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Il prossimo autunno siamo chiamati a votare sul futuro del nostro Paese. Infatti, la riforma costituzionale targata Renzi-Boschi ha bisogno di una conferma o di un rifiuto popolare, prima di entrare in vigore. Dunque, è fondamentale capire bene su che cosa andiamo a votare al di là di personalizzazioni della consultazione, come qualcuno sta tentando di fare in queste settimane.
Il Governo presenta la sua riforma nel nome del “cambiamento”. Sicuramente l’Italia ha bisogno di cambiamento, ma in che direzione? La nostra democrazia migliorerà o peggiorerà?
Il punto principale della legge è il superamento del bicameralismo perfetto che caratterizza il sistema politico italiano sin dal 1948. Un Senato e una Camera con gli stessi poteri e la stessa possibilità di sfiduciare il Governo sarebbe eliminata dalla riforma Renzi-Boschi che:
– Trasforma il Senato della Repubblica in un “Senato delle Regioni” composto da consiglieri regionali e sindaci eletti dai rappresentanti delle istituzioni locali e non direttamente dai cittadini, più i senatori a vita e cinque cittadini nominati dal Presidente della Repubblica per sette anni
– Permette al nuovo Senato di legiferare solamente in materia di norme costituzionali, leggi sulle minoranze linguistiche, norme sui referendum popolari, leggi elettorale e leggi sul funzionamento degli enti locali
– Dà al Senato delle autonomie come la facoltà di partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, ma gli toglie la prerogativa di sfiduciare il Governo in carica.
L’iniziativa legislativa resta, secondo la normativa vigente, di competenza del Governo, di ogni deputato e di cinque consigli regionali. Cambierebbe però il numero di firme necessario per presentare leggi di iniziativa popolare. Questo infatti verrebbe triplicato a 150000 e i senatori potrebbero presentare un disegno di legge alla Camera solo se esso è votato dalla maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Ciò riduce il numero di leggi che il Parlamento dovrà valutare, rendendo il processo legislativo più veloce. Ma è questo di cui ha bisogno l’Italia?
La riforma modifica anche l’elezione dei componenti della Corte Costituzionale, l’organo che giudica la legittimità delle leggi in base al testo costituzionale. Infatti, tre giudici sarebbero eletti dalla Camera e due dal Senato. È da chiedersi se la ripartizione sia giusta, visto che cento senatori nominati hanno più potere di 630 deputati eletti direttamente nella designazione.
Inoltre, la riforma tocca i settori di competenza tra Stato e Regioni che la riforma del 2001 aveva ampliato e che ora ritornano nelle mani dello stato centrale, come le norme sulla sanità e sulla sicurezza del lavoro, la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e dell’ambiente.
È importante legare la riforma della Costituzione con quella elettorale chiamata “Italicum”. Essa si applica alla sola Camera dei Deputati, essendo questa la sola ad essere eletta dal popolo. Le legge prevede un proporzionale con una soglia di sbarramento al 3%, ma assegna al partito più votato (se raggiunge il 40% al primo turno) un premio di maggioranza di 340 seggi, permettendogli di governare da solo. Se nessuno supera il 40%, due settimane dopo, il ballottaggio tra i due partiti più visti determina il vincitore. Il resto dei partiti si spartisce i restanti 277 seggi.
Questo fa sì che si venga a creare una distorsione di voti fra il vincitore e il resto dei partiti e la Camera non rappresenta la volontà degli elettori, ma una situazione sfalsata. Immagina se le liste contendenti il ballottaggio hanno una percentuale circa del 25%, eppure chi vince prende più della metà dei seggi!
E’ importante per il futuro dell’Italia che ci sia un referendum per chiedere ai cittadini se vogliono davvero queste due leggi. Perciò, puoi firmare la richiesta per via popolare di fare una consultazione sulla riforma costituzionale e i due quesiti referendari sull’Italicum entro il 20 giugno in uno dei banchetti pubblici oppure presso la segretaria del Comune nel quale si vota.
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