9 Giugno 2016 | Tempo lettura: 2 minuti

La vera vita di Esteban Chaves

Una vittoria sfiorata al Giro d’Italia, quella di Esteban Chaves, arrivato secondo dopo Vincenzo Nibali. Proprio all’ultima curva il ciclista colombiano ha perso la maglia rosa ma, con la sua reazione, ha dato un’importate lezione di umanità.

Autore: Alessandro Pertosa e Lucilio Santoni
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La vera vita di Esteban Chaves

Esteban Chaves ha perso la maglia rosa proprio all’ultima curva. Ce l’aveva quasi fatta e sarebbe entrato nella storia del Giro d’Italia se il destino non avesse deciso altrimenti. È stato sconfitto. Ci si attenderebbe la solita faccia delusa. Il volto sfiancato dalla fatica, la bocca tesa e la voce incrinata di chi come al solito pronuncia frasi trite: «ho dato tutto; mi ero preparato per vincere, ma non ce l’ho fatta».

 

Invece, niente di tutto ciò. Esteban Chaves dopo una tappa sfiancante e una vittoria sfiorata, sorride: «Che soddisfazione. Tre anni fa se mi avessero detto che ero sul podio del Giro non ci avrei mai creduto. Oggi io e Vincenzo abbiamo dato spettacolo. Nibali è stato più forte, io non avevo la gamba: è la vita».

 

Esteban Chaves

Esteban Chaves


È la vita. Ha ragione Chaves. E lo dice col cuore, senza infingimenti. Come quando parla dei suoi genitori venuti per la prima volta in Europa a vederlo correre. I genitori sono felici, lo vedono pedalare fra i sogni, come un bambino. E a loro non importa della maglia rosa, dei contratti pubblicitari, della notorietà. Sono qui per lui. Per abbracciarlo ancora una volta, nonostante il risultato.

 

Voler essere primi, passare la vita a sognare il primo posto, oppure, peggio di tutti, sognare sempre il sogno del vincente, questo sì vuol dire essere insignificanti; questo sì lascia trascorrere la vita senza dignità.
Invece, ha ragione Chaves: la condizione di chi arriva secondo ed è felice qualifica l’esistenza: «questa è la vita, la vera vita».