31 Mar 2016

Io faccio così #113 – Sardex: quando una moneta virtuale muove l'economia reale

Scritto da: Daniel Tarozzi

Un circuito di credito commerciale che utilizza una moneta virtuale per incentivare lo scambio di beni e servizi fra aziende, favorire il mercato locale e stimolare il consumo critico. Nato nel 2007 da un'idea di un gruppo di ragazzi sardi, Sardex ha ottenuto negli anni un incredibile successo divenendo un modello replicato in altre regioni italiane e studiato nel mondo.

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Ci sono storie che ti restano particolarmente nel cuore, storie che riassumono in modo emblematico i principi e i concetti che muovono quest’Italia che Cambia, storie che sono straordinarie per i risultati ottenuti eppure incredibilmente poco note ai più, storie che dimostrano come si possano concretamente cambiare le cose partendo dal basso, da un’idea, da un pizzico di follia, storie che ogni volta che la racconti ti emozioni come la prima volta e ogni volta che chiedi aggiornamenti rimani stupito dalle ulteriori evoluzioni ottenute, storie come quella di oggi, che è talmente bella e complessa che richiederà due video anziché uno per mostrarla e raccontarla.

Guarda anche l’intervista integrale!

Tutto ha inizio nel 2010, quando cinque ragazzi sardi – di Serramanna – nessuno dei quali laureato in economia, decidono di mettersi in proprio ed avviare un progetto che avrebbe ottenuto un successo clamoroso nella loro isola prima e nel resto d’Italia (e del mondo?) dopo: creare, attivare, coordinare e gestire il circuito del Sardex.

A distanza di pochi anni questo “strumento” aggrega tremila imprese sarde, dà lavoro a sessanta persone, conta quattro sedi in Sardegna (Cagliari, Sassari, Nuoro e, ovviamente, Serramanna) e “sposta” un fatturato di circa cinquanta milioni di euro equivalenti: “quest’anno chiudiamo con un volume di operazione pari a 50 milioni di euro e a dicembre dovremmo festeggiare i primi 100 milioni – ci raccontano i protagonisti di questa iniziativa nel nostro nuovo incontro avuto a fine 2015 – la crescita è esponenziale. Per dare un’idea: il primo anno abbiamo transato 350 mila crediti, ora 350 mila crediti li facciamo in un giorno. Questo fa sì che la crescita non sia mai sommatoria, ma moltiplicatoria”.

Che cos’è il Sardex?
Facciamo un passo indietro. Che cos’è questo Sardex? È un circuito, una moneta complementare, uno strumento di “baratto multilaterale”, un accesso al credito, un incentivo a vincolare la ricchezza al territorio? Forse è tutto questo e molto altro ancora. Facciamolo raccontare a Gabriele Littera, Carlo Mancosu e Roberto Spano.

“Il Sardex è un circuito con diversi partecipanti. La caratteristica principale è che i trasferimenti di denaro non avvengono come bonifici contanti o altro di tradizionale, ma come unità di conto che sono il credito sardex e che sono equiparati agli euro. Un credito Sardex equivale quindi ad un euro.

Il funzionamento si basa sul presupposto che la mancanza di liquidità dovuta alla crisi finanziaria e più in generale alla scarsa circolazione degli euro nasconda un potenziale inespresso della nostra economia; noi, attraverso il servizio che mettiamo a favore degli iscritti, cerchiamo di trasformare questo potenziale in valore.
Tutti gli iscritti hanno un conto on line, una carta, una linea di credito senza interessi, un servizio di area broker, un servizio di comunicazione interna al circuito e un servizio di assistenza tecnica. Questo permette alle imprese di vendere in questo mercato complementare quello che il mercato euro non ha accolto nella sua totalità e acquisire un credito spendibile in questo mercato per comprare prodotti e servizi necessari alla propria attività. Ad oggi, nel circuito, si può accedere a servizi provenienti da tutta la regione. In questo modo otteniamo un sistema di imprese complementari uno all’altra.

Guarda anche l’intervista integrale!

Il meccanismo con cui cresce il circuito è un meccanismo di crescita armonica. Deve esserci un equilibrio tra l’offerta e la domanda. La tendenza deve essere quella di portare a pareggio il bilancio. Non si può far entrare chiunque in qualsiasi momento. Non possiamo far entrare mille avvocati o mille idraulici. Ci sarebbe una concorrenza eccessiva. Così il circuito cresce in base ai bisogni del circuito stesso. Non eliminiamo comunque la concorrenza”.

Come funziona?
“Immaginiamo un azienda tipo, un ristorante. I tavoli non saranno pieni ogni sera o per pranzo, ci saranno tavoli vuoti, nonostante questo il ristoratore avrà dei costi. I costi fissi ci sono comunque. I tavoli vuoti sono perdite di profitto. Immaginiamo di mettere questi tavoli vuoti a disposizione di chi fa parte del circuito Sardex. Questi clienti pagheranno in Sardex, così il ristoratore potrà abbattere i costi delle materie prime e risparmiare liquidità.

Per spiegare meglio come può funzionare questo strumento immaginiamo una triangolazione: immaginiamo che un trasportatore di una azienda del circuito Sardex si fermi a mangiare dal nostro ristoratore. Il trasportatore paga con per esempio cinquanta crediti Sardex. Il ristoratore, che avrebbe avuto quei tavoli vuoti, si trova quindi una “ricchezza aggiuntiva” che però deve spendere nello stesso circuito. Andrà quindi ad acquistare con questi cinquanta crediti il vino presso il fornitore di vini che fa parte del circuito anziché da un fornitore lontano. Il produttore di vini a sua volta si ritroverà con cinquanta crediti e magari deciderà di spenderli proprio presso il trasportatore di prima. E così si chiude il ciclo. I saldi in questo modo si azzerano, la moneta scompare ma la ricchezza prodotta attraverso questi scambi è rimasta”.

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Uno scambio bilaterale, un atto di fiducia
“Spesso il lavoro che facciamo viene associata al baratto: ma questo è uno scambio bilaterale, in cui la reciprocità è data dalla volontà di ricavare il massimo dallo scambio; avviene qui e ora.
Sardex è un sistema di credito, credito deriva da credere, quindi fiducia. Sardex è un atto di fiducia del singolo verso la comunità e viceversa; un sistema di mutuo credito. Le imprese attraverso al loro capacità produttiva inespressa, vendendo beni ad altre imprese che possono acquistarle prima di aver venduto, finanziano la rete e possono essere ricompensati dagli altri partecipanti della rete. Passiamo quindi dal paradigma del “do ut des”, al paradigma del “ti do cosicché tu possa dare agli altri”, e questa è la cosa più eccezionale”.

La storia
“L’idea nasce nel 2007, quando ci siamo interessati di moneta e credito, perché la moneta è l’unica fede riconosciuta in tutto il mondo, e lo strumento di manifestazione dell’economia. Nell’economia di mercato il denaro è lo strumento attraverso cui il consumatore sovrano esprime il proprio voto. La mercatocrazia non è una democrazia, capire come vengono distribuiti i soldi è diventato quindi fondamentale. Inoltre, si stavano manifestando i primi sintomi della crisi finanziaria e sapevamo quindi che presto sarebbe arrivata una diminuzione di liquidità e una stretta creditizia.

Abbiamo così iniziato a studiare i modelli usati in passato per uscire da queste situazioni e ci siamo concentrati su due strumenti in particolare, il VIR: che nasce durante la crisi del ’29 ed è ancora in piedi nel 2007 e l’international credit union che nel 1944 propone la creazione di un sistema di compensazione tra nazioni, introducendo il trattamento simmetrico di debitori e creditori: per creare equilibrio, e quindi pace, è necessario che i creditori mettano in condizione il debitore di ripagare. E questo si può ottenere solo investendo sui debitori. Inserendo un tasso negativo, chi è in credito deve pagare per avere ripagato il debito, queste due spinte divergenti (dato che normalmente chi è in credito ha un premio) diventano convergenti e portano verso lo zero che non è più fine, ma strumento.

Non ci siamo limitati però a studiare i punti di forza di questi strumenti, ma anche le loro falle. Vir, ad esempio, nel 1936 fu costretta ad assoggettarsi al sistema bancario, Sardex invece è un sistema che si basa ancora sulla fiducia.
Il nostro obiettivo è semplice: cercare di fare in modo che la mancanza di liquidità non fermi il mercato reale; il denaro normalmente ci permette di veicolare beni, se questo viene meno bisogna trovare un altro sistema che rimetta in moto l’economia”.

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Serramanna e le origini del tutto
L’iniziativa di Sadex nasce a Serramanna semplicemente perché i soci fondatori erano tutti di qui! “Eravamo tutti amici che avevano deciso di trasformare una idea in una realtà di impresa. Non c’era un legame accademico, nessuno dei soci era laureato o masterizzato in materie economiche finanziare e creditizie, ma eravamo tutti appassionati di un tema in comune. Chi grazie alla capacità di leggere più lingue, chi capacità di analisi storiche e chi per altro siamo riusciti a non essere vittime di una formazione dogmatica, e siamo riusciti a ragionare con mente libera.
Non aver studiato economia ci ha permesso di essere liberi da preconcetti: quando raccontiamo quello che facciamo a chi vive nel mondo finanziario non troviamo abbastanza flessibilità per immaginare un mercato che funziona in modo diverso da quello tradizionale, dove è tutto indiscutibile”.

Le ricadute locali e la rete che si respira
Il Sardex si può spendere solo in Sardegna,in questo modo si sviluppa il mercato locale, si stimola il consumo critico, si favoriscono le iniziative locali che valorizzano beni e territorio.
“Quasi tutti i partecipanti utilizzano il circuito anche nell’ottica di unirsi ad altri. Abbiamo un territorio di piccolissime imprese familiari che se dovessero guardare al semplice aspetto economico non dovrebbero comprare neanche da se stesse. Se dovessero guardare i costi, non comprerebbero tra loro. La logica del prezzo più basso è assurda, esclude una serie di valori aggiunti dati dalla relazione. Ogni singolo iscritto viene messo nella possibilità di monitorare quanto sfrutta le risorse del proprio territorio. I crediti abbattono la barriera: comprare a cento in crediti da un fornitore sardo, piuttosto che a novanta da un esterno ma in euro pone un grossa differenza.
Quando gli imprenditori si trovano nella pratica scelgono di scegliere localmente.

Questo sistema permette alle imprese di avere a fianco un servizio di assistenza che li aiuta a trovare i fornitori, posizionare i beni che il mercato euro non ti ha fatto collocare ecc… ogni impresa ha i suoi margini di miglioramento. Noi ci mettiamo al servizio e lo facciamo con accorgimenti che possono sembrare secondari ma non lo sono. Abbiamo deciso di rimanere sul territorio; per iscriversi devono venire qui, passare per una dimensione fisica, dobbiamo conoscere gli iscritti.
Organizziamo meeting, incontri, aperitivi, ogni iniziativa da nord a sud, da est a ovest, perché è importante condividere questi momenti. Stiamo cercando di costruire questa relazione con gli iscritti e fra di loro. Questa è garanzia di solidità e forza.
Sono strette di mano tra due persone, basate sulla fiducia. È entrato nel DNA delle imprese, è uno strumento oggi molto importante nella loro gestione”.

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L’etica
“L’etica per Sardex è la base. Al di là di un codice etico che è riassunto di cosa facciamo, una delle determinanti del nostro comportamento per chi vuole far parte di Sardex è cercare di capire se c’è sintonia sui principi di base. Sono indiscutibili, è la base per il punto successivo.
Tu puoi fare la stessa domanda ad ognuno di noi in momenti diversi e avrai sempre la stessa risposta.
E’ importantissimo per l’economia oggi salvare il mercato dalla finanza, per questo l’etica è fondamentale.

I nostri principi:
-rispetto per le persone
-rispetto per la comunità
-concentrazione sul valore e non sulla sua rappresentazione

Tutto si può riassumere con il concetto di reciprocità che si aggancia al concetto di empatia e capacità di mettersi nei panni degli altri. Non tutti, quindi, possono iscriversi al nostro circuito. Chi partecipa alla filiera degli armamenti, per esempio, non può partecipare al nostro circuito”.

I prossimi passi
Il successo di questo strumento è davvero straordinario. Ora altre otto regioni italiane stanno replicando questo modello e altre tre si preparano a partire. Sono arrivate anche richieste dall’estero, dalla commissione europea, dalla Banca Centrale dell’Equador.

“Pensavo all’inizio che avremmo creato un’azienda e ci saremmo dati un lavoro, ma non pensavo ad una cosa così grossa. Vedere che università come Yale studiano il modello in maniera operativa, collaborando con noi è veramente molto soddisfacente”.

Ci sono storie che ti restano particolarmente impresse, storie che cambiano più di altre il mondo, storie che è impossibile raccontare con un solo video, ma anche con un solo articolo. Ecco perché prossimamente, vi racconteremo la seconda parte di questa storia.
Buon cambiamento.

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