Specismo e discriminazione razziale: la statuetta va alla Notte degli Oscar
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La 88esima edizione della Notte degli Oscar che si terrà il 28 febbraio 2016 è nell’occhio del ciclone. Quando l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha annunciato i prossimi candidati alle statuette, sono scattate subito le polemiche; tra gli eletti nelle diverse categorie, ci sono per il secondo anno consecutivo, solamente attori bianchi: 20 su 20. Il colore della pelle come possibile motivo di discriminazione. Le tensioni razziali che negli ultimi tempi agitano gli Stati Uniti sembrano coinvolgere anche il Red Carpet.
D’altronde, se un attore del calibro di David Oyelowo, protagonista di “Selma”, il film dedicato a Martin Luther King, non è rientrato tra i candidati del 2015, fa pensare che le polemiche non siano poi così infondate. Secondo il pubblico e gli esperti del settore, la sua interpretazione è stata magistrale, da Oscar appunto! Dopo le nomination, l’hashtag #OscarSoWhite ha spopolato su twitter in segno di dissenso alla cerimonia. L’emarginazione razziale, però, non è l’unico atteggiamento umano contestabile.
Lo specismo verso gli altri animali si palesa ogniqualvolta viene candidato all’Oscar un film in cui siano presenti gli animali. La dicitura “nessun animale è stata maltrattato per realizzare questo film” non è altro che un escamotage legale! L’addestramento, quasi sempre realizzato con metodi coercitivi, non è forse una forma di abuso e di maltrattamento? Un video sotto copertura girato da Peta mostra Michael Hackenberger, addestratore di animali, che si accanisce con una frusta contro una tigre siberiana durante una sessione di allenamento.
“La tigre, per la paura, involontariamente, ha svuotato le sue sacche anali. E’ una reazione di risposta dei grandi felini a una situazione di terrore” dichiara la PETA. “La punizione è l’unico modo per costringere un animale a eseguire” ha più volte dichiarato Hackenberger, il quale, oltre ad essere un ammaestratore di animali, è anche il proprietario del Bowmanville Zoological Park in Ontario, Canada, uno zoo che fornisce regolarmente gli animali per le riprese televisive e cinematografiche. La tigre che ha recitato nel 2013 nel tanto decantato “Vita di Pi” è stata fornita da Hackenberger. Durante le riprese, il felino ha rischiato di annegare più volte. Doppiamente beffato, perché nonostante tutto, nei titoli di coda è apparsa la formula standard “nessun animale è stato maltrattato per la produzione di questo film” garantita dall’American Humane Association.
A scoprirlo la rivista The Hollywood Reporter che, dopo il caso di King, la tigre del film, ha aperto un’inchiesta, svelando una serie di maltrattamenti e uccisioni di animali avvenute anche nei film che riportavano la suddetta dicitura. “Vita di Pi”, come tanti altri lungometraggi, ha portato a casa quattro premi Oscar e Hollywood, con la sua lunga e sordida storia di maltrattamenti verso gli animali, ha mostrato ancora una volta il suo volto specista.
Dagli oltre 100 cavalli uccisi sul set di “Ben Hur” nel 1925 ai due cavalli spinti da un dirupo nel 1939 durante le riprese del western Jesse James, dai 27 animali morti per la troppa fatica o annegati nel kolossal “Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato” al cane husky picchiato violentemente nel film “8 amici da salvare” prodotto dalla Disney. Per non parlare della moria di pesci spiaggiati durante la lavorazione del film “Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna” dovuta alle esplosioni provocate per girare le scene del film. Questi non sono che esempi ma la lista è davvero lunghissima!
L’unico modo per essere sicuri di non finanziare un film in cui gli animali sono stati maltrattati o uccisi è boicottare il botteghino. Ho sempre trovato ingiusto l’impiego di essi nei set cinematografici o televisivi, anche quando era impossibile sostituirli attraverso l’uso di altri mezzi, ma, oggi, nell’era in cui gli effetti speciali e i personaggi possono essere realizzati con un insieme di tecniche e tecnologie, è davvero inammissibile.
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