Seguici su:
1) I media hanno sempre puntato i riflettori sul mandante Luca Varani. Senza occuparsi troppo, anzi quasi per niente, dei due esecutori materiali, nonostante siano stranieri (contro i quali spesso ci si accanisce).
2) Anche la sentenza definitiva va in tale direzione, comminando quasi il doppio della pena al mandante.
3) La vittima Lucia Annibali dichiara: “Oggi l’ho dimostrato, sono più forte di chi mi ha sfregiata”; “ora posso riavere una vita normale”.
In base a tali fatti, l’impressione che abbiamo è la seguente:
1) I due esecutori materiali vengono percepiti come “meno colpevoli” perché hanno, in fondo, fatto un “lavoro”, seppur sporco e, in ogni caso, pure malpagato (2000 euro, 1000 a testa). La necessità/volontà di lavorare, di guadagnare denaro, riesce a far dimenticare (o quasi) i crimini più terribili. Pensiamo, invece, per un attimo a quale nefandezza può albergare nella mente di coloro che, per quattro spiccioli, non hanno esitato a sfregiare una persona che neppure conoscevano! Esiste atto peggiore di questo? Secondo noi no. Eppure, a essi viene data una pena molto più leggera.
2) Le dichiarazioni della vittima sembrano confermare il fatto che tra i due amanti/odianti fosse in corso, da anni, un conflitto all’ultimo sangue (come purtroppo spesso accade), dove la vittoria viene ricercata ad ogni costo, dove anche la vita stessa passa in secondo piano, dove si è disposti a perdere cruente battaglie pur di vincere la guerra. I due contendenti sono, forse, solo la punta dell’iceberg di una sottocultura violenta, basata sulla sopraffazione ad ogni costo, nella quale siamo immersi fino al collo senza averne contezza. Contezza che non ritroviamo, di conseguenza, sia nei media, sia nella sentenza.
3) Se il carcere serve a recludere chi può essere potenzialmente pericoloso, ci chiediamo: è più pericoloso Luca Varani, che agisce mosso dall’odio nei confronti della sua ex amante, o i due esecutori materiali, che a freddo, e senza motivo, gettano dell’acido addosso a una persona sconosciuta? L’odio, per quanto becero, è un’attenuante. Varani aveva i suoi motivi: folli, certo, ma erano pur sempre moventi che si comprendono all’interno di una relazione malata, patologica con la «donna della sua vita».
I sicari, invece, hanno agito solo per danaro. Per danaro hanno accettato di colpire una persona che non avevamo mai visto prima. E non è forse più grave questo atteggiamento? Qual è la razionalità giuridica che spinge a comminare venti anni di reclusione a una persona che aveva un motivo – ribadiamo, folle – per offendere, mentre condanna a dodici anni i due sicari, mossi solo dall’idea di un facile guadagno? Ma, cos’è più terribile? Reagire a un’offesa – vera o presunta – o agire a freddo senza motivo contro ignoti?
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