I cani sono salvi: confermate le condanne in appello contro Green Hill
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Martedì scorso alle 16:30 il collegio giudicante si è riunito in Camera di Consiglio e alle 18:49 è stata emessa la sentenza. La Corte d’Appello di Brescia ha confermato tutte le condanne di primo grado nei confronti della dirigenza di Green Hill. Renzo Graziosi, veterinario della struttura e Ghislane Rondot, co-gestore di “Green Hill 2001” sono stati condannati a 1 anno e 6 mesi mentre Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, è stato condannato a 1 anno più risarcimento delle spese. Il collegio giudicante ha anche confermato la confisca dei cani e ha sospeso i colpevoli dalle attività per due anni.
Il PM, Ambrogio Cassiani ha respinto tutte le obiezioni degli avvocati di Green Hill. “Ogni singolo punto del capo di imputazione all’azienda è stato provato” ha dichiarato il PM, il quale citando la sentenza 5979/2012 della Cassazione secondo cui “maltrattamento è privare i cani dei pattern comportamentali”, ha evidenziato come a Green Hill, “l’etologia dei cani non veniva rispettata”.
Il PM ha citato anche come prova di maltrattamento i comportamenti stereotipati dei cani e l’ingestione di segatura, sottolineando come la “strategia aziendale” di Green Hill prevedesse di “sopprimere i cani con problemi di rogna”, nonostante la rogna non sia una “malattia incurabile tale da richiedere la soppressione dei cani”. E’ evidente, quindi, che “le patologie dei beagle a Green Hill non venivano curate perché non avevano interesse a farlo” ha dichiarato Ambrogio Cassiani.
“La Corte d’Appello, con questa sentenza, ha dimostrato non solo rigore morale ma anche equità nell’applicare il diritto verso esseri viventi capaci di provare sofferenze e dolore, con necessità etologiche che devono essere rispettate anche se in gioco ci sono gli interessi economici di una multinazionale americana come la Mashall” dichiara la Lega Antivivisezione (LAV).
L’allevamento lager non riaprirà i cancelli; l’Unione europea, inoltre, non ha inoltrato alcuna richiesta per eliminare il divieto di allevamento di cani a fini sperimentali previsto dal Decreto Legislativo 26/2014 e nessuna procedura è stata aperta da Bruxelles.
“La battaglia giudiziaria non termina qui” afferma la LAV. Il 9 marzo, infatti, si aprirà un processo specifico nei confronti di cinque imputati, tra dipendenti e veterinari Asl. “Non è un caso che negli ultimi mesi la Procura di Brescia abbia avviato alcune clamorose inchieste giudiziarie e processi proprio a carico di personale medico veterinario della Asl di Brescia: oltre a Green Hill, ricordiamo i veterinari coinvolti nell’inchiesta sul macello Italcarni di Ghedi, di cui uno è anche imputato in un altro processo con l’accusa di maltrattamento di animali, falso e omessa denuncia di reato nell’ambito di interventi di taglio di coda e orecchie effettuati su cani adulti e cuccioli. Si tratta di dipendenti pubblici che per deontologia professionale e servizio da rendere allo Stato sono chiamati ad assicurare controlli adeguati, nel rispetto degli animali e della legalità” conclude l’associazione.
Un ringraziamento sentito va fatto, oltre che alla LAV, a tutti gli attivisti, soprattutto quelli del Coordinamento Fermare Green Hill, che hanno intrapreso la battaglia, anni fa, prima ancora che il carrozzone mediatico partisse fino ad arrivare alla distruzione del mostro Green Hill.
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