Ricerca senza animali: dalla LAV una borsa di studio per l’Università di Pisa
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Una borsa di studio di 17mila euro è stata consegnata a Andrea Caiti, Direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa e al gruppo di ricerca di Arti Ahluwalial, da Gianluca Felicetti, Presidente della Lega Antivivisezionista (LAV) e Michela Kuan, Responsabile del settore vivisezione dell’associazione. Il contributo elargito dalla LAV serve a finanziare un progetto pluriennale che prevede la creazione di un bioreattore capace di simulare “l’ambiente dinamico dell’alveolo”, combinando le azioni di inspirazione, espirazione, flusso sanguigno e deposizione biomimetica di aerosol; il prototipo MALICE (Moving Air-Liquid Interface Chamber for areosol Exposure) prevede l’esposizione di areosol su colture di cellule epiteliali alveolari umane per testare la tossicità di sostanze chimiche inalate.
Ad oggi, per valutare la tossicità di tali sostanze vengono ancora utilizzati gli animali nei laboratori. Il metodo attualmente usato è quello dell’inalazione forzata, paragonabile a una vera e propria tortura, che provoca dolore, agonia e morte negli animali sottoposti ai test. “I risultati, inoltre, sono inaffidabili, in quanto correlano la mortalità della cavia con la concentrazione della sostanza a cui è esposta, senza prendere in considerazione i meccanismi che portano a tale effetto. A tutto questo va aggiunta la necessità di estrapolare i dati e correlare il modello animale con la risposta umana. Sono, quindi, necessari test più diretti, semplici ed efficaci che non richiedono la sperimentazione animale, sia per ragioni etiche ed economiche, che per ragioni scientifiche” sottolinea la LAV.
L’associazione conclude dicendo: “Ricercatori, industria e cittadini devono avere consapevolezza dell’enorme spreco di denaro e della perdita di tempo legata alla sperimentazione animale: un processo fallimentare e mai validato scientificamente, che tortura e uccide milioni di animali lasciando i malati senza una cura e nella sofferenza”. Le terapie non possono arrivare da un settore che non vuole cambiare e a dimostrarlo, le recenti statistiche rese note da 13 grandi imprese del settore farmaceutico, che confermano il fallimento sull’uomo di terapie sperimentate sugli animali, in oltre il 95% dei casi, già nella prima fase clinica.
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