#viaggiareispirati 19 – Ridare vita alla terra: due storie di rinascita rurale
Seguici su:
La biodiversità è messa a dura prova, l’agrindustria sta spazzando via non solo le tradizioni contadine e lo stile di vita frugale tipico della campagna, ma anche varietà vegetali e animali che da millenni contribuiscono all’equilibrio dell’ecosistema. Per questo nella puntata di oggi di #viaggiareispirati vogliamo raccontarvi la storia di due host che, oltre a ospitare i viaggiatori, hanno un’altra missione: ridare vita alla terra.
Nel 1998 un tremendo incendio aggredì la zona alle porte di Noto, in Sicilia, distruggendo ettari di campagna. Un contadino decise di acquistare i terreni devastati dalle fiamme e provare a rianimarli, consolidando il suolo e piantando centinaia di ulivi. Quasi quindici anni dopo, i due fratelli Massimo e Adriano, figli di quel contadino, presero la decisione di rientrare nella loro terra natia e farsi carico dell’opera di rinascita e tutela di quel patrimonio agricolo.
È nata così Olive Alive. Il nome scelto dai due ragazzi (alive vuol dire “vivo” in inglese) simboleggia perfettamente la voglia di ridare vita alla terra, considerandosi ospiti e custodi della natura. Massimo e Adriano hanno deciso di avviare l’attività di accoglienza, parallelamente a quella agricola, per coinvolgere tante altre persone in questo percorso e provare a spargere i semi della sostenibilità e dell’amore per la terra anche nei loro ospiti.
Risaliamo velocemente quasi tutta la penisola fino all’Alta Langa, una zona suggestiva e ricca di storia, saldamente legata alla tradizione agricola. Di queste zone è originaria una razza che era parte integrante della cultura locale, con cui si era integrata da decenni: la pecora delle Langhe. Nel dopoguerra, qui ne vivevano decine di migliaia, ma oggi la popolazione si è ridotta a poco più di duemila capi.
Per questo motivo, l’obiettivo principale di Arianna e Alessandroè tutelare questa razza, dichiarata nel 2000 a rischio di estinzione. Nella loro azienda agricola biologica, I Pascoli di Amaltea, hanno costruito una filiera basata sulla pecora della Langhe, non solo per contribuire a salvarla dalla scomparsa, ma anche per recuperare le tradizioni contadine basate su questo animale.
I circa 70 capi vengono allevati con metodi estensivi e attenti al benessere delle bestie. L’intera azienda viene portata avanti in maniera naturale e biologica e sono protagonisti l’autoproduzione, il riciclo e il reimpiego dei materiali di scarto. Fra le coltura ci sono anche varietà autoctone che Arianna e Alessandro vogliono tutelare, come le patate della Valle Belbo, il mais Ottofile e alcuni grani antichi.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento