A Pasqua adotta un agnello!
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Ci siamo scandalizzati di fronte ai bracconieri che esportavano i pappagalli cacatua stipati in bottiglie di plastica, ancor di più indignati davanti agli oranghi che perdevano la loro dimora per la deforestazione e agli elefanti braccati per le loro zanne, abbiamo raccolto firme contro lo sfruttamento degli orsi della luna e pianto per l’uccisione del leone Cecil in Zimbabwe. Oggi, superando le nostre preferenze esterofile, c’è qualcuno che si è lasciato toccare il cuore anche dagli ovini di casa nostra, e a buon diritto perché seppur non siano esotici o a rischio d’estinzione, detengono comunque un triste primato: sono il terzo quadrupede ucciso al mondo dopo maiali e conigli, e si parla di numeri a nove cifre.
Quest’anno, in occasione della Pasqua, si è creato un movimento a difesa degli agnelli sostenuto da associazioni e realtà animaliste, ma diffuso anche semplicemente da anime sensibili alla vita e intolleranti a qualsiasi tipo di crudeltà, che per la prima volta ha raggiunto dimensioni da massa critica, arrivando ad emittenti nazionali come La7. Oltre alle varie campagne di dissuasione dal mangiare carne di cuccioli ovini per la ricorrenza pasquale, la pagina Facebook “Sei vegano se…” ha proposto l’adozione di agnelli in alternativa alla mattanza annualmente programmata dalla tradizione, riscontrando un insperato successo.
È una campagna casalinga, lanciata inizialmente tra amici, tra quelle persone che utilizzando FB fanno colletta per riscattare una mucca destinata al macello o organizzano una cena per finanziare gli ancora pochi santuari che in Italia si preoccupano di accogliere gli animali scampati alla destinazione alimentare, ma in questi giorni sta dilagando attraverso la potenza della rete. Il Santuario Capra Libera Tutti è il più anziano di questi rifugi, sorto nel 2003 quasi in sordina per volere di Massimo Manni, giardiniere 43enne e proprietario di una tenuta di quattro ettari a Nerola, su una montagnetta alle porte di Roma. Massimo ha da poco salvato Bruno e Alice, una signora mucca e un signor toro che sono stati liberati alla fine della loro vita produttiva e portati al suo santuario invece che al mattatoio.
“Io di solito non vado a cercarli, aspetto che i casi capitino. Anche Alice e Bruno li conoscevo fin da cuccioli ma non mi avvicinavo perché sapevo che non avrei potuto fare niente per loro, ma un giorno Bruno mi si avvicina e mi lecca tutto. Mi ha baciato. A quel punto non ho potuto lasciarlo là. Quando mi cercano loro così, io vado fuori di testa e devo salvarli. Abbiamo fatto una colletta tramite Facebook e abbiamo raccolto la somma per riscattare lui e la sua compagna Alice, che inizialmente i fattori non volevano cedere. Li ho pregati ad uno a ad uno fino a che hanno acconsentito, e adesso mi rendo conto che era la cosa giusta, perché da quando sono liberi stanno sempre insieme. Qualsiasi passo Bruno faccia, si volta per vedere se dietro c’è lei, la aspetta, la protegge. Portare via lui e lasciare lei ad aspettare il camion per il mattatoio per me era disperazione”.
Massimo, fin da bambino riempiva la casa di animali recuperati dall’abbandono o dal randagismo. I genitori pensavano che l’inclinazione al salvataggio faunistico gli sarebbe passata crescendo, ma non fu così. Ora nel suo Santuario, rifugio per animali in cerca di una nuova vita, Massimo ospita circa duecento animali: 10 cani, 7 gatti, 40 pecore, 5 capre di cui 3 incinte, 1 mucca, 1 toro, 3 tacchini, 7 oche, 10 anatre e il resto galline, tutti scampati a fine certa.
Durante l’intervista sento un giovane belare in sottofondo. E’ Stellina che si è avvicinata in cerca del suo biberon, una delle ultime agnelline arrivate, salvata da un parto gemellare indesiderato. Perché quando i nati sono due sono più piccoli e devono essere nutriti più a lungo per raggiungere il peso che li rende commerciabili e inoltre portano via più latte a mamma pecora non lasciandone per la produzione del formaggio. Questo calcolo di convenienza produttiva l’aveva destinata al macello ma quando Massimo l’ha saputo ha pregato fino a convincere il pastore di cedergliela, e adesso è diventato il suo papà adottivo. E’ lui che l’allatta, ed è per questo che adesso è arrivata a chiamarlo.
Anche voi potete diventare un genitore adottivo di un agnello a distanza e se vorrete potrete andare a trovarlo nel primo weekend in cui vi sentirete di voler conoscere una realtà dove gli animali vivono liberi e rispettati come qualsiasi altro essere senziente. E’ un’esperienza unica.
A questo link troverete le foto dei cuccioli ovini, in modo che possiate decidere la vostra adozione secondo il sentimento più alto che uno di loro farà vivere in voi. Il Santuario Capra di Massimo è uno dei beneficiari delle donazioni ma ci sono altri rifugi che prestano la sua medesima, nobile opera, come la Fattoria delle Coccole, The Green Space, Valle Vegan, Fattoria Capra e Cavoli, Oasi be Happy, Ippoasi, Porci Komodi, Palle di Lana, La Belle Verte, e speriamo che questi rifugi continuino a crescere. Interessatevi a queste realtà e sostenetele. Hanno bisogno di tutti noi.
Come noi abbiamo bisogno di loro, perché è con loro e con le azioni in loro difesa che noi abbiamo l’opportunità di crescere come anime e fare evolvere la nostra società in modo che si possa a pieno diritto chiamare civile. Ricordo, infatti, che la ricorrenza della tradizione pasquale si celebra in memoria di un uomo di grande conoscenza che, ironicamente, fin da duemila anni fa si raccomandava di: “non uccidere”. L’alternativa ora c’è: invece di mangiare un agnello per la celebrazione della rinascita potete adottarne uno per la vita!
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