#viaggiareispirati 18: Scappare dalla città, quando la campagna chiama!
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A volte si sente il bisogno di scappare dalla città, rallentare, abbandonare i ritmi frenetici e alienanti del lavoro per abbracciare quelli più rilassanti della natura. È una necessità quasi fisiologica che prima o poi tocca tutti noi e che a volte dà vita a scelte anche radicali, irrazionali, come quelle che si compiono quando si è innamorati.
Le persone che appartengono alla rete di Destinazione Umana e che nelle loro vite hanno compiuto questo percorso sono molte, tanto che abbiamo deciso di dedicare un’ispirazione di viaggio proprio al “cambiamento”. Qui si trovano downshifter ormai celebri, come Stefania Rossini o i membri della comunità di Tempo di Vivere.
Ma oggi vogliamo parlarvi di alcuni host che hanno ricevuto una sorta di chiamata. E, come ogni “chiamata” che si rispetti, anche questa era collegata a una vocazione, una missione: vivere in maniera naturale e sostenibile, accordarsi con i ritmi lenti e scanditi delle stagioni, fare di tutto per proteggere l’ecosistema ed entrare in sintonia con esso.
Nel caso di Giuseppe, la “natura” assume una forma precisa e unica e non poteva essere che quella di un albero. E che albero! Un esemplare di roverella, uno dei più grandi e antichi censiti nel Parco del Pollino: la Quercia di Licari, di cui Giuseppe si è subito innamorato e che da il nome all’agriturismo che ha deciso di aprire lì insieme alla compagna Nicoletta.
Alla Quercia è dedicato il sentiero natura che i due hanno realizzato e che si sviluppa all’interno del Parco Nazionale conducendo i visitatori sino al fiume Lao, con tanto di punti d’osservazione e pannelli illustrativi per imparare a conoscere la natura di questi luoghi. Giuseppe, nel condurre l’agriturismo, si divide fra la cura dell’orto sinergico e l’attività di guida escursionistica ambientale, utile a far conoscere ai suoi ospiti le peculiarità del territorio.
Il percorso di Marco e Chiara è stato più simile a un amore nato col tempo, non un colo di fulmine. Pian piano hanno cominciato a distaccarsi dalla routine urbana università-lavoro-viaggi per avvicinarsi a temi per avvertivano importanti, se non prioritari, dalla sovranità alimentare alla permacultura, dalla reciprocità all’economia locale. Hanno maturato esperienza studiando e praticando l’agricoltura naturale attraverso il wwoofing.
Nel frattempo, giravano l’Italia alla ricerca di un posto che li accogliesse. Lo hanno trovato a Smerillo, vicino ai monti Sibillini, dove hanno acquistato e ristrutturato una vecchia fattoria in stato di abbandono. Qui hanno fondato la loro attività, denominata Amargi, che significa “ritorno alla madre”, la Terra di cui tutti siamo figli.
Qui, Marco e Chiara svolgono numerose attività legate al rapporto con la terra e alla costruzione del prototipo di un nuovo modello solidale e sostenibile. Praticano l’apicoltura, organizzano corsi di panificazione naturale e di autoproduzione, curano l’orto e il frutteto, coltivano piante officinali e creano percorsi per scoprire le tradizioni del luogo.
Anche Luciana ha sentito il bisogno di scappare dalla città e immergersi nei ritmi più lenti e naturali della vita rurale, continuando però sempre a seguire un filo rosso che l’ha accompagnata per tutta la vita: la passione per la cucina. Alcuni anni fa ha ristrutturato in bioedilizia un vecchio fienile creando l’Abete Rosso. Qui, può svolgere la propria attività accorciando la filiera alimentare e creare il suo progetto La Cucina di Luciana, grazie al quale organizza corsi di cucina tradizionale, vegetariana e a chilometro zero.
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