30 Mag 2016

Acqua privatizzata? I cittadini battono la Nestlè in Oregon

Scritto da: Veronica Tarozzi

In un paesino dell'Oregon la Nestlé voleva imbottigliare e commercializzare l'acqua di un fiume locale e prometteva di portare molti posti di lavoro e ricchezza. I cittadini di Cascade Locks però non se la sono bevuta e sono divenuti protagonisti di una vittoria storica contro la privatizzazione e vendita dell'acqua.

Salva nei preferiti

Davide contro Golia. A scanso di equivoci: il “gigante” sono i cittadini quando prendono coscienza del loro potere e si uniscono, non di certo le multinazionali e gli interessi di pochi, anzi pochissimi! Italia Che Cambia ne è più che cosciente ed ecco perché questa volta abbiamo deciso di fare uno strappo alla regola raccontandovi quanto succede fuori dal nostro “Bel paese”, poiché quanto è stato realizzato in Oregon pochi giorni fa, costituisce davvero un bel precedente per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche.

 

Succede il 17 maggio scorso a Cascade Locks in un paesino di un migliaio di persone a 70 km da Portland, capitale dell’Oregon, dove la nota multinazionale svizzera Nestlé, aveva in progetto di accaparrarsi 500 milioni di litri d’acqua all’anno dal fiume locale. La più grande multinazionale al mondo di cibi e bevande (proprietaria di ben 24 marche diverse di acque minerali, tra cui Acqua Panna, Vera, S. Pellegrino e Levissima, che ha già attirato numerose volte in passato l’attenzione delle Ong ed è stata oggetto di boicottaggio, tra le altre cose, per l’impiego di schiavitù e manodopera minorile e per aver venduto latte inquinato in Italia) prometteva di rifocillare le casse comunali della piccola cittadina e di offrire 50 nuovi posti di lavoro.

 

A Cascade Locks la Nestlé aveva in progetto di accaparrarsi 500 milioni di litri d'acqua all'anno dal fiume locale

A Cascade Locks la Nestlé aveva in progetto di accaparrarsi 500 milioni di litri d’acqua all’anno dal fiume locale


 

Ma gli abitanti di Cascade Locks non se la sono bevuta e si sono uniti in comitati locali, hanno organizzato eventi per la sensibilizzazione dei concittadini, hanno creato un blog  e tappezzato il paese di cartelli informativi, ma soprattutto hanno proposto il “provvedimento 14-55” contro la privatizzazione e vendita dell’acqua, che è stato approvato dalla stragrande maggioranza dei cittadini, ovvero dal 69% degli aventi diritto.

 

Come scrive Maria Rita D’Orsogna  “è considerata una vittoria monumentale: numeri così alti raramente si vedono negli Usa, e soprattutto è un messaggio chiaro e forte: l’acqua è della gente e non della Nestlé. Cascade Locks è la prima cittadina, e Hood River County la prima contea americana, a vietare l’imbottigliamento di acqua locale a livello industriale. Daranno l’esempio e coraggio a molte altre città.”

 

In tutto il mondo è chiaro: i cittadini pretendono di vedere riconosciuto il diritto all’acqua pubblica, mentre dei governi sempre più sordi ai bisogni della popolazione, ma molto sensibili a quelli delle multinazionali, vorrebbero privatizzarla a tutti i costi. In molti casi si arriva addirittura al paradosso, come in quello dell’Italia, in cui 27 milioni di Italiani nel noto Referendum del 2011 si espressero contro la privatizzazione dell’acqua.

 

lwa-press-event-water-give-away

 

In quel caso gli Italiani parlarono forte e chiaro. Ciononostante il Governo ha recentemente deciso arbitrariamente che la gestione pubblica dell’acqua non è obbligatoria. Come a ricordarci che il gigante non si deve mai assopire.

 

Lo sanno bene i cittadini di Arezzo che in migliaia stanno portando avanti una campagna giustamente definita di “obbedienza civile”  in cui si impegnano a detrarre dalla bolletta dell’acqua le cosiddette spese di “profitto” per rispettare il volere popolare di almeno uno dei famosi quesiti del referendum.

 

Sembra proprio che Golia debba stare sempre allerta: la lotta deve andare avanti, almeno finché l’acqua non verrà davvero riconosciuta a tutti gli effetti come bene pubblico.

 

Per saperne di più:

 

Leggete il risultato del nostro tavolo di lavoro “visione 2040 agricoltura e acqua 

 

Per un’approfondimento esaustivo sulla questione dei beni comuni si legga invece il saggio a cura di Paolo Cacciari, “La società dei beni comuni – una rassegna” 

 

Per approfondire la posizione della Nestlé riguardo l’acqua invece, leggete l’articolo di Andrea Degl’ Innocenti su una storica ed eloquente intervista rilasciata dal presidente della Nestlé, in cui dice chiaramente di essere convinto del fatto che l’acqua non sia un diritto, bensì una merce. 

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi
GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi

La Saponaria e la cosmetica naturale, biologica e plastic free
La Saponaria e la cosmetica naturale, biologica e plastic free

Salvatore Donatiello: l’escursionismo per tornare a far parte della natura a cui apparteniamo
Salvatore Donatiello: l’escursionismo per tornare a far parte della natura a cui apparteniamo

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Cosa dice il nuovo codice della strada e che ricadute avrà sulla mobilità sostenibile – #1024

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

|

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

|

La Robbia, il laboratorio sardo di tintura naturale che cuce tradizione e sostenibilità, dalla terra al tessuto

|

Nuove case: come devono essere per stare al passo con un mondo che cambia?

|

CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

string(9) "nazionale"