13 Lug 2016

Aumentano nel 2016 i Comuni “Rifiuti free”

Scritto da: Elena Risi

Aumentano in Italia i comuni “Rifiuti free”: sono 525 le realtà che superano il 65% di raccolta differenziata e producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato. Risultati ottenuti grazie alla responsabilizzazione dei cittadini che stanno gradualmente abbandonando la cultura dell'usa e getta a favore di un'economia circolare.

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L’Italia si sta avviando verso Rifiuti Zero? Forse il risultato non è dietro l’angolo ma certo è che il “Premio Comuni Ricicloni 2016” di Legambiente ha riservato una sorpresa inaspettata: le realtà che producono meno di 75 chili a persona di rifiuti secchi indifferenziati sono passati da 356 a 525, coinvolgendo una popolazione di circa 3 milioni di cittadini (cioè il 7% della popolazione nazionale). Le ricette seguite per raggiungere il risultato sono diverse ma l’obiettivo comune è quello di seguire i principi di un’economia circolare e abbandonare progressivamente la cultura dell’usa e getta che per anni ha dominato incontrastata in tutto il mondo Occidentale.

 

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Se è vero che a livello nazionale, l’Italia è ancora qualche punto al di sotto della media europea in materia di riciclo rifiuti – il nostro Paese sfiora il 21% contro la media UE al 27% – stiamo comunque facendo alcuni passi avanti. Secondo l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) tra il 2011 e il 2013 l’Italia è riuscita a ridurre del 6,9% i rifiuti destinati alla discarica.

 

E oltre ai comuni virtuosi d’Italia, anche grandi brand e imprese economiche si sono date da fare, mettendo in campo le idee più estrose per ridurre al minimo la produzione dei rifiuti. Già da un paio d’anni la Timberland ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la Omni Unite (produttore e distributore di pneumatici) per creare una linea di pneumatici riciclabili al termine del ciclo vita e trasformarli in suole delle scarpe. Poi c’è l’Orange Fiber, il tessuto ideato da due giovani siciliane – Adriana Santanocito e Enrica Arena – che hanno dato vita a un tessuto “vitaminico” ricavato dalle bucce delle arance. E ancora, a Spresiano (in provincia di Treviso) è nato un impianto per riciclare pannolini da cui è possibile produrre plastica in granuli.

 

Il principio alla base di tutto è uno, gli scarti che diventano risorse. D’altronde la filiera del riciclo dell’organico batte l’inceneritore su tutti i fronti: aumenta i posti di lavoro, diminuisce i costi di produzione e giova all’ambiente.

 

 

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