28 Apr 2016

Una casa per la Fondazione Alice

Scritto da: Daniela Bartolini

Saranno inaugurati sabato 30 aprile a Campolombardo i nuovi locali della Fondazione Alice, frutto di un lungo percorso e grazie al sostegno di molti.

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Fondazione Alice Onlus, una casa dove stare…

La sua casa la fondazione l’ha trovata a Campolombardo nel comune di Pratovecchio Stia. Una vecchia casa da risistemare con il sogno di farne un rifugio per delle famiglie e i loro figli. E nel cui terreno installare case prefabbricate per aumentare l’accoglienza e offrire servizi importanti come una una palestra, una piccola piscina con accesso alle carrozzine, degli spazi per mangiare all’aria aperta.

La casa di Alice è circondata da ettari di terra da coltivare e in cui creare spazi dove “lavorare, aiutare, rendersi e sentirsi utile, piantare e raccogliere, partecipare”. Perchè il desiderio era che qui potessero vivere insieme ragazzi disabili, aiutati ed assistiti, condividendo la vita quotidiana e il lavoro.
Un progetto grande per cui la fondazione e i suoi amici hanno speso e spendono molte energie e per il cui sostegno hanno attivato molte iniziative: dagli spettacoli e concerti di raccolta fondi ai “matrimoni solidali” per cui si offrono servizi fotografici. Chiunque può aiutare la realizzazione di questo sogno, con donazioni e offrendo ore di lavoro.

Sabato 30 aprile alle ore 11 a Campolombardo, saranno inaugurati i nuovi locali della casa , frutto di un percorso che ha coinvolto molti partner tra cui Ikea per il Sociale che ha offerto l’arredamento delle stanze che saranno utilizzate per le attività sociali e ludiche dei giovani ospiti.

Si avvicina così sempre più l’obiettivo finale: “offrire ad ogni famiglia con un figlio disabile un luogo dove poter stare, un giorno, una settimana, un mese, in un luogo tranquillo, immersi nel verde a passeggiare, guardare, riposare”. Con la speranza che, nelle parole del presidente della fondazione, “tra le persone che passeranno di qui nei prossimi venti anni, ce ne siano quattro o cinque che si innamorino, e con loro mettere su famiglia. Costruire un posto dove, un giorno, potranno stare insieme, e vivere, anche quando noi genitori non potremo più assisterli. In autonomia, liberamente, dignitosamente. Trasmettere a chi lo desidera tutta la nostra esperienza, aiutare dove noi abbiamo faticato, dare informazioni, nomi, documenti, speranza, quanto potrebbe servire per aiutare a portare da un’altra parte ciò che abbiamo contribuito a portare sino a qui. Infine, ma non certo per ultimo, fare tutto questo gratuitamente”.

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