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Più di 40 mila adesioni in meno di una settimana: sono i numeri della petizione lanciata da Greenpeace su change.org per chiedere al governo un Election Day, accorpando il referendum sulle trivelle con il primo turno delle prossime elezioni amministrative. In questo modo si faciliterebbe la partecipazione democratica e si risparmierebbero fra i 300 e i 400 milioni di euro di soldi pubblici.
“Il successo della nostra petizione – dichiara Andrea Boraschi, primo firmatario e responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – dimostra che gli italiani chiedono di poter partecipare alla vita democratica e hanno a cuore il buon uso del denaro pubblico. Non c’è bisogno di essere contro le trivelle e la strategia energetica del governo per capire che un Election Day è la soluzione più razionale e vantaggiosa per tutti”.
Greenpeace esprime preoccupazione per l’ipotesi, che circola con sempre maggiore insistenza, per cui il premier Renzi sarebbe orientato ad anticipare il voto sulle trivelle al prossimo 17 aprile anziché aspettare le elezioni amministrative. Se così fosse, si sprecherebbero inutilmente centinaia di milioni di euro e si accorcerebbero oltre misura i tempi della campagna referendaria, impedendo l’adeguata informazione della cittadinanza.
“È un vizio tutto italiano quello di ostacolare i referendum, che evidentemente resiste anche alle rottamazioni”, aggiunge Boraschi. “Ma non è ammissibile che per scongiurare il quorum e compiacere i petrolieri si sottraggano centinaia di milioni di euro dalle tasche dei cittadini. È importante che adesso anche le Regioni promotrici del referendum si uniscano alle decine di migliaia di italiani che si sono già mobilitati per chiedere l’Election Day. Cosa aspettano Emiliano e gli altri governatori a far sentire la loro voce? A chiedere che il voto referendario non venga sabotato a spese degli italiani?”.
Greenpeace ritiene insensata la “deriva fossile” di Renzi. Le risorse certe che possono essere estratte dai nostri fondali equivalgono soltanto a 7-8 settimane del consumo nazionale annuo per il petrolio, e a 6 mesi per il gas. Moltiplicare le trivelle nei nostri mari creerebbe pochissima occupazione e porterebbe ben pochi soldi alle casse pubbliche, in virtù del regime vigente che prevede bassissime royalties. Per contro esporrebbero i nostri mari, e con essi il turismo e la pesca, a rischi enormi. Senza contare che il governo italiano, perseguendo il proposito di estrarre le misere riserve di idrocarburi di cui dispone il Paese, tradisce tutti gli impegni presi a livello internazionale per la salvaguardia del clima.
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