonte attendibile di informazioni, che è un sito su cui può scrivere chiunque qualunque cosa, che probabilmente la pagina dedicata all’Irlanda non contiene particolari menzogne, ma internet dà la magnifica possibilità di verificare e approfondire tutto ciò che vogliamo; varrebbe la pena perdere qualche minuto in più cercando e leggendo siti diversi? “Ho trenta esercizi di matematica Giulia, Geografia è fatta”.
Diciamolo: con i miei trenta anni faccio parte di quella generazione che ha vissuto un buon pezzo della propria vita senza internet; quella generazione che faceva le ricerche sull’enciclopedia o cercava i testi in biblioteca. Mi è stato molto semplice, di conseguenza, pensare a quanti aspetti negativi portasse con sé l’utilizzo di internet da parte del piccolo L. È però abbastanza semplice intuire come una posizione di questo tipo sia quanto meno semplicistica e superficiale.
Sappiamo che ogni rivoluzione, soprattutto nel campo della comunicazione, ha portato con sé le posizioni definite degli “apocalittici” e degli “integrati”; secondo Postman entrambe le posizioni sono tipiche di “profeti con un occhio solo”; ogni cambiamento porta con sé vantaggi e svantaggi. Focalizzarsi solo sugli uni o sugli altri non è certamente utile. La domanda quindi che mi sono posta è: internet è uno strumento utile o dannoso? La risposta è a mio avviso tutt’altro che banale. Ma andiamo con ordine. Documentandosi, pensando e riflettendo su benefici e pericoli dell’uso del web nella didattica (ma anche nella vita di tutti i giorni) è facile notare come siano di fatto le due facce della stessa medaglia; anche questo aspetto non è da sottovalutare.
L’immediata accessibilità alle informazioni è indubbiamente la prima caratteristica che balza alla mente pensando al mondo di internet. Mai, come dal suo avvento, le informazioni sono state così accessibili ad un numero così grande di persone. Navigare sul web significa avere la possibilità di reperire informazioni anche molto specifiche e dettagliate in un tempo ridotto; permette l’accesso ad un numero infinito di fonti, a contenuti diversi, permette di acquisire e conoscere punti di vista differenti sugli stessi argomenti; mette a disposizione canali comunicativi diversi, permettendo, di fatto, a chiunque, di apprendere lo stesso contenuto seguendo la propria attitudine all’apprendimento e il proprio canale di preferenza (visivo, uditivo, cinestesico). Allo stesso tempo ogni utente può esprimere la propria opinione e dare il proprio contributo nella divulgazione del sapere, mettendo a disposizione del mondo virtuale quelle che sono le sue competenze e conoscenze. Ma…
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