27 Giu 2016

“Unlocking The Cage”: al cinema la battaglia legale per riconoscere lo status giuridico agli animali

Scritto da: Tamara Mastroiaco

Animali e umani devono avere gli stessi diritti? Sì, secondo un team di avvocati statunitensi che, grazie al film-documentario 'Unlocking The Cage', porta al cinema la battaglia legale per evolvere lo status degli animali: da beni di proprietà a persone giuridiche.

Salva nei preferiti

Presentato lo scorso gennaio al Sundance Festival, il film “Unlocking The Cage”,  diretto dai rinomati registi D. A. Pennebaker e Chris Hegedus, racconta al grande pubblico la storia dell’avvocato Steven M. Wise, che si batte nelle aule dei tribunali per trasformare il sistema giuridico, ridisegnando il concetto stesso di giustizia. La legge considera persone giuridiche solamente gli esseri umani.

 

“Questa è una grande lacuna perché il riconoscimento della personalità e la capacità di un individuo di compiere scelte significative, tra cui quella di essere libero, non dovrebbe dipendere dall’appartenenza a una specie. Siamo gli unici avvocati al mondo i cui clienti sono sempre innocenti” dichiara Steven M. Wise, fondatore e presidente di Nonhuman Rights Project  organizzazione unica al mondo, situata negli Stati Uniti, che lavora per ottenere i diritti legali per i membri di specie diverse dalla nostra. La squadra di avvocati coinvolti nel progetto ha l’ambiziosa missione di cambiare lo status giuridico degli animali non umani da semplici “oggetti”, che non hanno alcun diritto legale, a status sociale di persone libere, abbattendo quel muro legale che separa gli animali dagli esseri umani.

 
https://youtu.be/uKHheefCWMU
 

“Unlocking The Cage”, commovente e stimolante, racconta la sfida senza precedenti del percorso iniziato tre anni fa dall’organizzazione. Dopo tre sentenze negative, nel 2015 arriva il verdetto che stravolge la condizione di due scimpanzé. Per la prima volta nella storia della legislazione americana, Barbara Jaffe, giudice della Suprema Corte di New York ha equiparato la condizione dei due animali a quella dei detenuti umani, accogliendo il mandato di “habeas corpus” avanzato dagli avvocati dell’organizzazione, principio giuridico riconosciuto fino a questo momento solo alle persone. Il giudice, dopo aver ascoltato l’arringa dell’avvocato permeata di studi scientifici relativi all’intelligenza, alle emozioni, alla consapevolezza che caratterizza alcune specie, è arrivata alla conclusione che gli animali non possono essere considerati come cose, come oggetti, ma devono godere di alcuni diritti fondamentali, primo su tutti, la libertà.

 

L’esito della sentenza ha dunque rafforzato la tesi sostenuta dall’organizzazione: gli animali non umani non sono proprietà dell’uomo. Abbiamo le prove scientifiche per dimostrare in tribunale che gli elefanti, le balene, i delfini e le grandi scimmie, essendo animali in grado di comunicare, piangere la perdita dei propri simili, consolarsi nel momento del bisogno, ricordare situazioni e avvenimenti, sono esseri autonomi, che meritano il diritto all’integrità fisica della libertà, sottolinea Nonhuman Rights Project.

 unlocking-the-cage-1

 

Primatologi di fama mondiale sostengono l’organizzazione sia da un punto di vista filosofico che scientifico; centinaia di ricerche dimostrano che i primati posseggono diverse capacità emotive, comunicative, cognitive e sociali, risorse considerate tipicamente umane. Questo è l’obiettivo del film, quello di far conoscere il lavoro svolto dall’organizzazione, i risultati ottenuti e, soprattutto, di ispirare le persone a guardare gli animali in modo diverso, non come beni di proprietà ma come esseri senzienti bisognosi di protezione, ai quali andrebbero riconosciuti alcuni diritti fondamentali, tra cui quello di essere liberi e non prigionieri a solo beneficio dell’uomo.

 

Contrariamente a quanto si possa pensare, la American Veterinary Medical Association (AVMA) è addirittura contraria all’idea di conferire agli animali domestici lo status giuridico. I veterinari infatti temono di poter essere denunciati per negligenza o di vedersi intentare cause di migliaia di dollari, se cani e gatti, considerati oramai membri della famiglia, venissero equiparati dalla legge agli essere umani.

 unlocking-the-cage

 

L’AVMA sostiene la tesi che se all’animale venisse riconosciuto lo stato di persona giuridica, potrebbero venir meno alcuni diritti dei “proprietari”, per esempio quello di scegliere se sterilizzarlo o di venderlo e comprarlo. Posizione molto controversa quella dell’associazione dei medici veterinari americani, che, a mio avviso, tende a tutelare più gli interessi dei propri associati piuttosto che gli animali stessi. Personalmente, credo che lo status di persona giuridica andrebbe riconosciuta a tutti gli animali, indipendentemente dalla specie, indipendentemente dalle capacità cognitive, emotive e sociali. Ogni essere vivente nasce uguale davanti alla vita e ha gli stessi diritti all’esistenza.

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Gli orsi sono pericolosi? I numeri dicono che la caccia uccide 220 volte di più
Gli orsi sono pericolosi? I numeri dicono che la caccia uccide 220 volte di più

Umani, lupi, orsi, cinghiali, cervi: come convivere? – Soluscions #1
Umani, lupi, orsi, cinghiali, cervi: come convivere? – Soluscions #1

I veri safari etici non sono quelli che vediamo su Instagram
I veri safari etici non sono quelli che vediamo su Instagram

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Elezione Trump: che leggi farà su clima ed energia? – #1015

|

Un festival in Sicilia sta radunando persone da tutta Europa per parlare di economia solidale

|

Taxi (poco) accessibili e diritto alla mobilità delle persone con disabilità

|

Luigi Mantegna, il pugile che non vince mai: “Ma faccio ciò che amo e sono felice”

|

GPA, aborto, maternità, diritti. No, io non sono un’incubatrice

|

“Ecco come ho salvato il Giardino Epicureo dall’alluvione”

|

Eticar: “Ecco come rendere le assicurazioni auto più economiche e sostenibili”

|

Marika Camposano e il “silent reading”: la lettura come momento intimo di connessione con se stessi

string(9) "nazionale"