Carovana dei Migranti: continua il viaggio per la dignità e la giustizia
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Il 2 aprile 2016 è partita da Torino la seconda Carovana italiana per i Diritti dei Migranti, per la Dignità e la Giustizia, che terminerà a Palermo il 18 aprile.
La Carovana percorrerà oltre 2500 chilometri attraversando l’Italia da nord a sud e incontrerà realtà di lotta e resistenza alle devastazioni ambientali; incontrerà i migranti nei campi dove sono ridotti in schiavitù e in quei luoghi dove buone pratiche li hanno trasformati in cittadini tra cittadini. Si fermerà dove altre madri coraggiose si battono per avere verità e giustizia per la morte prematura dei loro figli o contro le logiche di guerra capaci di provocare solo altri lutti. Farà incontrare i testimoni italiani, centroamericani e del Mediterraneo in un’inedita esperienza di scambio emotivo e altamente politico.
Il 2 aprile la Carovana è arrivata a Mondeggi, nella “fattoria senza padroni”, enorme tenuta di proprietà della provincia di Firenze completamente abbandonata prima dell’arrivo, due anni fa, di un gruppo di persone che hanno deciso di ridare vita alla fattoria con forme di allevamento e agricoltura tradizionali, l’istituzione di una scuola contadina, la coltivazione degli ulivi per fornire olio gratuitamente agli abitanti. Così Mondeggi è diventato davvero bene comune, modello di uno sviluppo sano e sostenibile con la custodia e l’utilizzo della terra da parte della popolazione evitando invece la vendita di terre demaniali da parte dello Stato.
Il 3, il 4 e il 5 aprile ci siamo fermati a Roma, ospiti della Comunità di S. Egidio. Domenica sera, durante una lezione di italiano per stranieri i migranti presenti hanno regalato le loro preziose testimonianze.
La mattinata del 4 è trascorsa cercando risposte per i desaparecidos:
– la delegazione tunisina composta da Imed Soltani e da alcune madri alla ricerca dei figli scomparsi si è recata all’Ambasciata tunisina dove però un portavoce si è rifiutato di farla entrare e ascoltarla. A fronte delle proteste e del sit in improvvisato davanti all’ambasciata, infine, l’ambasciatore tunisino ha concesso un appuntamento per la mattinata successiva. L’incontro tuttavia non ha avuto luogo in quanto, invece di porgere le scuse alle famiglie tunisine per il mancato ascolto, l’ambasciatore le ha pretese con arrogante insistenza;
– la delegazione centroamericana con Omar García , María Guadalupe González e Ana Gricelides è stata accolta, dopo qualche iniziale resistenza, dall’Ambasciata messicana per depositare le firme raccolte da Amnesty International per le campagne relative al massacro di Ayotzinapa, anche se hanno ricevuto un ascolto superficiale e nessuna risposta.
Nel pomeriggio di lunedì la Carovana ha preso parte ad altri incontri:
– presso la Casa delle Donne dove all’intervento di Arturo Salerni, presidente del Comitato Verità e Giustizia per i nuovi desaparecidos è seguita la sentita e travolgente testimonianza e denuncia di Omar, lo studente sopravvissuto al massacro di Ayotzinapa. Dopo un’intervista rilasciata a Carovane Migranti dall’ex console italiano in Argentina, Enrico Calamai, ha concluso l’incontro Francesco Martone del Tribunale Permanente dei Popoli, ricordando la deportazione dei profughi siriani, afghani, iracheni e pakistani che sta tristemente avvenendo in questi giorni sulle isole greche.
– presso la Fondazione Basso con Mons. Gian Carlo Perego, Enrico Pugliese e Gianni Togni. Monsignor Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha presentato il suo libro Uomini e donne come noi, nel quale presenta i volti dei migranti in fuga da guerre, disastri ambientali e trasformati spesso in nuovi schiavi vittime di tratta e dove ricorda il sacro valore dell’accoglienza e la sua necessità oggi più che mai
– presso il centro sociale romano Casetta Rossa dove hanno cenato e scambiato esperienze e testimonianze.
La tre giorni romana si è conclusa nella mattinata di martedì 5 con l’incontro tra Ana Gricelides Enamorado, del Movimiento Migrante Mesoamericano, e il Console Generale del suo paese (Honduras) in Italia. Il figlio di Ana è scappato da quel paese per la violenza criminale che lo stesso governo alimenta ed ora è desaparecido, come migliaia di altri giovani centroamericani. Ana non si stancherà mai di cercarlo, vuole verità e giustizia come tutte le altre Madri. Tuttavia, per l’ennesima volta, Ana non ha ricevuto alcuna risposta significativa.
Il 5 sera la Carovana è arrivata a Pescara dove ha incontrato i movimenti dell’Abruzzo per condividere esperienze positive di resistenza, di riscatto e emancipazione. Infatti, insieme a guerre e discriminazioni, anche le devastazioni dei territori e dei diritti sociali provocano migrazioni forzate in tutto il globo. Inoltre la sera abbiamo partecipato alla fiaccolata per il 7° anniversario del terremoto, perché nessuno di noi ha dimenticato!
La mattina del 6 aprile si è tenuto un incontro con Mons. Valentinetti, vescovo di Pescara ed ex presidente di Pax Cristi. Il vescovo si è impegnato nell’accoglienza, fornendo vitto e alloggio ai migranti e collaborando con la popolazione per risolvere seri problemi del territorio, tra cui quelli delle trivellazioni in mare, delle politiche ambientali e dell’alto numero di tumori e leucemie che colpiscono i giovani della zona.
Nel pomeriggio la carovana si è spostata a Casal Di Principe dove ha ricevuto vitto e alloggio grazie alla Nuova Cooperazione Organizzata (NCO) che ha aperto un ristorante in un bene confiscato alla camorra.
Il giorno dell’arrivo, a seguito dell’incontro con il fotoreporter Mauro Pagnano, uno dei coordinatori dei movimenti della terra dei fuochi, i carovanieri sono andati in visita alla Rete di Economia Sociale e, presso casa Don Diana, Guadalupe Gonzales Herrera ha condiviso la sua testimonianza.
Il 7 aprile, la carovana si è recata al cimitero di Casal Di Principe per visitare la tomba di Don Peppe Diana, presbitero, scrittore e scout assassinato dalla camorra nel 1994 per il suo impegno contro la mafia. Ha avuto inoltre luogo un confronto con Augusto Di Meo, il testimone di giustizia che ha denunciato gli assassini di Don Diana e che si è poi rifugiato quattro anni in Umbria non avendo ricevuto protezione alcuna da parte dello Stato.
Nel pomeriggio è avvenuto l’incontro con gli studenti dell’Istituto tecnico commerciale Carli, ai quali Omar García è riuscito a trasmettere l’importanza di lottare per i diritti di tutti, migranti e non, e la necessità di non rimanere indifferenti di fronte all’ingiustizia e alle cause delle migrazioni. Infine l’incontro con due classi di liceo scientifico e classico presso la cooperativa Al Di Là Dei Sogni sul bene confiscato di Maiano di Sessa Aurunca.
L’8 aprile arriviamo ad Altamura e siamo accolti calorosamente dalla comunità Fornello (dove già avevamo soggiornato durante la scorsa carovana nel 2014) che lotta contro lo sfruttamento dei migranti, e non, nei campi. La sera ci rechiamo all”Aula Simone Viti Maino per presentare la Carovana, grazie all’organizzazione di varie associazioni (Free Space, , Torre di Nebbia, Fondazione Migrantes, Link, Altera Cultura, Associazione Ortis, Gabon, Arché e infine l’Osservatorio Migranti Basilicata). Il pubblico, costituito da persone di diverse fasce d’età è stato attento e partecipativo, e si è lasciato coinvolgere dalle storie dei nostri testimoni, dalla Tunisia e dal Messico. La serata si è conclusa con un breve ma intenso intervento musicale di due gruppi: carovanieri e persone del pubblico hanno ballato e cantato insieme sulle note di canzoni di musica tradizionale pugliese.
Il 9 aprile siamo stati a Riace. Il paesino di Riace alta ha conosciuto decenni di emigrazione, fino a diventare una località quasi completamente abbandonata. Per questo motivo gli emigrati, che possedevano ancora le proprie case in paese vuote ormai da molto tempo, hanno accettato di aprirne le porte agli immigrati di tutto il mondo. Questo progetto inizia sul finire degli anni ’90 sotto la guida dell’attuale sindaco, quando arriva uno dei primi flussi di profughi curdi. Oggi a Riace vivono anche rifugiati che fanno parte del progetto nazionale SPRAR. I finanziamenti previsti per ogni richiedente asilo sono convertiti in una moneta locale che agevola la microeconomia. Lo scopo principale di questo villaggio globale è di trattare gli immigrati come una risorsa per una rinascita del territorio, impedendo che la paura dell’Altro intacchi i rapporti umani, ma che anzi si creino quelle basi necessarie per abbattere la forma di barriera più pericolosa: la barriera invisibile tra le persone, conseguenza di pregiudizi e stereotipi legati ai migranti, gli stessi che hanno vissuto gli italiani fino a non troppi decenni fa.
Contatti telefonici 333.9741148, 371.1777745, in carovana 327.2018043, 340.9917474
Il sito della Carovana italiana per i diritti dei migranti, per la dignità e la giustizia
Il sito della Caravana de Madres Centroamericanas buscando a sus migrantes desaparecidos
Viaggeranno con la Carovana:
Omar García Velazquez, sopravvissuto al massacro di Ayotzinapa (Messico);
Imed Soltani dell’Associazione Terre pour Tous alla ricerca dei tunisini dispersi in Italia fin dal 2011;
María Guadalupe González Herrera del gruppo del Patronas di Amatlán de los Reyes, nello stato di Veracruz in Messico che sostiene da 20 anni i migranti sulla rotta verso il nord America;
Ana Gricelides Enamorado, madre hondureña della Caravana de Madres Centroamericanas buscando a sus migrantes desaparecidos.
Sulla piattaforma “Produzioni dal basso” è stato lanciato un crowdfunding per sostenere le spese di viaggio, trasporto e mantenimento delle delegazioni straniere.
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