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Fermare gli sprechi e garantire il risparmio. Francesco Giberti ha realizzato questi due obiettivi grazie al lancio di MyFoody: una piattaforma web di e-commerce che fa da ponte tra la grande distribuzione di cibo e il consumatore per evitare gli sprechi alimentari. Dopo una fase di test del prototipo tra maggio e settembre 2015, è stata lanciata la nuova versione a marzo 2016. Il progetto è partito a Milano coinvolgendo tredici punti vendita tra supermercati, negozi alimentari indipendenti e negozi bio. Oggi questa piattaforma è in continua espansione e le adesioni si stanno allargando a macchia d’olio di città in città.
Il funzionamento è molto semplice ed efficace. Da un lato i supermercati (o altri negozi che vendono merce alimentare) caricano sulla piattaforma i prodotti che sono a rischio spreco, dall’altra i consumatori possono consultare il sito e monitorare attraverso una ricerca geo-localizzata l’eventuale presenza nelle vicinanze di prodotti a rischio spreco.
Una volta individuato il punto vendita più vicino, il cliente interessato si reca sul luogo e acquista il prodotto a prezzo più basso di quello di mercato. All’interno del negozio i prodotti sono facili da trovare perché o sono inseriti all’interno di un’area antispreco, oppure sono contraddistinti dal bollino MyFoody.
Negli spazi allestiti, il consumatore può accedere anche a materiali di sensibilizzazione sul tema degli sprechi alimentari con l’obiettivo di migliorare i comportamenti dei consumatori e permettere di diminuire gli sprechi domestici che ad oggi rappresentano circa il 50% degli sprechi alimentari totali. È possibile, ad esempio, consultare ricette antispreco oppure leggere consigli su come conservare al meglio i prodotti.
Sono tre le categorie di alimenti che possono rientrare nella categoria “a rischio spreco” di MyFoody: quelli vicini alla data di scadenza, quelli esteticamente danneggiati (come ad esempio barattoli ammaccati) e – infine – quelli in eccedenza. In ognuno di questi tre casi, molto probabilmente il prodotto finirebbe nel cassonetto, MyFoody invece permette di venderli comunque ma a prezzi ribassati.
Nonostante alcune eccedenze alimentari (prevalentemente prodotti a lunga conservazione) vengano recuperate dalle associazioni non profit, ogni anno in Italia si gettano nella spazzatura dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari per un valore di circa 37 miliardi di euro. Non si produce così solo un danno economico ma anche un impatto pesantissimo sul clima, le risorse idriche e il consumo di territorio. Da un rapporto FAO del 2013 – Food wastage footprint: impacts on natural resources – è stato evidenziato come lo spreco alimentare, a livello mondiale, causi lo sperpero di un volume di acqua pari al flusso di un fiume come il Volga, e sia responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra.
La Commissione Europea si è posta come obiettivo quello di diminuire gli sprechi alimentari del 30% entro il 2030. Il traguardo preposto è certamente ambizioso, ma seguendo i buoni esempi il risultato non sembra più così lontano.
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