L’arte contemporanea per i diritti umani
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Siamo a Pratovecchio, a pochi passi dal centro storico, qui, dove passa il treno che congiunge il Casentino ad Arezzo, accanto ad uno dei pochi passaggi a livello ancora attivi, una volta sorgeva una nota fabbrica di pigiami ed è qui che Paolo e Rossella lo scorso anno hanno deciso di aprire il loro spazio dedicato all’arte. Architettonicamente un recupero industriale che ha trasformato il dismesso pigiamificio in una casa-laboratorio-spazio espositivo: Hymmo Art Lab. Uno spazio che Paolo Fabiani, docente d’arte nella scuola pubblica e artista nel campo dell’arte contemporanea, e Rossella Del Sere, architetto specializzato in architettura del paesaggio e conservazione dei giardini storici, hanno pensato per sostenere il difficile lavoro dell’artista di oggi e aprire alla gente comune il mondo dell’arte contemporanea partendo dalla considerazione che l’arte è indispensabile per il bene delle persone.
In un mondo in cui la valutazione economica diventa metro di valore, l’arte rischia di perdere la sua funzione di motore del cambiamento sociale, il contatto con la comunità, con le persone per cui è nata per comunicare, la sua funzione di “ponte”, di interfaccia culturale.
Riportare “l’arte al centro di una trasformazione sociale responsabile“, citando Michelangelo Pistoletto, recuperare e far riconoscere il fondamentale ruolo dell’arte e dell’artista di influenzare positivamente le evoluzioni e le trasformazioni sociali ed interculturali in atto, è una delle sfide dell’arte contemporanea.
Considerazioni che troviamo alla base del nuovo progetto di Hymmo Art Lab, non a caso nato in collaborazione con l’Ecomuseo del Casentino, progetto consolidato in Casentino che nasce come “patto con il quale la comunità si prende cura di un territorio”, si fa custode della sua cultura delineandone le possibilità di sviluppo per il futuro, e in partenariato con altri soggetti pubblici (Comune di Pratovecchio Stia; Accademia di Belle Arti di Firenze; Istituti Scolastici di Pratovecchio Stia, Poppi, Castel Focognano) e dell’associazionismo (Pro Loco “I Tre Confini di Cetica”, Associazione I Girasoli, Associazione Pratoveteri Blow up club 70, Museo dell’Arte della Lana).
Nasce così Stand Up for Africa, progetto presentato dall’Unione dei Comuni Montani del Casentino per il bando regionale “Toscanaincontemporanea2016”, finalizzato a garantire il pluralismo dell’offerta culturale e incentivare nuove opportunità di crescita culturale e professionale per favorire i talenti emergenti e le nuove generazioni relativamente alle arti visive contemporanee ma anche per favorire progetti che incrementino l’ampliamento del pubblico giovane attraverso l’attivazione di nuovi percorsi didattico/formativi sui linguaggi delle arti visive contemporanee e valorizzare le eccellenze e le identità territoriali.
Il progetto unisce più soggetti in una rete di conoscenza e condivisione di intenti: artisti locali e studenti dell’Accademia delle Belle Arti, gruppi di rifugiati ospiti in Casentino e associazioni responsabili della loro accoglienza, associazioni attive nella cultura della memoria nell’ambito dell’Ecomuseo, istituti scolastici.
“Oggi stiamo vivendo una frattura sociale tra la gente e i migranti. Popolazioni in situazioni di estremo disagio e difficoltà costretti a scappare dalle loro terre perchè in pericolo di vita, si ritrovano nel nostro contesto sociale del quale nulla gli appartiene, sottoposti ad una routine alienante definita da loro stessi “mangia-letto”, cioè una condizione che li sottopone ad una nuova schiavitù. Nulla facenti in attesa di definizione della loro condizione di rifugiati, vivono con grande sofferenza sospesi ad un filo. La gente del nostro territorio tradizionalmente ospitale vive in maniera conflittuale il rapporto con il migrante. I rifugiati non possono lavorare finchè non è stato chiarito il loro status attraverso una lunga procedura burocratica, quindi li vediamo gironzolare per il paese senza meta in cerca di una connessione internet come unico collegamento con il mondo. Questo crea negli abitanti autoctoni una visione distorta rispetto alla realtà del migrante, difficilmente sanabile in quanto vi sono rarissime occasioni di incontro tra i due soggetti.”
Stand Up for Africa si propone, attraverso mostre, workshop, laboratori e conferenze di intervenire a soccorso di questo gap, proponendo l’arte contemporanea come strumento di azione sociale, come ponte fra i due soggetti per sensibilizzare, promuovere e formare il territorio ai temi dei diritti umani, dell’accoglienza e della convivenza. A fianco a questo si intende sviluppare la creatività giovanile proponendo il confronto con temi di particolare valenza socio-culturale, come quello dei diritti umani, calati nel contesto del Casentino ed incentivare la formazione e la sensibilizzazione sui linguaggi dell’arte contemporanea e sui temi trattati.
Il progetto prevede anche la realizzazione di una mostra con le opere realizzate dagli studenti dell’Accademia sul tema “Stand Up for Africa”, di una mostra fotografica “Click to remind” realizzata dai giovani rifugiati ospiti in casentino sul tema della “fuga”, del viaggio verso la nostra terra oltre che laboratori con le scuole del territorio tenuti dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti, corsi di formazione per gli insegnanti e mostre d’artista.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività dell’Ecomuseo del Casentino recuperando progettualità e sensibilità presenti nel territorio emerse nel corso di incontri e confronti, in particolare in connessione con la comunità di Cetica, sede di una delle antenne ecomuseali dedicata alla memoria e al mestiere del carbonaio.
I nostri territori di montagna sono stati storicamente caratterizzati da mestieri migranti (pinottolai, carbonai, transumanza) e a Cetica si stava infatti già sviluppando l’idea di un’iniziativa che mettesse insieme la festa dedicata al carbonaio ad un momento di riflessione sul tema delle migrazioni da concepire insieme alle associazioni che accolgono rifugiati in Casentino per rendere evidente il tema delle migrazioni di ieri e di oggi.
Cambiano i personaggi, gli scenari, le lingue, i colori, ma si ripetono quasi immutate le storie di vita e le aspettative per un futuro migliore.
Stand Up for Africa sarà quindi presentato sabato 9 luglio a Cetica all’interno della festa “Chi ha paura dell’uomo nero?” (“l’uomo nero” era l’appellativo con cui si definiva il carbonaio), dedicata alla rilettura delle tradizioni locali alla luce del presente.
La festa si aprirà alle ore 16 con la tradizionale accensione della carbonaia. I gesti dell’uomo nero come sopravvivenze di un rito ancestrale che si rinnova.
Alle ore 17,00 si proseguirà con la tavola rotonda “Chi ha paura dell’uomo nero? Migranti fra passato e presente”, a cui parteciperanno Daniela Nocentini, responsabile Servizi Sociali Unione dei Comuni Montani del Casentino, Paolo De Simonis di SIMBDEA, Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici, l’insegnate Mariella Maglioni, insegnante, Carola Bussi dell’Associazione “I Girasoli”, Laura Giannelli e Francesco Tinti dell’Associazione “L’Albero del Pane” e Don Igino Canestri. Intermezzi musicali a cura di “Le Choeur de l’Emigration”, canti di migranti italiani in terra di Francia.
A seguire presentazione del progetto “Stand Up for Africa, l’arte contemporanea per i diritti umani”, a cura di Paolo Fabiani, Rossella Del Sere, Anna Pagani, Giandomenico Semeraro, Vice-Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, con presentazione dei giovani artisti e dei migranti che saranno coinvolti nel progetto.
Alle 18,30 concerto con i musicisti Andreas Petermann, Fabio Roveri, Alessandro Ristori e conclusione alle 20 con la cena-degustazione di piatti tipici locali e assaggi della cultura gastronomica africana.
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