Seguici su:
Immaginate di chiudere gli occhi per un secondo e appena li riaprirete non avrete più uno smartphone nella vostra tasca, un computer sopra la vostra scrivania. Sembra un qualcosa di incredibile ma fino a meno di trent’anni anni fa era così per quasi tutti. Se qualcuno ci avesse parlato di Facebook, Whatsapp, Google, wetrasfer l’avremmo considerato un marziano giunto da qualche galassia a noi distante.
E allora ripartiamo con questo giochino. Richiudete ancora gli occhi ed immaginate che tutti i portali sui quali trascorriamo tanto (e troppo) tempo quotidianamente virtualmente si trasformino questa volta in esperienze pratiche e concrete.
E così la vecchia cabina telefonica diventerà colorata di verde con sopra l’insegna di Whatsapp, la bacheca comunale sarà il nostro nuovo Facebook, il negozio di Piero diventerà la nostra piattaforma ebay, il bar di Luigina sarà il nostro motore di ricerca Google e così via.
Ora potete riaprire gli occhi. Vi sorprenderà osservare che quel che abbiamo immaginato sinora è divenuto realtà in Molise, più precisamente a Civitacampomarano, in provincia di Campobasso.
La geniale realizzazione del progetto, chiamato Web 0.0 è stata dell’artista milanese Biancoshock, che ha ribaltato il concetto di vita sociale in chiave digitale.
“Civitacampomarano conta poco più di 400 anime, prevalentemente anziani. In questo paesino ricco di tradizioni popolari internet è un mondo parzialmente sconosciuto: i telefoni hanno difficoltà a prendere la rete e la connessione dati.
L’idea provocatoria è quella di dimostrare che queste funzioni virtuali, ritenute dalla stragrande maggioranza della popolazione come necessarie e fondamentali per la vita di tutti i giorni, esistano anche in un paese dove la connessione stenta ad arrivare: nasce così una sorta di internet in the real life – nell’originale e sagace visione di Biancoshock – capace di dimostrare che nelle tradizioni e nelle culture popolari questi strumenti, sotto altre vesti, sono sempre esistiti e hanno permesso a popoli e famiglie di avere interscambi culturali, incontrandosi al bar e vivendo le vie del paese.”
La proposta è stata realizzata all’interno della prima edizione del Festival “CVTà – Street Fest” , contest che ha raccolto i principali nomi della street art italiana, come David de la Mano, Hitnes, ICKS, Pablo S. Herrero e UNO.
La direzione artistica del festival è stata di Alice Pasquini Security Check Required, in arte Alicé, e si tratta di un intervento di attivismo in cui le funzioni di internet, di App e tools del web vengono contestualizzate nella vita reale e quotidiana.
Ora mi trovo davanti al computer per scrivere questo articolo. Tuttavia, appena lo concluderò, andrò a trovare Luigina del bar sotto casa per prendere un caffè, fare due chiacchiere con lei e allo stesso tempo attivare il motore di ricerca Google attraverso le conoscenze reali che da anni continuo a coltivare.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento